Mi manda Francantonio - Live Sicilia

Mi manda Francantonio

Lettera aperta
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3 min di lettura

Caro Francantonio Genovese. I maligni dicono di lei che è un Veltroni senza capelli. Dipende. Rovesciando la clessidra, si potrebbe pure annunciare: Veltroni è un Francantonio col parrucchino. Entrambi – lei e Walter – siete stati le meteore fiammeggianti del Partito Democratico a Roma e in Sicilia. Siete spariti oltre la collina e chi vi ha visti più. Di Veltroni si sa che sa fare il critico cinematografico. Una meraviglia in effetti.  Leggere per credere una struggente recensione comparsa sul “Venerdì” di Repubblica circa “L’uomo dei sogni”. Parentesi aperta: il ruolo di guida democratica conferito a Veltroni ha rovinato in un sol colpo la sinistra e la critica cinematografica in Italia. Ci spiace soprattutto per la seconda.
E lei Francantonio? Qualche settimana, l’avvistamento in un noto ristorante di Palermo, c’era pure Turune Cardinale. Turune mangiava pasta fritta a grandi forchettate ed era un piacere guardarlo. Lei si accontentò di un parco piatto di ciliege. Le snocciolò, una per una, e le ingurgitò con un’aria di mestizia, come chi trangugi il fiele, portando addosso il cilicio. Lei trasmette, suo malgrado, tristezza, anche se non è persona triste.  Si vede che forse fa politica contromano. Si vede che soffre per il peso, magari avrebbe scelto un’altra strada. Come si può scegliere un’altra strada quando uno è nipote di cotanto zio, per la serie basta la parola? Lei somiglia a uno di quei vescovi che entrarono in convento, a suo tempo, per tradizione familiare più che per consapevolezza. Perché c’era già un cardinale in famiglia.

Comunque di lei si erano quasi perse le tracce. Oggi, un titolo di “Repubblica” la riporta all’attenzione generale: “Lombardo quater, si lavora al programma”. E nell’occhiello: “Vertice in un hotel catanese. Genovese manda un osservatore”. Immaginiamo che avrà scelto un osservatore con i baffi finti e la parlata etnea, per nasconderlo meglio.
Coglie il punto? Tutte le situazioni in cui lei è invischiato sanno di penombra, di inciucio, di intrigo. Ce le figuriamo in un’amosfera da cospiratori o congiurati: il vertice, la riunione di corrente, il sussurro del corridoio… Sicuramente non sarà vero. Sicuramente il suo “osservatore” sarà approdato al nobile consesso con le bandiere del Pd spiegate, canticchiando “La canzone popolare” e battendo i pugni sul tavolo. Purtroppo, i giornali e la gente – caro Francantonio – la disegnano così. Un uomo di curia e di retrovia, più che di campo da battaglia, oltretutto in crescente e buona compagnia. E ce ne vogliono. Però il popolo del Pd – lo avvertiamo nelle parole della sua gente incontrata qui e altrove – comincia a stancarsi. Di che? Di un partito che non ci mette più la faccia, perchè indossa la porpora che non è imbarazzo,  di un partito che dice una cosa e ne fa un’altra, anche se rivendica una coerenza che non è più nelle cose. Questo nuovo Pd siciliano sarà un capolavoro di tattica riformista. Invero somiglia a un conclave chiuso, una roba da cardinali. Mette tristezza. 
Insomma, abbiamo l’impressione che si sia smarrito il filo rosso, la strada che conduceva dritta nel cuore della gente.
No, cosa ha capito, Francantonio? Non rosso come la bandiera rossa che logicamente provoca un moto di ripulsa alla sua vecchia anima democristiana. Rosso come la tinta di un genuino piatto di ciliege che mantiene il sapore che promette.


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