Vanina, pedonalizzazione, porte chiuse: è la Pasqua, bellezza

Vanina, pedonalizzazione, porte chiuse: è la Pasqua catanese, bellezza

Il sogno di tornare ad essere nuovamente una città "raggiante"

CATANIA – Una città e un territorio dove le piaghe certo non mancano. Che spera sempre nella rinascita e non nel tirare a campare. Che si coalizza dietro una tastiera – perché in piazza non si scende più – per denunciare la munnizza, la necessità di maggiore sicurezza, gli sportelli smantellati dalle Fiat 500 o persino un autobus che arriva in ritardo.

La Seattle d’Italia

È la Catania che attende la sua resurrezione fermandosi a guardare ancora una volta in lontananza nel suo specchietto retrovisore la raggiante se stessa della fine del secolo scorso. Gli anni nei quali il mondo tutto cambiava e si stravolgeva. Ma Catania, che nel frattempo da Milano del Sud era invece divenuta la Seattle d’Italia, aveva tutti i motivi per godersi il presente inebriata da un ecosistema tutto suo ed imitato (senza possibilità di successo) ben oltre i confini etnei.

Impossibile far capire ai quarantenni di oggi perché si continui a parlare del tempo che fu. Di quando i social non erano nel disegno divin-malefico di alcun dio ed imperava il mito del posto fisso. Della partecipata comunale, dell’amico o cugino assessore al quale affidare le proprie illusioni. 

Cittadini dimissionari

La rinascita di oggi è affidata ad un tempo che, per contro, è pieno di debiti, tagli e incertezze. Quasi un venerdì santo che pare non volersi trasformare in resurrezione. Rinchiusi nel recinto del nostro tornaconto personale, da non potere nemmeno costituire una sembianza di opinione pubblica presente e operante sul territorio, viene allora tutto delegato alle istituzioni. Con la controindicazione che arrivi qualche mercante di voti a rosicchiare il cuore dei cittadini dimissionari seppur speranzosi.

Una nuova raggiante Catania

È una Pasqua 2024 che a Catania dibatte ferocemente a colpi di post su Vanina, sulla pedonalizzazione, sulle porte chiuse al Massimino: non esattamente quella che si dice una dimostrazione di forza nel non volersi rassegnare a cedere sotto i colpi di antiche e nuove pestilenze. 
Ma tant’è. 
A noi cronisti non resta che raccontare dell’arrivo della Pasqua scandita dal calendario che non somiglia per nulla ad una resurrezione civica ma che, perlomeno, ci rende il miraggio di poter finalmente raccontare una Catania desiderosa di spiccare il volo. Vogliosa di redimere se stessa per essere volano di sviluppo ed esempio di morale.
Il sogno di tornare a essere una nuova raggiante Catania.


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