Vaccini: obesi "fragilissimi", manca il codice di esenzione - Live Sicilia

Vaccini: obesi “fragilissimi”, manca il codice di esenzione

Quando la sanità si scontra con gli ostacoli della burocrazia.
IL PARADOSSO
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Catania – La burocrazia supera le evidenze scientifiche ed è proprio il Covid, anzi la campagna di vaccinazione ad aver svelato uno dei più grandi paradossi della società e del Servizio Sanitario Nazionale italiano, la categoria degli obesi. Chi soffre di questa patologia rientra tra i soggetti fragilissimi, quindi sono stati inseriti nell’elenco di chi poteva accedere per primo alla vaccinazione, ma non hanno un codice di esenzione che li identifichi con esattezza e che consenta loro di prenotare il vaccino, che gli spetta, con la stessa facilità di chi soffre, ad esempio, di una patologia oncologica, respiratoria cronica, sclerosi multipla o di tante altre ben specificate nell’elenco delle macro-classificazioni fornito dalla Regione Siciliana per individuare e stabilire chi corre un “rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di Covid-19, a partire dai 16 anni di età”.

Che il paradosso esiste lo si sapeva sin dall’inizio, proprio perché la loro condizione di salute – l’obesità – ha più possibilità di sviluppare disturbi che comprendono malattie come diabete, problemi cardiovascolari come l’ictus o l’infarto o ancora malattie respiratorie e, ovviamente, di forte disagio psicologico. Questi sono solo alcuni esempi, nonostante ciò l’obesità non ha un “nome”, cioè quel numero di esenzione che la inserisca ufficialmente in un elenco.

Quindi come riconoscerla ufficialmente?

“Dovremmo capire che prima di essere uomini e burocrati – ha risposto Pino Liberti, commissario straordinario per l’emergenza Covid di Catania – siamo medici. Io devo attenermi alle norme imposte (cioè alla burocrazia, nda), e posso dire che quando mi è capitato un soggetto evidentemente obeso non gli ho chiesto alcuna certificazione, ma gli ho subito indicato la fila che avrebbe dovuto fare per farsi vaccinare”.

Per gli obesi, quindi, accedere al vaccino è molto più farraginoso: devono prenotarsi tramite il numero verde con attese anche molto lunghe, a dispetto dei pochi secondi che servono tramite il sito siciliacoronavirus.it; e non è inusuale – l’abbiamo visto anche al Policlinico di Catania – che una volta preso l’appuntamento, fatta la fila e raggiunto lo sportello per controllare i moduli compilati, il soggetto sia stato costretto a tornare a casa, prendere appuntamento con il proprio medico curante per farsi rilasciare una certificazione che attesti che il suo BMI, cioè l’indice di massa corporea, è superiore a 35. Conditio sine qua non per rientrare in questa categoria di fragilissimi.

Nemmeno chi si è già sottoposto, da pochi mesi e tramite il Servizio sanitario nazionale, a una delle operazioni che facilitano la perdita di peso – tipo quella che prevede la riduzione dello stomaco – risulta inserito ufficialmente tra i fragilissimi. Tra l’altro a questo tipo di intervento si arriva dopo un percorso abbastanza complesso che prevede anche diversi incontri con uno psicologo. Eppure tutto questo non vale per essere riconosciuti dalla piattaforma nazionale.

Ora l’indice di massa corporea, quindi il BMI, serve a misurare il peso corretto di un individuo attraverso pochissimi dati: peso attuale, altezza, età e sesso. Un calcolo più semplice del proprio ascendente zodiacale e così a portata di tutti che lo stesso commissario Liberti ce ne ha fatto una dimostrazione pratica tramite un qualunque telefonino: si cerca su internet “calcolo BMI”, si apre un qualsiasi sito – lo propone persino una nota e commerciale marca di creme che si trova nei supermercati – e si inseriscono i dati richiesti. Abbiamo provato su siti diversi e inserendo gli stessi dati, peraltro tutti evidenti e visibili, i risultati sono identici. Eppure l’evidenza e la facilità non bastano, serve sempre rincorrere una carta bollata.

Se gli obesi fanno fatica a ottenere una prenotazione per vaccinarsi c’è chi non la cerca neanche: sono gli over80, lo scoglio più grosso di questa campagna di vaccinazione in Sicilia. “Nel loro caso il problema non è vaccinarli ma convincerli a farsi vaccinare” ha sottolineato Antonio Rapisarda direttore sanitario di Asp Catania durante la presentazione alla stampa della campagna anti-covid “Nonni e nipoti” che è stata l’occasione per fare il punto, proprio dalla sede operativa del commissario straordinario, sui numeri raggiunti e sull’operatività dei quattro nuovi hub realizzati a Misterbianco, Battiati, Acireale e, da oggi, anche a Caltagirone.

“In Sicilia abbiamo vaccinato il 63-64% della popolazione con oltre due milioni di somministrazioni – ha aggiunto Liberti – percentuali in sintonia con il resto d’Italia che ha raggiunto i venti milioni. Certo in Sicilia rimangono circa due milioni e mezzo di persone ancora da vaccinare e le seconde dosi da somministrare”.


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