CATANIA – I pescherecci servivano per portare carichi di marijuana dall’Albania a Catania. Un florido commercio illecito che ha gettato ombre, anche politiche, sulla capacità di contrasto al traffico internazionale di droga da parte delle istituzioni albanesi. Sono stati i presunti legami di parentela tra Moisi Habilaj, uno dei capi promotore secondo la Procura del gruppo criminale, con l’ex ministro albanese Saimir Tahiri. L’inchiesta catanese – sfociata nel blitz dello scorso ottobre – ha creato non poche polemiche a livello politico in Albania. Anche perché già alcuni anni fa un ex poliziotto aveva fatto pesanti denunce in merito a presunte “protezioni” ai trafficanti di droga favorite da uomini delle istituzioni corrotti.
L’inchiesta Rosa dei Venti, coordinata dal pm Andrea Bonomo, si è chiusa. Sono stati infatti notificati gli avvisi di conclusione indagini ad Angelo Busacca, Moisi Habilaj, Fatmir Minaj, Gianluca Passavanti, Antonino Riela, Vincenzo Spampinato, Maridian Salaj, Fabio Spampinato, Carmelo Sandro Bertolini, Enrico Maria Giaquinta, William Patanè, Massimiliano Maria Brundo, Rosario Giuliano, Antonio Greco e Giuseppe Greco. In questi giorni alcuni degli indagati si sono sottoposti ad interrogatorio davanti al pm.
IL TRAFFICO DI DROGA. La Guardia della Finanza è riuscita a ricostruire la rotta della droga nell’asse Albania-Catania. I trafficanti, negli ultimi anni, sarebbero riusciti a trasportare oltre 3.500 chili di marijuana. Il gruppo criminale inoltre avrebbe avuto a disposizione potenti armi da guerra. Nel corso di un sequestro al porto di Riposto i finanzieri insieme alla droga sequestrarono kalashnikov e centinaia di munizioni. I carichi di “erba” sarebbero serviti a rifornire le piazze di spaccio di Catania, Ragusa e Siracusa. Il giro d’affari stimato dagli inquirenti si aggira in oltre 20 milioni di euro.