"Tutto apposto, Gioia mia": l'intimo documentario di una storia catanese

“Tutto apposto, Gioia mia”: l’intimo documentario di una storia catanese

Un ritratto affettuoso e complesso
CINEMA E REGIA
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CATANIA – Debutta a Catania, per celebrare i tre anni di “In Aria” e inaugurare la stagione estiva del cinema nomade, il documentario-film “Tutto a Posto, Gioia Mia” diretto da Chloé Gioia Lecci López.

Il documentario

La mia famiglia è stata la mia ispirazione“. Il film si muove tra la ricerca familiare, il racconto sociale, il diario di viaggio e l’indagine sulla piccola criminalità Siciliana. Con una narrazione delicata e stratificata, offre un ritratto affettuoso e complesso di una famiglia, di una regione e di una cultura.

Proprio per la sua natura, il docu-film è stato selezionato ai Cesar ed ha riscontrato notevole successo tra festival e premi internazionali, pur non essendo volutamente all’interno del sistema di diffusione.

“Ho iniziato a lavorare al film mentre stavo ancora studiando scienze sociali a Parigi, quando mio padre è stato arrestato. Dal quel fatidico giorno, ho registrato le nostre conversazioni telefoniche con l’intento di ripercorrere il suo vissuto in Sicilia.

Decido quindi, come ogni estate, di andare a Catania per visitare la mia famiglia paterna ma questa volta con un intento diverso. Vivere la quotidianità per entrare nella realtà locale e farla mia. Mentre esploro la città vulcanica, l’incontro con un ragazzo di diciotto anni, Giulio, mi permette di capire perché la via della delinquenza a volte sia l’unica via d’uscita in questa terra”.

Attraverso la prospettiva della sua storia familiare e del suo rapporto con il padre, la regista rappresenta una realtà siciliana raramente accessibile agli estranei. La macchina da presa di Chloé Lecci López si muove organicamente per le strade di Catania, raccogliendo gesti e parole di diverse generazioni che si fanno eco nella voce di chi sa cogliere prospettive, per una volta, fuori dall’ordinario.

La regista

Di origini spagnole e italiane, Chloé Lecci Lopez è nata e cresciuta a Parigi.

Dopo la scuola di cinema e una specializzazione in cinema documentario, ha frequentato l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (EHESS) dove ha svolto ricerche su arti e linguaggi e si è interessata al rapporto tra approccio cinematografico ed etnomusicologico.

Nel 2021 ha partecipato alla prima residenza dello Studio 34, il laboratorio creativo del collettivo La Clef Revival, un cinema occupato di Parigi, che ha dato voce a giovani talenti emergenti.

Un’esperienza che ha trovato il lieto fine con l’apertura della struttura, attraverso diverse iniziative di crowdfunding (a cui lo stesso Quentin Tarantino ha partecipato). Essendo la prima esperienza, “Tutto apposto, gioia mia” ha trovato supporto nella condivisione di intenti per il proprio esordio.

Un cinema concepito nella forma più libera e possibile, senza l’obbligo di seguire dei canoni ed un linguaggio convenzionale.

Il prossimo documentario: “Quien canta su mal espanta”

Il suo prossimo progetto riguarderà l’immigrazione spagnola in Francia negli anni Sessanta. Il ritratto di un paesino nel Nord della Galizia che vede il ritorno della sua gente, dopo l’esodo durato più di quarant’anni.

La protagonista è Carmen, una signora di 83 anni, che canta Flamenco e la sua voce l’ha accompagnata nell’incedere dei lunghi anni di vita. Sentirsi a casa in un luogo che casa non è sarà la sfida che porterà avanti, priva d’istruzione, nel seguire prima il marito e poi l’ossessione per il mestiere.

Un documentario in cui si intreccia, di nuovo, il vissuto familiare della regista con la presentazione della nonna. La storia di una donna che oggi rivive in quella di tante giovani che condividono il destino della protagonista, trovando sollievo nel canto e nella musica (reggaeton, rap e coplas flamencas).


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