Iblis, mafiosi in cella | nel ricordo di Edo Gari

Iblis, mafiosi in cella | nel ricordo di Edo Gari

La sentenza del processo Iblis contro i capi di Cosa Nostra è il frutto dell'impegno del giudice Edo Gari, che si è spento per un infarto dopo aver assicurato alla giustizia il gotha della mafia etnea: i 216 anni di carcere inflitti ieri portano anche la sua firma.

CATANIA – In pochi hanno notato che a pochi metri dall’aula in cui è stata letta la sentenza col rito abbreviato del processo Iblis era presente la professoressa Rita Cinquegrana, moglie del giudice Edoardo Gari, per gli amici Edo, uno dei migliori magistrati che il tribunale di Catania abbia mai avuto, insigne giurista che ha onorato la toga sino all’ultimo giorno di vita.

E non è un caso se Edo sia stato strappato all’affetto di familiari, colleghi e centinaia di avvocati mentre lottava, codice penale alla mano, la mafia.

Non c’è altro linguaggio che Edo Gari ha conosciuto oltre a quello del diritto, praticato con spirito di servizio e passione. E umiltà.

Il processo Iblis rappresenta il più grande attacco alla mafia dopo l’operazione Dionisio del 2005, sono stati assicurati alle patrie galere colletti bianchi e imprenditori legati a Cosa Nostra che camminavano a braccetto con la politica. Un vero e proprio labirinto di rapporti che il maggiore del Ros Luigi Arcidiacono è riuscito a documentare e decifrare, coordinato dai pubblici ministeri Antonino Fanara, Agata Santonocito, Michelangelo Patanè, Iole Boscarino, Carmelo Zuccaro, Giuseppe Gennaro e Giovanni Salvi.

Ciascuno ha fatto la sua parte, anche con toni accesi in alcune occasioni, scontri e polemiche, sempre e solo sul piano del diritto.

Resta solo una certezza: ieri il giudice Santino Mirabella, mentre elencava i nominativi dei mafiosi assicurati alla giustizia non era solo, Edo Gari era presente. Edo Gari ha vinto.

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