Vaccini, 30 giorni dal caso zero: “Vorrei giustizia per mio fratello” -

Vaccini, 30 giorni dal caso zero: “Vorrei giustizia per mio fratello”

Dodici interminabili giorni dal vaccino Astrazeneca, gli ultimi di Davide Villa, il primo caso sospetto in Italia per trombosi

CATANIA – “Mi dovrebbero dimostrare che, senza quel vaccino, mio fratello sarebbe morto comunque di questa patologia: diverse trombosi associate a un basso numero di piastrine. Quello che so è che mio fratello non soffriva di alcuna patologia pregressa e che, di certo, non poteva scegliere a quale vaccino sottoporsi”. Dolore e rabbia. A trenta giorni dal decesso del poliziotto Davide Villa, il fratello Fabrizio, artista delle immagini, fotografo che rappresenta Catania a livello internazionale, chiede “giustizia”.

Lo fa con poche parole, riannodando il nastro fino a quel momento, poche ore dopo il decesso, da cui è partito tutto.

Decesso sospetto

Una lunga sofferenza, una trombosi che si è manifestata giorno dopo giorno, fino a rendere necessario il ricovero. Dodici interminabili giorni dal vaccino Astrazeneca, gli ultimi di Davide Villa.

Davide ai primi di marzo non si regge in piedi, il fratello lo accompagna dal medico di famiglia, d’urgenza viene trasportato al Policlinico.

Poi la terapia con eparina e la trombosi che sfocia in emorragia.

Alcuni giorni dopo il decesso, abbiamo documentato come il lotto somministrato a Davide Villa fosse lo stesso del militare Stefano Paternò, deceduto alcuni giorni dopo, per un sospetto infarto.

Inchiesta a Messina

Il caso di Davide Villa è sotto la lente della Procura di Messina, guidata da Maurizio De Lucia insieme ad altri due casi, il decesso della professoressa e il ricovero, sempre per trombosi, dell’avvocato 46enne.

“Io e le mie sorelle abbiamo presentato un esposto alla procura della repubblica di Messina e siamo in attesa di sapere l’esito delle indagini.

Tengo a dire – conclude Fabrizio Villa – che io e la mia famiglia siamo assolutamente convinti che la vaccinazione sia lo strumento fondamentale per cominciare a uscire dall’incubo del COVID 19 e proprio per questo, nell’interesse di tutti, va fatta il prima possibile chiarezza. Mia madre è stata vaccinata pochi giorni dopo la morte di Davide”.


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