PALERMO – È un duplice omicidio irrisolto e ora si addensano ombre su Matteo Messina Denaro. Ottobre 2014: il cadavere di Antonino Catalanotto, 81 anni, pastore, sposato e padre di due figli, viene rinvenuto dentro la sua Fiat Uno in contrada Besi-Piana Buturro, nelle campagne tra Santa Ninfa e Castelvetrano.
Qualche ora dopo i carabinieri rintracciano il corpo del figlio, Francesco Paolo, 41 anni, ad una manciata di chilometri di distanza. Era disteso accanto ad un trattore con il motore ancora acceso. Due colpi di fucile da distanza ravvicinata alla testa. Secondo la ricostruzione, fu il figlio ad essere assassinato per primo. Durante la fuga i killer avrebbero incrociato il padre che, divenendo scomodo testimone, sarebbe stato trucidato.
Sotto processo per mafia c’è Leonarda Furnari, detta Nella, figlia del boss Saverio, legato a Vito Gondola, Capomafia di Mazara del Vallo, oggi deceduto, e Nino Marotta entrambi fedelissimi di Matteo Messina Denaro. Ed ecco le ombre che si addensano su Messina Denaro. Nel corso del processo è venuta fuori un’intercettazione. I fratelli Rosario e Leonardo Cacioppo, anche loro volti noti alle cronache, riferendosi alla donna dicevano: “La dobbiamo proteggere”.
Da cosa? I terreni dei Catalanotto erano confinanti con quelli dei Furnari. Ci sarebbero stati pesanti battibecchi per questioni di pascolo. Tali da indurre Messina Denaro a dare il via libera alla punizione estrema?
Di Nella Furnari si è parlato anche nel corso di un interrogatorio di Matteo Messina Denaro (ascolta l’audio integrale con la voce del padrino) davanti al giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto e i pubblici ministeri Giovanni Antoci e Gianluca De Leo: “Ascolti il mio padrino di Cresima aveva i terreni a fianco a Saverio Furnari e il Vito Gondola a quei tempi aveva gli animali le pecore sempre lì perché dove erano loro era territorio di Mazara perché avevano la proprietà sia Saverio Furnari che il Marotta Antonino. Il Gondola era lì perché essendo territorio di Mazara portava le pecore al pascolo là quindi questi sono amici da sempre e Vito Gondola a queste bambine le ha viste crescere”.
“Quindi le dice non aveva bisogno di Marotta, c’era già Gondola?”, chiese il giudice. Risposta: “Poteva rivolgersi a Vito Gondola e poteva rivolgersi a Marotta. Le dico che qualora io fossi stato libero come era libero a quel tempo il Marotta Antonino e il Vito Gondola la ragazza avrebbe cercato me perché eravamo intimi molto molto molto più intimi dei rapporti che avevano con gli altri due”.