PALERMO – E’ una storia di degrado e povertà. Una vicenda in cui ad avere la peggio è stata una bambina di soli nove anni di un paesino della provincia di Palermo, “venduta” ai pedofili per pochi euro. Ha raccontato per filo e per segno agli investigatori e agli psicologi gli incontri in cui avvenivano gli abusi con il consenso dei genitori. E’ stata ritenuta credibile, al punto da rendere necessari gli arresti del padre e della madre, oltre quelli di due uomini di 63 e 79 anni, che più volte avrebbero approfittato della piccola.
La bimba è stata allontanata dall’abitazione familiare e trasferita in una comunità alloggio: la prima tappa di un percorso per tentare di intraprendere una vita normale e lasciarsi alle spalle il dramma. Ma non sarà facile. “La strada è difficoltosa e molto lunga”, spiega la dottoressa Maria Luisa Benincasa, responsabile del centro Armonia, il servizio di cura dell’Asp di Palermo che si occupa dei traumi derivanti da abusi sessuali e maltrattamenti.
“Gli abusi nei minori, specialmente quelli che avvengono all’interno del nucleo familiare, minano profondamente l’identità personale del bambino e le sue relazioni di attaccamento primario – sottolinea – ovvero quelle con i genitori”. Si tratta dell’improvvisa assenza di punti di riferimento, provocati dalla fiducia tradita, dalla violenza subita inconsapevolmente, come nel caso della bambina siciliana, costretta a subire rapporti sessuali con la compiacenza del padre e della madre. “Avrà bisogno di un lungo percorso di psicoterapia riparatoria – aggiunge la dottoressa – perché dovrà elaborare dei traumi gravissimi”.
Le ripercussioni sulla vita di un bambino abusato caratterizzano spesso l’intera esistenza. Per questo al centro Armonia di Palermo, tuttora, si recano molte donne che hanno subito le violenze da piccole. Spesso, dopo anni di silenzio, quanto accaduto in passato viene a galla in modo più evidente da adulte: “A risentirne è anche la sfera sessuale, cambia inevitabilmente l’approccio – prosegue Benincasa -. La vittima di abusi in età infantile o adolescenziale, che entra quindi in contatto con questo aspetto violentemente e precocemente, finisce spesso per “sessualizzare” tutte le relazioni affettive future, perché pensa sia l’unica alternativa per essere accettata. Può quindi essere un adolescente che “si offre” perché disorientato e che ripete la scena della vittimizzazione. Per questo – sottolinea – è fondamentale che i servizi di cura vengano potenziati, che ci sia un maggiore numero di professionisti al lavoro per un fenomeno i cui numeri vanno purtroppo aumentando”.
Basti pensare che nell’ultimo anno il centro Armonia ha avuto in cura venti minori: “Un problema che cammina accanto all’assenza di punti di riferimento soprattutto nei piccoli centri – precisa la dottoressa -. In un caso come quello attuale, i servizi sociali avrebbero potuto agire preventivamente”. E invece le indagini sono cominciate quando un uomo ha denunciato ai carabinieri di aver visto in aperta campagna la piccola appartarsi con uno dei due indagati. Il testimone ha raccontato che avrebbe notato la stessa scena alcuni giorni prima e che avrebbe assistito il padre della bambina. E’ emerso anche che la madre organizzava gli incontri a pagamento che alcune volte avvenivano nell’abitazione della coppia. La minore, ascoltata con l’aiuto di esperti di psicologia infantile, ha confermato tutto, parola per parola, aggiungendo che quel giorno l’uomo l’aveva tirata per un braccio, poi aveva iniziato a palpeggiarla e a baciarla, andando poi oltre. I genitori, portati in caserma dai carabinieri, hanno negato di essere a conoscenza di quanto accadeva alla piccola, ma i racconti della bimba li hanno incastrati.