Viaggio nel Pd (e ritorno) - Live Sicilia

Viaggio nel Pd (e ritorno)

Le spaccature e la voce della base
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8 min di lettura
Pino Apprendi

Pino Apprendi

Che la nave democratica in Sicilia navighi in acque più che tempestose, è cosa sotto gli occhi di tutti. Ma cosa pensa la base del partito? Quali i malumori e le preoccupazioni? E, al contrario, cosa rispondono gli eletti? Come uscire dalla crisi del partito? Proprio da queste domande parte il “viaggio” di LiveSicilia dentro il Pd siciliano. Un partito spaccato in due, all’interno del quale si è creato un solco profondissimo che separa la base, che non si sente tenuta in considerazione, dagli eletti, sui cui ricadono gioie e dolori della responsabilità del decidere. All’indomani del confronto con Maurizio Migliavacca, l’inviato di Bersani in Sicilia, e nel pieno dello scontro politico interno – tra le vicende giudiziarie che coinvolgerebbero Raffaele Lombardo e la delicata scelta di votare o meno la manovra finanziaria che si appresta ad approdare in sala d’Ercole – la parola torna ai tesserati, ai circoli, ai giovani, ai deputati. Per capirsi e spiegare all’esterno cosa succede nell’universo dei democratici siciliani. “Sono scontenta del mio partito perché non ha aperto spazi di confronto – dice Mila Spicola, dirigente e delegata all’assemblea regionale – C’è uno scollamento vero e proprio tra la base del partito e il partito degli eletti. Sono proprio due concezioni che si scontrano: da una parte quella del Potere con la P maiuscola, dall’altra quella del potere in quanto verbo, del poter fare. Il partito degli eletti in Sicilia è insicuro perché continua a perdere consenso ed elettori”.  “È vero – ammette  Maurizio Pellegrino, consigliere comunale a Palermo – il partito è in mano agli eletti. Io credo che il Pd non sia mai decollato. Non è un caso che non ci sia mai stata un’iniziativa del partito, per esempio contro Cammarata. Al contrario, si è sempre trattato di iniziative partite dal gruppo consiliare. È come se le manifestazioni contro Berlusconi fossero promosse dai deputati in Parlamento e non dal partito! Qui in Sicilia la sinistra da sola non ce la fa. E non ce la fa perché non ha capacità di lettura della società. Siamo ancora fermi all’idea che il pubblico debba gestire tutto e così abbiamo creato un mostro nelle mani del centrodestra. Il mancato radicamento significa di fatto non avere le antenne su quello che succede nei territori. L’idea originaria del Pd è buona, valida. Ma credo che non sia mai realmente decollata”.

