Trizzino: "Sicilia consegnata a Meloni e Salvini, le scuse di Conte"

“Sicilia consegnata a Meloni e Salvini, le scuse di Conte”

Lo storico esponente pentastellato non ha gradito la rottura.

Giampiero Trizzino, storico esponente del Movimento Cinque stelle ed ex responsabile nazionale Ambiente ed Energia, dopo la rottura con Caterina Chinnici ha fatto sentire la sua voce di dissenso criticando la scelta di Giuseppe Conte di archiviare l’alleanza progressista. “Abbiamo consegnato la Sicilia a Meloni e Salvini”, il suo commento in sintesi.

Trizzino, insomma, un grosso errore quello di spaccare l’alleanza fra M5s, Pd e Cento passi?

“La scelta di correre da soli in Sicilia, dopo avere assunto l’impegno delle primarie alle quali hanno partecipato oltre 40 mila elettori, è stato un gesto immaturo. L’ho detto senza infingimenti a Giuseppe Conte durante i nostri incontri e l’ho chiarito pubblicamente. Mi domando quale reazione avremmo avuto noi se lo avesse fatto il PD nel caso di vittoria della nostra candidata, Barbara Floridia”.

Ma la sua posizione sorge solitaria e particolarmente critica. Se ne rende conto?

“Il fatto di appartenere al M5S non mi esime dall’essere critico ogni qual volta non condivida la linea politica. L’ho fatto pubblicamente all’indomani dell’alleanza folle con la Lega, o quando accettammo di entrare nel governo Draghi o ancora quando a Palermo abbiamo ceduto sul candidato sindaco.  Esercitare il diritto di critica è segno di democrazia e soprattutto di crescita per tutto il gruppo e a nessuno dovrebbe mai essere impedito”.

Sa cosa sembra? Che lei voglia causare una rottura per trovare lo spazio di una candidatura altrove, non è così?

“In questi giorni altri, alcuni dirigenti politici mi hanno proposto di candidarmi nei loro partiti per competere alle elezioni regionali. Li ho ringraziati, ma ho declinato l’offerta. Resto coerente con gli impegni assunti dinanzi ai miei elettori, che per due volte – nel 2012 e nel 2017 – mi hanno voluto al Parlamento siciliano sotto la bandiera del M5S. Resto coerente con la regola dei due mandati elettivi e pertanto non sarò candidato da nessuna parte, né col M5S né con altri partiti”.

Un’altra delle sue posizioni critiche è quella rispetto alle giustificazioni della rottura.

“Abbiamo accampato scuse che non stanno in piedi. Prima abbiamo detto che la Chinnici non aveva risposto ai nove punti programmatici del M5S, e non è vero. La stessa Chinnici ad un incontro avvenuto neppure una settimana fa, non solo ha confermato quei punti, ma addirittura ne ha aggiunti degli altri”

Poi il M5S ha sollevato la questione dei candidati “impresentabili”.

“Anche questa scusa è crollata. Infatti quei candidati non sono nella lista del PD. E tra l’altro, fu la stessa Chinnici a chiedere la loro esclusione. Poi mi domando, perché che la questione degli ‘impresentabili’ esce adesso e non anche alle elezioni comunali di Palermo quando eravamo alleati col PD? Eppure anche lì era presente uno dei candidati che è oggi è stato escluso perché colpito da un procedimento penale. Ma in quel caso, nessuno ha proferito parola”.

Ma in un election day in cui si vota per Roma e per Palermo, si presume prenderete più voti e avrete una posizione più chiara. Anche questa è una scusa?

“Questa è stata un’altra scusa e francamente la trovo indigeribile. In pratica, il M5S dopo avere assunto un impegno politico con tanto di primarie, si rende conto che non gli conviene più e che fa? Manda tutto all’aria! Più o meno come ha fatto Matteo Salvini quando fece cadere il governo Conte 1”.

Lei era dunque per rimanere nell’alleanza con i Dem e Fava e spiegare agli elettori le differenze fra il piano nazionale e quello regionale, giusto?

“Sì, la storia regionale è molto diversa da quella romana: qui in Sicilia abbiamo costruito 5 anni di opposizione compatta contro Musumeci. Avremmo potuto vincere le elezioni, sicuramente competere ad armi pari. Se avessimo mantenuto compatto tutto il fronte progressista, sondaggi alla mano, avremmo potuto batture la destra sfascista di Salvini, Meloni e Berlusconi, soprattutto considerato il fatto che Cateno De Luca e Gaetano Armao corrono separati.  Adesso invece il M5S sarà relegato ad altri cinque anni di opposizione e la Sicilia consegnata a Renato Schifani”.

Il suo ragionamento non sembra fare una grinza, ma come è andata? Possibile che non è riuscito a fare sentire la sua voce prima della scelta?

“Sono tanti i colleghi che insieme con me hanno provato a spiegare a Giuseppe Conte le conseguenze di questa scelta. Lui ha deciso diversamente. È lui il leader, lui si assume la responsabilità di queste scelte e, ci mancherebbe, a me sta bene, ma io ho il dovere di rispondere prima alla mia coscienza e poi a tutti gli altri, leader compresi. Quanto a me, continuerò a portare avanti le mie battaglie a difesa dell’ambiente e lo farò da tecnico, a disposizione di chi ne avrà bisogno, politici e non, ma senza un ruolo elettivo, così come ho sempre detto. Il mandato da portavoce è concluso e da domani tornerò a battermi per la tutela del territorio siciliano al fianco di chi vorrà condividere le mie idee”.

Un’ultima domanda. Lei è nella casa M5S dalla prima ora. Rispetto al metodo con cui vengono prese le decisioni cosa è diventato questo M5S? Ha ragione chi come Luigi Di Maio critica la vostra forza politica dicendo che ormai è diventato il partito di Conte?

“Come avviene in tutte le comunità, anche in quella del M5S ci sono alti e bassi, momenti in cui si ottengono risultati importanti e momenti in cui si sbaglia. In Sicilia, ad esempio, abbiamo raggiunto traguardi di rilievo come il contributo alla legge sull’acqua pubblica nel 2015 o alla riforma urbanistica nel 2020. Certo, se domani avessimo avuto la possibilità di governare la regione, avremmo potuto portare a casa riforme ben più importanti, come quella tanto agognata dei rifiuti, che adesso invece sarà a completo appannaggio della coalizione di Schifani. In merito a Luigi Di Maio, non posso pronunciarmi, perché non conosco nel dettaglio le dinamiche della rottura a livello centrale. Luigi è di certo un ragazzo capace che ha dato tanto al M5S, ma sbaglia quando dice che il M5S è il ‘partito di Conte’. Il M5S sono gli attivisti e i portavoce che negli anni hanno costruito l’impalcatura delle idee sulle quali questo gruppo è cresciuto. Aggiungo, anzi, che finché si coltiverà lo spirito critico che, per esempio, ho avuto io in questi anni, senza accettare ogni decisione supinamente, il M5S resterà di tutti e magari sarà in grado di recuperare agli errori, come quello che è stato commesso in Sicilia”.


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