Via Castromarino: la rabbia di chi non ha più una casa

Via Castromarino: la rabbia di chi non ha più una casa

“La nostra certezza è che, da tre anni e quattro mesi, siamo senza casa, senza indennizzi, senza nessun aiuto. E pieni di guai”.  

CATANIA. “È stato un colpo di spada”. Oriana Pappalardo, dal 20 gennaio del 2020, non ha più una casa. Vive una vita sospesa da quando, cioè, in via Castromarino è venuto meno il suolo determinando il crollo di uno dei palazzi storici del centro storico catanese e l’inabilità di altri immobili, mentre, in concomitanza, la talpa della Cmc scavava nel sottosuolo per realizzare una tratta della metropolitana. Una condizione che condivide assieme ad altri sfollati.

La notizia che il gip del tribunale di Catania ha disposto l’archiviazione in merito al rivolo penale della vicenda panale del crollo che ha mutato le loro esistenze, li ha lasciati di sasso. Sembra proprio che l’incubo non debba finire più. 

Ognuno ha una storia da raccontare. “Ci sono delle incongruenze che non stanno né in cielo e né in terra”, ha detto Orina Pappalardo – che nella vita fa l’insegnante – incontrando i giornalisti a margine della conferenza stampa promossa dall’avvocato Peppino Lipera per annunciare il ricorso in Cassazione. 

La sua casa non è crollata, ma inabitabile. E forse è peggio. La Protezione civile ha deciso che nessuno può mettere piede all’interno. Un limbo interminabile. Intanto, però, c’è chi è entrato e ha fatto razzia. “Quelle abitazioni rappresentano le braccia in cancrena di un corpo già abbattuto”, ha detto. 

Ci sono anche altre famiglie in attesa. I Casella. Gli Zappalà. I Torrisi. Storie interrotte. Finito il clamore, è tutto affidato alle carte bollate e alle lungaggini giudiziarie. C’è rabbia, ovviamente. Ma ci sono anche le lacrime. “La nostra certezza – spiega ancora Oriana Pappalardo – è che, da tre anni e quattro mesi, siamo senza casa, senza indennizzi, senza nessun aiuto. E pieni di guai”.  


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