E sullo scollamento tra base ed eletti arriva la conferma anche dai deputati regionali Davide Faraone e Pino Apprendi: “Da quando c’è il Partito Democratico sono scomparse le sezioni – dice il capogruppo al Comune di Palermo, Faraone – Già dentro i Ds lamentavamo pochi spazi di confronto, adesso non esistono più. È vero, dentro il Pd i luoghi delle decisioni sono quelli degli eletti. Io sostengo quello che si sta facendo all’Ars, ma so bene che bisogna fare i conti con due cambiamenti importanti. Da una parte quello elettorale, dall’altra quello congressuale. Bisogna fare qualcosa, chiamiamolo referendum degli iscritti o in qualunque altro modo, ma immaginare che tutte le decisioni vengano prese il prossimo 19 aprile (data in cui si riunirà la dirigenza del partito insieme ai deputati per decidere se sostenere o meno la finanziaria. Lo stesso giorno dovrebbe essere, salvo ulteriori posticipi, il termine ultimo per la presentazione delle candidature in vista dei congressi provinciali, ndr) sarebbe clamorosamente sbagliato. Detto ciò, bisogna dirla tutta: la sinistra in Sicilia perde 70 a 30 e ci si è aperto uno spiraglio importante per spaccare il centrodestra e fare qualcosa per la Sicilia. Neanche Vendola, in Puglia, avrebbe vinto se il centro destra non fosse stato spaccato. Ma il processo partecipativo è fondamentale”. Sulla stessa linea anche Apprendi, secondo il quale “queste due anime non si sono mai saldate, se non durante la breve fase delle primarie. Non creando gli organismi è come se ci fosse soltanto il partito degli eletti. Io credo che l’operazione più urgente sia l’elezione degli organismi, per dare agli iscritti un luogo di dialogo. Diciamola tutta: il partito di fatto non è ancora costituito. È come se il partito fosse commissariato, c’è un segretario regionale eletto che prende le decisioni consultando i soli deputati. E la stessa cosa succede anche ai livelli provinciali”. Lo stesso Apprendi introduce poi la spinosa questione del sostegno o meno alla finanziaria del governo Lombardo: “acqua pubblica, ticket sanitari, riduzione dei costi superflui della politica, come gli enti inutili. Non mi vergogno di dire che se ci fossero questi presupposti, per me la finanziaria andrebbe votata. Perché qui la questione è ridare fiducia alla Sicilia. Dopodiché si può pure andare alle elezioni a giugno”. 
Sullo stesso tema Mila Spicola precisa: “io il sostegno non lo do a Lombardo, ma alla possibilità di fare delle cose per il bene della Sicilia. Il  mio sostegno è ai contenuti, non alle persone”.
Di tutt’altro avviso il deputato regionale Bernardo Mattarella, che attacca: “Non è un mistero che a mio avviso la cosiddetta stagione delle riforme non sia stata soddisfacente. In più non ha consentito di definire con nettezza la linea politica del partito. Detto ciò, quel che serve, intanto, è definire una linea politica condivisa. Ed essere coerenti coi risultati delle primarie”.
Anche per il consigliere comunale Rosario Filoramo, la valutazione del sostegno esterno al governo Lombardo non è positiva: “la mia visione  – dice – era contraria a questa esperienza, già prima della vicenda giudiziaria, perché noi avevamo un programma di governo alternativo. Il Pd ha un problema legato da una parte al radicamento nei territori, dall’altra alla partecipazione interna. È necessario arrivare al più presto alla fase congressuale e ripartire dal dialogo interno al partito”.
Sempre sulle valutazioni politiche regionali interviene anche Silvio Moncada, consigliere alla Provincia di Palermo: “ci sono i pro e i contro alla vicinanza al governo Lombardo – dice Moncada – Il sostegno esterno era stato in qualche modo la quadratura del cerchio. È chiaro che chi aveva accettato a malincuore già allora, adesso non ci sta più. Se alla fine si dovessero rinviare i congressi sarebbe un fatto gravissimo. Non c’è una linea politica, non c’è una cabina di regia e questo genera il malumore da parte dei circoli e degli iscritti”.
Voglia di chiarezza anche tra i giovani eletti che si fanno spazio tra le istituzioni cittadine. Così Dario Chinnici, consigliere di circoscrizione, riconosce: “se dovessimo guardare al passato, dovremmo comportarci come abbiamo fatto con Cuffaro. Ma è chiaro che bisogna aspettare. Se le indiscrezioni dovessero diventare qualcosa di più, Lombardo non potrà più rappresentare la Sicilia e bisognerà tornare alle urne. Il Pd esca dalle stanze di partito e diventi amico dei ragazzi di strada”. 
Alza i toni un altro giovane eletto palermmitano: il consigliere comunale Vincenzo Tanania non ci sta e chiede al suo partito uno sforzo contro l’ipocrisia: “in quanto rappresentante di una nuova generazione che si fa spazio dentro e fuori il partito – dice Tanania – vivo con imbarazzo e sconforto  questa situazione. Però penso una cosa: ci sono modi e luoghi per esprimere le proprie opinioni. Invece si continua con questa guerra mediatica in cui ognuno si sente autorizzato a dire la propria. Smettiamola con questa ipocrisia! Pare che Cracolici sia il cattivo e tutti gli altri deputati le povere vittime. Se davvero non vogliono seguire la sua linea, lo sfiducino! Altrimenti stiano zitti. Chi fa politica ogni giorno tra la gente ne ha piene le tasche di questi continui giochi di potere”.
I GIOVANI
Oltre all’universo degli eletti, sono tanti i giovani che investono ogni giorno nel progetto del Pd, i quali ammettono che vorrebbero maggiori spazi di partecipazione. Sulle questioni legate a sala d’Ercole ci va cauto il segretario regionale di Generazione Democratica, Salvo Nicosia. “Gli eletti – dice – ascoltino di più gli iscritti e il partito. Il sostegno a Lombardo stava cominciando a prendere piede tra la base del partito, la gente cominciava a capire. Poi la settimana scorsa si sono aperti gli scenari inquietanti legati alla vicenda giudiziaria che vedrebbe coinvolto il governatore e allora è stato giusto rallentare. Finanziaria? Vediamo che finanziaria è, non mi scandalizzerebbe votarla se fosse una buona finanziaria. In ogni caso, a fine mese riuniremo la direzione regionale di Generazione democratica, ci confronteremo e produrremo un documento che indichi la linea che, secondo noi giovani, il partito dovrebbe seguire”.
“Il Pd – aggiunge Massimiliano Lombardo, delegato all’assemblea regionale – ogni tanto dimentica che un partito è solo uno strumento, il fine deve essere la gente. Il punto è che esiste il partito della partecipazione e poi c’è quello dei deputati. Il Pd non deve sostenere Lombardo, deve fare realmente il Partito Democratico e puntare sulla partecipazione e il radicamento nei territori. Ci sono momenti in cui viene voglia di abbandonare tutto, ma è troppo facile dire “il Pd fa schifo”. Invece bisogna rimboccarsi le maniche affinché il partito torni ad essere patrimonio della Sicilia e dei siciliani. Il problema è che i nostri deputati si sentono dei vicerè, dimenticando che il loro ruolo è invece quello di essere strumento per migliorare la qualità della vita della gente”.
“Il problema più grave di questo Pd – conclude Mariangela Di Gangi, presidente provinciale di Generazione Democratica – è che si ritrova ad essere sempre più spesso distante dalle esigenze della gente. Bisogna ridare fiducia alle persone e non credo che si possa concludere tutto con la solita storia del ricambio generazionale. Serve il dialogo con la base. E soprattutto serve che il Pd abbia un’identità forte e riconoscibile”.

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