"Vitrano e Bonomo mi minacciarono" - Live Sicilia

“Vitrano e Bonomo mi minacciarono”

La deposizione di Ingrassia
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“Noi siamo il potere e senza l’intervento politico andrai incontro a un fallimento”. Questa frase degli onorevoli Gaspare Vitrano e Mario Bonomo avrebbe convinto l’ingegnere Piergiorgio Ingrassia, titolare della società di impianti fotovoltaici Enerplus, a scendere a patti con i politici. A raccontarlo, davanti alla terza sezione del Tribunale che processa Vitrano per concussione, è stato lo stesso Ingrassia che ha iniziato a collaborare dopo essere stato arrestato assieme al deputato mentre prendevano una mazzetta da un imprenditore.

Alla fine del 2008 – ha detto il teste – conobbi Vitrano. Si interessò alla mia attività nell’ambito del fotovoltaico e mi fece incontrare Mario Bonomo. Mi dissero chiaramente che senza l’appoggio politico non avrei potuto portare a termine i miei progetti”. A quel punto scattò la proposta. “Mi dissero  che i lavori – ha proseguito Ingrassia – dovevano essere affidati a ditte di loro fiducia. Accettai perché avevo paura a rifiutare l’accordo”. Il secondo passo fu la costituzione di alcune società di cui Ingrassia aveva il 20%, il restante 80% era di parenti o persone riconducibili a Vitrano e Bonomo. Ma Ingrassia ha raccontato anche di aver dovuto dare ai deputati delle tangenti “Lo  chiamavano ‘costo politico’ – ha detto – Vollero dei soldi quando vendetti la Enerplus per 2,3 milioni di euro”. I soldi confluivano in un conto in Svizzera, così come volevano i politici.

Ingrassia ha poi raccontato la vicenda che portato all’arresto. “Nel febbraio 2011 la Tecnotel doveva eseguire dei lavori negli impianti di Monreale e Francofonte – ha detto – I politici mi dissero che la ditta doveva pagare una tangente. Sapevo che l’imprenditore con il quale io avevo rapporti, Davide Di Vita, era d’accordo, ma non l’altro socio: Giovanni Correro”. Correro fece poi finta di accordarsi e andò a denunciare Ingrassia e così scattò l’arresto a marzo scorso.


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