Torna in libertà Tina Balsamo |Moglie del boss Orazio Privitera - Live Sicilia

Torna in libertà Tina Balsamo |Moglie del boss Orazio Privitera

Scarcerato anche Giuseppe Privitera, fratello del capomafia detenuto al 41 bis. Il Riesame ha recepito i rilievi formulati dalla Cassazione ed ha accolto il ricorso presentato dai difensori Maurizio Abbascià, Lina Biancoviso, Cosimo e Marco Santonocito.

inchiesta prato verde
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CATANIA – Altre due scarcerazioni nell’ambito dell’inchiesta Prato Verde. Il Tribunale del Riesame presieduto da Gabriella Larato e il collegio composto dai giudici Pietro Currò e Carla Valenti ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Agata Balsamo, moglie del capomafia dei Cappello, Orazio Privitera detenuto al 41 bis, e il fratello del boss, Giuseppe Privitera, accusati di associazione mafiosa ed estorsione.

I giudici della Libertà si sono espressi dopo che la Corte di Cassazione lo scorso ottobre aveva annullato l’ordinanza confirmativa rinviando ad un nuovo esame. Le tesi dell’accusa che avevano posto Tina Balsamo ai vertici del gruppo criminale di Privitera, al posto del marito in carcere, avevano retto infatti davanti al Riesame il 7 marzo 2014 che aveva condiviso il giudizio del Gip.

Il Tribunale, con una nuova composizione, ha valutato il provvedimento e recependo i rilievi della Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Maurizio Abbascià, Lina Biancoviso, Cosimo e Marco Santonocito.  Nella nuova ordinanza che dispone la scarcerazione di Agata Balsamo e Giuseppe Privitera il Tribunale “ha rivelato la carenza di validi riscontri esterni a corroborare le affermazioni” del collaboratore di giustizia “Giacomo Cosenza” determinando un quadro indiziario non “adeguato ai fini dell’applicazione della misura cautelare”.  I giudici hanno ritenuto che non ci fossero sufficienti riscontri a quanto affermato dal collaboratore e dunque “in assenza di ulteriori acquisizioni idonee a colmare la genericità assertiva dei richiami alla persona della Balsamo, descritta come “luogotenente del marito detenuto” e a sostanziarne il ruolo “associativo” hanno disposto “l’annullamento dell’ordinanza per carenza di gravi indizi di colpevolezza”.


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