Un corteo da premio Nobel:|a Catania interviene Dario Fo - Live Sicilia

Un corteo da premio Nobel:|a Catania interviene Dario Fo

lo sciopero della cgil
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Una manifestazione dal sapore di Nobel ha invaso stamattina il centro storico di Catania. Infatti a partecipare allo sciopero generale della Cgil, proclamato per chiedere meno precariato, più potere d’acquisto e soprattutto lavoro. Dario Fo, premio Nobel nel 1997, ha accolto l’invito del sindacato e si è fatto megafono, dal palco di piazza Teatro Massimo, del malcontento che serpeggia in Italia. Presente a Catania per curare la regia de “Il barbiere di Siviglia”, Fo nel sue breve ma accorato intervento ha parlato di giovani, cultura e lavoro.

“Cadono le braccia a terra – ha affermato dal palco l’artista – osservando l’arroganza del potere che in ogni momento si sviluppa e che cerca di dare la responsabilità a chi invece è sfruttato. E’ una situazione indegna che non si può continuare a sopportare”.

Molto applaudite le sue parole sulle nuove generazioni: “I giovani che ancora oggi non trovano lavoro sono molti e sono costretti a saltare da un finto mestiere ad un altro, umiliati e sfruttati, senza nessuna prospettiva per il futuro. Io vi dico: continuate. Ma poi dire continuate e resisteste è inutile se non ci si lega alla situazione attuale”.

Per Dario Fo la soluzione risiede nella cultura: “La cultura ha la possibilità di usare dei mezzi che sono quelli della conoscenza. Tutta quella che è la logica culturale del governo è di abbassare e cancellare la conoscenza, l’informazione. Siamo un popolo di disinformati e ci ubriacano di imbecillità, inutilità e giochi infami . Non ci danno quello che importa ai nostri figli: avere un cervello che funziona e che ha dei dubbi”.

La piazza, sotto il sole cocente di questa mattinata di maggio, applaude il maestro. Il quale conclude raccontando di un operaio del teatro che, assistendo alle prove della sua opera, confida a Fo di aver capito l’importanza della cultura. “La cultura è un’arma – afferma il Nobel -, un’arma che bisogna saper operare. Il padrone conosce 1000 parole, l’operaio 300. E’ questa la differenza. Allora noi dobbiamo conoscerne 2000!”. Alla fine del suo intervento una calca di cronisti e ammiratori circonda Dario Fo, il quale, piuttosto infastidito, si sottrae alle domande per tornare in teatro e preparare il suo spettacolo.


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