Un papa straniero per il Pd |La sindrome del partito nascosto - Live Sicilia

Un papa straniero per il Pd |La sindrome del partito nascosto

L'idea del candidato civico. E il punto di vista dei big del partito.

PALERMO – Che lo si chiami “candidato civico” o “papa straniero” la sostanza non cambia. Il refrain di questa tormentata fase pre-elettorale per il Pd è scandito da questa costante. Ossia la ricerca di un nome che appaia lontano dallo scenario politico regionale.

Si è provato, com’è ben noto, con l’asso pigliatutto Piero Grasso. Non è andata. Da allora è scattata la ricerca spasmodica del nome “civico”. Una partita condotta a Roma dai renziani del Nazareno e a Palermo dai renziani siculi insieme con Leoluca Orlando, convintissimo della scelta “civica”.

I nomi circolati fin qui ormai sono tanti da riempire un elenco telefonico. Dagli alfieri del vino siciliano Planeta e Rallo al rettore di Palermo Fabrizio Micari, che oggi sembrerebbe il più quotato. Con tante altre ipotesi durante il tempo di un amen.

Ma perché il Pd, partito di riferimento della coalizione, non candida un proprio volto? Le opzioni non mancherebbero di certo. C’è Davide Faraone, che per anni in questa legislatura è stato considerato un candidato in pectore, che ha organizzato pensatoi con fior di intellettuali per partorire programmi, che gira “casa per casa” per arricchire i medesimi di altri spunti. Che ha invocato per mesi le primarie e che adesso non ne parla più nemmeno sotto tortura.

C’è Antonello Cracolici, assessore all’Agricoltura, deputato di grande esperienza, che aveva lasciato trapelare la possibilità di una sua corsa e che poi si è defilato.

C’è Giuseppe Lupo, di cui si parla come papabile quotatissimo, già segretario regionale del partito, vicepresidente dell’Assemblea, con ottime entrature nel mondo cattolico e sindacale.

Senza contare poi Rosario Crocetta, ma questa è un’altra storia.

Eppure, con cotanta abbondanza, i dem sembrerebbero guardare fuori dal partito. Perché? Timore che l’elettorato non perdoni un candidato che appare comunque vicino all’esperienza degli sfortunati governi di Rosario Crocetta? D’altronde già alle amministrative di Palermo il partito accettò di rinunciare a nome e simbolo, presentandosi in una lista civica. Si potrebbe parlare di sindrome da partito nascosto.

O c’è un problema di veti incrociati fra correnti? O cosa altro? E soprattutto: lo stimato e rispettabilissimo professore Micari, solo a titolo d’esempio, porterebbe davvero un voto in più al Partito democratico e ai suoi alleati?

“Io quello che dovevo dire l’ho detto proprio a Livesicilia – dice Antonello Cracolici -. Noi dobbiamo seguire un metodo: prima avere la coalizione e poi avere un candidato che deve esser il frutto della sintesi. Non è il candidato a fare la coalizione, è il contrario. Che poi il candidato sia del Pd si definisce dopo”.

Eppure, lo steso Cracolici si è espresso all’ultima segreteria del paritto con scetticismo sull’idea di un “papa straniero”. “Non avrebbe il tempo di imparare la lingua”, ha detto in quell’occasione con una battuta. “Se ci fossero persone che hanno un impatto forte nell’opinione pubblica… Se ci fosse stato Grasso, ad esempio, avevo detto che la discussione sarebbe stata chiusa. Ma era una personalità conosciuta. Se invece dobbiamo inventare una candidatura che non conosce buona parte della Sicilia, è complicato in due mesi colmare questo gap”.

Giuseppe Lupo la pone in positivo: “Non mi pare che finora qualcuno abbia detto che il Pd non vuole candidare qualcuno del Pd. Civico o politico l’importante è che il candidato rappresenti l’intera coalizione, come ha detto Renzi sul modello Palermo”.

E anche Totò Cardinale, leader di Sicilia Futura ma esponente del Pd, è possibilista. “Se fosse possibile trovare un candidato politico che tiene la coalizione più larga possibile… Ma quanto perderemmo se non tenessimo conto della coalizione? Io non ho una risposta. Se trovi un candidato che ti porta dentro un mondo ed è credibile, è chiaro che ci guadagni. Vediamo però se riusciamo ad allargare il tavolo con gli amici del centro. Poi un candidato lo troviamo”. Un nome politico per la verità Cardinale l’ha già in mente: “Per noi in quel caso è Faraone il candidato. Ma non facciamo guerre stellari: ragioniamoci”.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI