Tra cronaca, storia e letteratura: il fu Matteo Messina Denaro

Tra cronaca, storia e letteratura: il fu Matteo Messina Denaro

La vita di un feroce criminale e la suggestione letteraria

Un uomo si sottrae alle responsabilità, al peso, al “carcere” che la sua vita ordinaria gli ha apparecchiato e fugge da tutto ciò. Inizia una latitanza che lo porta anche a guadagnare una consistente fortuna. E quando assapora il gusto di questa sua nuova vita, libera dai gravami della precedente, si dà un nuovo nome.

Ricorre al chirurgo per farsi raddrizzare un occhio strabico: sarà meno riconoscibile e più disinvolto. Si trastulla con il gioco d’azzardo. Poi, seppure in modo solitario, torna a vivere nella società.
In sintesi questa è stata la vita di colui che, nato Matteo Messina Denaro, poi scelse di essere Andrea Bonafede. E di lui il resto è noto ai più.

L’Arte letteraria è spesso profetica. E nel 1904 Luigi Pirandello ne aveva già scritto, grosso modo, le vicende. Narrò la storia di un uomo che si chiamava in realtà Mattia Pascal e si era dato un’altra vita per fuggire dalla precedente. Adriano Meis era stato il nuovo nome, si era arricchito con il gioco d’azzardo e s’era anche sottoposto ad un intervento per rimediare allo strabismo, Divenne un romanzo tra i più possenti e fortunati del ‘900 italiano.

Chissà se Matteo Messina Denaro, che coltivava i buoni libri, lo aveva letto. Niente di nuovo sotto il sole? Già, non ci si può fidare neanche della cronaca nera.


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