Tentata estorsione con metodo mafioso: due arresti a Giarre - Live Sicilia

Tentata estorsione con metodo mafioso: due arresti a Giarre

L’inchiesta è partita dalla denuncia delle vittime
CARABINIERI
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GIARRE (CATANIA) – Due pregiudicati di Giarre sono stati arrestati per tentata estorsione. L’arresto è opera dei carabinieri della sezione operativa, a seguito della denuncia di due imprenditori edili. L’indagine è partita proprio così, dalla volontà delle vittime di sottrarsi alle richieste, elemento mai banale da queste parti.

Le vittime stavano lavorando in un cantiere per la ristrutturazione di alcune palazzine a Giarre. E gli arrestati sono Massimo Messina di 51 anni e Carmelo Pollicina di 61. Secondo quanto è emerso, dai carabinieri si sono presentati due imprenditori e il capocantiere. Hanno detto  di essere vittime di continue richieste.

L’inizio della vicenda: ai primi di giugno

Tutto è cominciato all’inizio di giugno. I due si sarebbero presentati al cantiere a bordo di una 500 blu. Non appena hanno saputo che era presente il capocantiere, hanno finto di essere lì per cercare lavoro. Poi però sono giunti al vero motivo della loro presenza. Hanno fatto passare la tentata estorsione per il tentativo di attivare una copertura assicurativa.

Fin troppo evidente, però, il motivo vero della richiesta. Prima di lasciare il cantiere, hanno chiesto rassicurazioni che il capocantiere avrebbe riferito tutto all’imprenditore. Diedero pure un modo per rintracciarli: li avrebbero trovati in un chiosco in città.

Qualche giorno dopo sarebbero tornati. Stavolta avrebbero avuto un tono più minaccioso. Avrebbero chiesto minacciosamente perché lui non li avesse ancora chiamati. E avrebbero aggiunto in maniera piuttosto esplicita che li avrebbero fatti smettere di lavorare. In quest’occasione, avrebbero aggiunto l’intimazione di non chiamare le forze dell’ordine.

La minaccia al titolare: “Diamo fuoco ai furgoni”

Infine un terzo approccio, stavolta nei confronti di uno dei due titolare dell’impresa. Un operaio lo avrebbe avvisato della presenza di alcune persone. E a quel punto, dopo essersi avvicinato alla loro auto e aver chiesto cosa volessero, i due sarebbero stati prima evasivi. Poi, spostandosi verso il capocantiere, avrebbero chiesto nuovamente se vi fosse del lavoro. Fino alla minaccia: “E allora sai che c’è? Lunedì prossimo neanche vi facciamo arrivare! Vi fermiamo e vi diamo fuoco ai furgoni”.  

L’identificazione e il gps

Le indagini dei carabinieri hanno consentito di identificare i due. Incrociando il racconto delle vittime con i dati del localizzatore satellitare della 500 dei due, installato da una compagnia assicurativa, è arrivato un elemento di riscontro. I due poi sarebbero stati riconosciuti dalle foto. Per questo sono stati portati in carcere con l’accusa di estorsione in concorso aggravato dal metodo mafioso. Ora si trovano a Bicocca.


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