L’Italia esce proprio male dal Mondiale sudafricano: alla pessima figura della nazionale di Lippi, all’eliminazione di Fabio Capello si aggiunge il clamoroso errore arbitrale di Rosetti e Ajroldi, che hanno regalato all’Argentina un gol viziato da trenta chilometri di fuorigioco. E così se qualcuno sperava di vedere un pizzico di tricolore in finale…
Certamente non ci possiamo stupire di questi disastri: Lippi ha sbagliato le convocazioni e non ha tenuto conto delle indicazioni del campionato, altrimenti non avrebbe dovuto convocare almeno quindici calciatori. Stessa cosa possiamo dire per le indicazioni arbitrali: Rosetti è stato uno dei peggiori arbitri del campionato, collezionando una serie di errori da incubo. Per non parlare del guardalinee, Ajroldi avrebbe meritato la radiazione quando lo si è visto gioire al gol del pareggio della Fiorentina contro l’Inter. Per molto meno sono stati crocifissi arbitri e guardalinee.
Perché questi signori sono andati a rappresentare l’Italia ai Mondiali? I vertici del calcio italiano dovrebbero rispondere a questa domanda, forse si scoprirebbe che ancora il virus di Calciopoli probabilmente non è stato del tutto estirpato. C’è un’auto-legittimazione del potere calcistico e così nessuno mette in discussione il ruolo del Presidente della Federcalcio.
Ma fortunatamente non sono solo italiani gli arbitri scarsi: in Germania Inghilterra non è stato visto un gol di Lampard regolarissimo. La Fifa ha reso noto che sono stati fatti centinaia di controlli anti-doping al Mondiale e non sono state riscontrate irregolarità (questa è una notizia buona!), allora perché non effettuare anche una visita oculista ai direttori di gara?
Meno male che c’è anche il calcio giocato e ci possiamo consolare con la bellezza di alcune prodezze: l’Uruguay va ai quarti grazie ai colpi di Luisito Suarez, solo omonimo della mezzala della grande Inter degli anni sessanta; Tevez fa un gol memorabile che cancella l’amaro in bocca dell’orrore di Rosetti; il Ghana fa sperare di vedere, per la prima volta nella storia, una squadra africana tra le prime quattro, grazie alcune giocate di un gruppo di ragazzini terribili; il Brasile è sempre il Brasile…
Ma il miglior calcio, senza ombra di dubbio, viene offerto dalla Germania, giovane e meticcia. La nazionale tedesca è la dimostrazione evidente che la diversità è un valore, che la contaminazione delle culture e delle identità produce valore aggiunto, che il meticciato è una speranza per il futuro dell’Europa.
Vi ricordate i nomi e le caratteristiche somatiche dei calciatori della Germania fino a qualche anno fa? E ora? La Germania mette in campo il turco Ozil, il brasiliano Cacau, il ghanese Boateng, il nigeriano Aogo, il tunisino Khedira, i polacchi Klose, Podolski, Trochowski, l’ispanico Mario Gomez, il bosniaco Tasci. Non esattamente tutti alti, biondi e occhi azzurri.
Questo mi pare un segnale importante, soprattutto per un Paese tristemente noto per aver professato l’etnocentrismo della razza ariana.
Questa può essere un’indicazione per il nostro Paese: speriamo che l’Italia smetta presto di aver paura di Balotelli poichè, grazie al cielo, esistono “neri italiani”. Questo, come ci insegna la Germania, può giovare anche al calcio. Speriamo presto di avere una nazionale italiana meticcia, un’Italia “bastarda” che magari ci eviterà l’onta di uscire al primo turno ai prossimi mondiali.
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