"Tutino resta ai domiciliari" | E l'indagine è solo all'inizio - Live Sicilia

“Tutino resta ai domiciliari” | E l’indagine è solo all’inizio

Confermata la misura cautelare per il primario del reparto di Chirurgia plastica dell'ospedale palermitano. Giro di interrogatori per gli altri indagati, nel frattempo in procura passano al setaccio l'attività, pubblica e privata, del medico amico del presidente della Regione Rosario Crocetta.

PALERMO – C’è una cronaca fatta di interrogatori e una di carte da decifrare. Mentre il giudice decide di lasciare Matteo Tutino ai domiciliari e interroga gli altri indagati dello scandalo che ha travolto Villa Sofia, nelle stanze della Procura si susseguono gli incontri fra i magistrati e gli investigatori.

“Siamo solo all’inizio” aveva detto il procuratore aggiunto Leonardo Agueci all’indomani dell’arresto di Tutino. E nell’ufficio di Francesco Lo Voi, il capo dei pm palermitani, c’è un gran viavai. L’attività ospedaliera di Tutino è sotto la lente di ingrandimento. Così come quella svolta in alcune strutture private. L’ipotesi è che il sistematico ricorso di Tutino alla denuncia, che il gip Lorenzo Matassa definì strampalato, potrebbe essere stato voluto per nascondere altro. Tutino ha riempito verbali su verbali. Scriveva a Rosario Crocetta e il governatore girava gli esposti in Procura. D’altra parte né il primario né il presidente della Regione hanno fatto mistero dei loro rapporti di amicizia (Tutino è il medico personale del governatore). Un’amicizia solida confermata da un episodio raccontato dal presidente: Tutino, in maniera di certo irrituale, lo avvisò la mattina che sono andati ad arrestarlo.

La cronaca ci dice che il primario resta ai domiciliari. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari. Il suo lungo interrogatorio non ha fatto venire meno gli indizi di colpevolezza. E così il gip Giovanni Francolini ha negato la scarcerazione sulla quale i pubblici ministeri avevano espresso parere negativo. Il suo legale, l’avvocato Daniele Livreri, sta già lavorando al ricorso davanti al Tribunale del Riesame.

Da venerdì ad oggi sotto torchio sono finiti gli altri indagati a piede libero: Damiano Mazzarese, dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione, il direttore sanitario Maria Concetta Martorana e l’ex commissario di Villa Sofia, Giacomo Sampieri. Quest’ultimo ha chiuso il giro degli interrogatori fiume – sono durati all’incirca sette ore ciascuno – respingendo le accuse di truffa, peculato e abuso d’ufficio. Sampieri, accompagnato dall’avvocato Vincenzo Lo Re, si è difeso come Tutino e più di Tutino, visto che un direttore generale, così avrebbe detto, non entra in sala operatoria e dunque non può certo sapere se sia stato eseguito un intervento di chirurgia estetica spacciato per funzionale. Non è stato un modo per scaricare su altri le responsabilità anche perché, come Sampieri stesso ha sottolineato, sarebbe davvero labile il confine fra un’operazione estetica e una necessaria per la salute di un paziente. Mazzarese, assistito dagli avvocati Ugo e Gabriele Castagna, che per due mesi è stato direttore delle sale chirurgiche e facente funzioni di primario, ha detto di non avere ricevuto segnalazione di irregolarità in sala operatoria. Qualche distinguo è arrivato dalla Martorana che, accompagnata dall’avvocato Massimo Motisi, ha precisato di essere arrivata in reparto prima dell’avvento di Sampieri e di Tutino di cui sembrerebbe non avere condiviso alcuni comportamenti.

Fin qui la pagina legata alle vicende note che sono sfociate nella misura cautelare inflitta a Tutino e che potrebbero costare un provvedimento di interdizione per gli altri indagati. Sotto traccia, però, i carabinieri del Nucleo antisofisticazione e i finanzieri della polizia tributaria continuano lo screening dei documenti sequestrati nei giorni scorsi. Documenti che coprono un arco temporale che va dalla nomina di Tutino a primario, in deroga al blocco delle assunzioni previsto da un decreto nazionale, fino ai giorni nostri. In mezzo ci sono tanti spunti di indagine. C’è il progetto sulla Banca del seme e dei tessuti che doveva aprire a Villa Sofia, inglobato dalla Chirurgia plastica, con la partecipazione di alcuni gruppi privati. Un progetto prima approvato e poi revocato dall’assessorato. C’è poi il capitolo sugli interventi che Tutino ha eseguito in alcune strutture private. Ci si concentra sulla realizzazione di “un day surgery autonomo polispecialistico in regime libero professionale” nel centro estetico Althea di via Sciuti dove il presidente della Regione ha eseguito un intervento inizialmente programmato, secondo gli investigatori, a Villa Sofia. Una vicenda in cui si è apprezzata la solerzia della burocrazia regionale che in pochi mesi, da settembre a gennaio scorsi, ha dato il via libera all’apertura. Nella strano mix pubblico-privato di alcuni interventi ci potrebbero essere state delle irregolarità.

Ed ancora si indaga sull’apertura, data per certa ma poi stoppata, di un nuovo ambulatorio di Chirurgia maxillo-facciale in collaborazione con il reparto di Odontostomatologia, il cui primario ha disconosciuto la firma apposta accanto a quella di Tutino.

E poi c’è il capitolo delle presunte calunnie. Tutino in questi anni ha denunciato tutto e tutti. A cominciare dai colleghi del reparto che nel frattempo sono andati via per incompatibilità ambientale. Viste le tensioni non potevano restare a Villa Sofia. Per la cronaca ieri il chirurgo Dario Sajeva (era finito sotto inchiesta a seguito delle denunce di Tutino poi definite strampalate da Matassa) sia stato richiamato per un delicato e riuscito intervento chirurgico. Tutino ha visto malaffare ovunque. Ha denunciato di temere per la sua vita e di avere subito intimidazioni di stampo mafioso. Anche su queste denunce ci sono indagini in corso, così come su alcuni acquisti – ferri chirurgici, tablet, computer ed altro – fatti sotto la gestione Tutino-Sampieri.


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