Un quartiere in lacrime per Carlo| L'addio al giovane canottiere - Live Sicilia

Un quartiere in lacrime per Carlo| L’addio al giovane canottiere

L'addio a Carlo Ruvolo, il ragazzo di 22 anni che ha perso la vita nell'incidente di via Messina Marine. Ad accogliere il feretro una chiesa gremita, all'uscita della quale il giovane è stato salutato con gli applausi. Gli amici: "Vorremmo tutti svegliarci da questo incubo".

Palermo, la tragedia di sabato notte
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PALERMO – Allo straziante dolore della famiglia di Carlo si sono uniti la Federazione Italiana Canottaggio, i compagni delle squadre di cannottaggio del Telimar e del Circolo Roggero di Lauria ed un intero quartiere, quello della zona di via Montalbo, che si è riversato nella chiesa di Nostra Signora della Consolazione di via dei Cantieri per l’ultimo saluto al giovane. La vita di Carlo Ruvolo, 22 anni, è stata spezzata tragicamente dall’incidente che è avvenuto sabato notte in via Messina Marine, lungo la strada per Ficarazzi: un impatto terribile quello tra l’auto su cui viaggiava, una Peugeot 207 e quella che proveniva dalla carreggiata opposta, una Land Rover. Tanto da non lasciargli alcuna possibilità di sopravvivere.

Carlo è morto sul colpo, nonostante i soccorritori del 118 abbiano fatto di tutto per strapparlo alla morte. La tragedia si è abbattuta come un fulmine a ciel sereno tra chi amava il giovane e lo descrive come un “gigante buono”, un giovane atleta che del canottaggio aveva fatto la sua passione partecipando a diverse gare e collezionando successi. Le lacrime, all’interno della chiesa in cui è stato celebrato il funerale da padre Giovanni, sembrano non bastare. La rassegnazione sembra un traguardo lontano ed accettare la sua assenza appare impossibile: “Io non so come farò ad andare avanti – dice l’amico Francesco  – vorrei che fosse soltanto un brutto sogno. Avrei preferito che si fosse rotto una gamba, un braccio. Ma vorrei poter ancora abbracciarlo, vorrei ancora poter sentire la sua voce al telefono”.

Mentre nella calda e gremita chiesa si prega per Carlo, c’è chi va fuori perché non ce la fa a guardare quella fotografia in cui il ragazzo appare sorridente e felice: “Piango da due giorni – dice Concetta – non c’è nulla che può consolare questo dolore”. Sabato sera Carlo stava tornando da una serata trascorsa con gli amici. Gli piaceva ballare, lo aveva fatto fino alle 3 del mattino coi suoi amici più cari. Poi ha deciso di fare rientro a casa ed ha chiesto un passaggio ad uno di loro. Cosa sia successo a chi si trovava al volante è ancora da accertare.

“Speriamo tutti di capirci di più – dice un gruppo di giovani con i quali Carlo era cresciuto, nel quartiere -. In questo momento quelli che ci passano davanti agli occhi sono i bei momenti trascorsi con lui, i pomeriggi passati a giocare in strada, da piccoli”.

Consapevole dello choc in cui è stato gettato il quartiere, anche il parroco. Padre Giovanni conosceva da tempo Carlo perché il ragazzo faceva parte della confraternita. “Questa tragica perdita ci ha colto impreparati – ha detto durante l’omelia -. Una vita giovanissima è stata strappata a tutti noi e adesso è difficile trovare le parole che diano la forza di reagire. Un incidente non è come una malattia, che nel suo dolore prepara comunque all’assenza dei nostri cari. Quello che è successo a Carlo non poteva aspettarselo nessuno. Possiamo trovare conforto nella speranza di un dialogo con lui attraverso il pensiero e l’amore”. Il feretro ha poi lasciato la chiesa, al termine della messa, tra gli applausi. Vicino all’entrata della parrocchia un grande lenzuolo, con scritto : “Il nostro gigante buono resterà per sempre nei nostri cuori”.


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