CATANIA – Si è aperta con una modifica al capo d’imputazione l’ultima udienza del processo sull’omicidio di Natale Pedalino, 66 anni, il bracciante agricolo ucciso con 30 coltellate il 19 dicembre del 2015 per il quale unico imputato è il belpassese Giulio Arena, 59 anni. Nel dettaglio, il pm titolare delle indagini Fabrizio Aliotta ha chiarito alcuni aspetti del movente tramite una specificazione dell’aggravante contestata dei futili motivi. L’accusa – dinanzi la Corte d’Assise – ha spiegato che i futili motivi sarebbero consistiti nel fatto che Pedalino e Arena non si fossero ben intesi sul quantitativo dei litri di olio prodotto dalla raccolta. La vittima lavorava da diversi anni come giardiniere nelle proprietà della famiglia del professore di musica. Sin dal principio delle indagini, l’unica ipotesi di movente delineata è che a monte dell’efferato omicidio ci fosse stata appunto una lite sorta tra i due, poche ore prima del delitto, per una partita di olio di oliva di 5 litri.
Il pm, entrando oggi meglio nel merito dell’aggravante del movente di natura futile, sostiene che i contrasti fra i due siano nati poiché il presunto assassino avrebbe lamentato alla vittima che quei litri ricavati dalla spremitura fossero inferiori rispetto alla quantità di olive raccolte. Pedalino, avrebbe insomma mentito per trattenersi dell’olio. Dopo la modifica al capo d’imputazione, il giudice ha aggiornato il processo per febbraio.
Sono tuttavia numerosi gli aspetti su cui si attende ancora che il procedimento giudiziario, appena iniziato, faccia piena luce. Dall’arma del delitto, mai ritrovata, all’esatto luogo in cui si è consumata la tragedia, alle tracce di sangue. Ad inchiodare il professore di musica era stata infatti una traccia ematica, il cui Dna è risultato appartenere alla vittima, rinvenuta nel freno a mano dell’auto di Arena. Quest’ultimo ha spiegato che quella macchia di sangue risalirebbe a una vecchia ferita che il Pedalino si procurò nella sua villetta mentre effettuava i consueti lavori agricoli. Il presunto assassino, che in questi anni non ha mai smesso di professarsi innocente, ha raccontato agli inquirenti di aver preso un cicatrizzante dalla sua vettura per medicare la ferita di Pedalino.
“Il nostro interesse – ha dichiarato l’avvocato Giovanni Avila, difensore di Arena – è che venga accertata la verità tecnica scientifica, logicistica e cronologica, qualunque essa sia nel bene e nel male. Noi vogliamo che gli accertamenti tecnici posizionino le persone coinvolte nella vicenda nello spazio e nel tempo giusto”.