Una lunga campagna elettorale | Come sarà il 2017 della politica - Live Sicilia

Una lunga campagna elettorale | Come sarà il 2017 della politica

Elezioni a Palermo e alla Regione. Per gli organi delle ex Province. Forse anche per il parlamento nazionale. In mezzo, primarie e "comunarie".

L'anno che verrà
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PALERMO – Sarà una lunga, costante, ininterrotta campagna elettorale. Il 2017 sarà l’anno che cambierà in un modo o nell’altro lo scenario politico nazionale e regionale. L’anno che verrà, porterà i nomi del prossimo sindaco di Palermo, del prossimo presidente della Regione, dei candidati alla corsa per diventare il primo cittadino di Catania e molto probabilmente persino quello del prossimo presidente del Consiglio e dei nuovi parlamentari nazionali.

Insomma, nel 2017 cambierà tutto o quasi. E le tornate elettorali verranno quasi certamente condite da primarie, comunarie, manifestazioni e incontri vari. Eppure, oggi, agli sgoccioli del 2016 le certezze sono poche. E vanno cercate soltanto nella più grande città della Sicilia.

Palermo, insomma, ha già degli aspiranti sindaci. Nel capoluogo, infatti, in vista delle elezioni della prossima primavera, è praticamente certa la ricandidatura di Leoluca Orlando (sempre che non entri in gioco la variabile ‘Palazzo d’Orleans’) e quella di Fabrizio Ferrandelli. I due ultimi sfidanti alla poltrona più prestigiosa di Sala delle Lapidi, insomma, ci riprovano. Attorno a loro la situazione è meno chiara. Il Partito democratico, ad esempio, aveva annunciato delle primarie che al momento sembrano essere finite nel cassetto. Le candidature a queste “preselezioni Dem” dovevano essere ufficializzate già settimane fa. Non è successo. La frenata sembrava inizialmente finalizzata ad attendere gli effetti politici del referendum. E per pesare, eventualmente, l’ipotesi “santa alleanza” col centrodestra sul nome del “civico” Ferrandelli, appunto. Ma da Roma i segnali sono diversi. E così il centrodestra sembra aver deciso di puntare sul presidente dell’Ordine degli avvocati Francesco Greco. Mentre pezzi del Pd sono tentati di corteggiare (non sarebbe nemmeno una novità) lo stesso Orlando. E i grillini? Lì la situazione è ancora più complicata. L’inchiesta sulle “firme false” ha di fatto stoppato le Comunarie per lungo tempo, ossia le primarie sul web, e ha anche dilaniato il gruppo palermitano del Movimento cinque stelle, attraversato dalle fortissime tensioni tra i militanti che fanno capo all’ultimo candidato sindaco Riccardo Nuti e i “volti nuovi” che cercano di scalare il Movimento.

Le elezioni amministrative di Palermo e di altri centri in Sicilia fungeranno da laboratorio e termometro. Anche in vista della competizione per eleggere il primo inquilino di Palazzo d’Orleans. Al momento, però, a dieci mesi dalla scadenza della legislatura, non esiste né un vero candidato, né una idea di coalizione già in uno stadio avanzato. Il presidente uscente Rosario Crocetta è stato l’unico ad aver manifestato la sua volontà di ricandidarsi. Una presa di posizione fortemente criticata dai renziani del Pd (“Se lo sostenessi sarei da Tso” ha detto a più riprese Davide Faraone). Ma una prima, mini-competizione potrebbe svolgersi tramite le primarie dei Dem richieste anche dagli stessi renziani e negli ultimi giorni “accettate” dal governatore in carica. Ma in verità, non è escluso nel Pd il ricorso a un candidato “esterno”, non del tutto riconducibile al partito. E i nomi di Giusi Nicolini e Giuseppe Antoci sono ancora caldi. Dall’altra parte c’è un altro cantiere aperto. Quello del centrodestra che, prima ancora dei nomi, sta provando a interrogarsi sui confini della propria coalizione. Ad avere apertamente detto di esser pronto a scendere in campo per la corsa a Palazzo d’Orleans è Nello Musumeci, candidato anche nel 2012. Ma Forza Italia frena. Gianfranco Micciché sta lavorando anche per ricucire con alcuni moderati come un pezzo di Udc (quello riferibile a Lorenzo Cesa) e con gli uomini del Cantiere popolare di Saverio Romano, più lontani (nella versione romana) dal Pd, dopo lo “strappo” di Verdini. Forza Italia, però, ha pronti anche i propri nomi: ricorrente quello dell’attuale europarlamentare Salvo Pogliese, ma non è da escludere anche una candidata come l’ex ministro Stefania Prestigiacomo.

Ma il grande favorito in vista delle regionali è ovviamente il candidato del Movimento cinque stelle. Tutti gli indizi finora portano a Giancarlo Cancelleri. Ma più passa il tempo, più crescono le incertezze, anche in seguito al travaglio interno del movimento. Al momento, però, l’ultimo candidato alle regionali con i grillini è stra-favorito rispetto ai suoi “colleghi” pentastellati.

Di sicuro, il 2017 porterà una novità. Il nuovo parlamento siciliano non conterrà più novanta deputati, ma settanta. Un taglio che restringe a circa 60 (tolti quelli eletti direttamente tramite il listino e il ‘miglior perdente’) gli scranni conquistabili attraverso le preferenze.

Ma a cambiare – ed era ora – saranno anche le Province. Dopo l’elezione automatica degli attuali sindaci metropolitani, sarà anche finalmente l’ora dei liberi consorzi. A quattro anni dall’annuncio del presidente della Regione sull’abolizione degli enti, che si è tradotto in un commissariamento che sembrava eterno, finalmente si giungerà alla scelta dei rappresentanti dei nuovi organismi. In questo caso, però, i cittadini non verranno chiamati a esprimersi: si tratterà di elezioni “di secondo livello”: a votare saranno sindaci e consiglieri. Ma la camapagna elettorale, sebbene di natura diversa, è già iniziata anche lì.

E su tutte queste competizioni che caratterizzeranno il 2017 incombe l’incognita più grande: quella delle elezioni politiche. Quando si voterà, oggi, è difficile dirlo. Prima bisognerà modificare la legge elettorale. Qualcuno punta su giugno, altri su ottobre, altri ancora sono convinti che la legislatura terminerà alla scadenza naturale, cioè nella primavera del 2018. Ma la campagna elettorale lunga un anno, che cambierà il volto alla città, alla Regione e anche al parlamento e al governo nazionale, è già iniziata.


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