Ricuciniamo il Pd - Live Sicilia

Ricuciniamo il Pd

Palermo 2012
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2 min di lettura

Il grottesco pasticcio delle primarie è solo la ciliegina avariata su una torta da buttare. Rifacciamo il Pd, Ricuciniamolo (neologismo fastidioso che rende), commissariamolo, diamolo in gestione a Zamparini (che sarebbe sempre meglio), vendiamolo agli arabi. Perché noi? Perché dovremmo occuparci di un partito che è una desolazione inarrestabile, una topica continua? Perché abbiamo a cuore la democrazia. E siamo convinti che i partiti servano ancora a qualcosa. Tutti, da destra a sinistra.

Dunque, il Pd. Queste primarie sono state una porcheria già dall’inizio. Un manifesto dell’incoerenza e della schizofrenia. Errore madornale di logica e sostanza. Se sostieni Raffaele Lombardo alla Regione, se hai deciso di fiancheggiare un governo impresentabile e un presidente discutibile, con quale faccia affermi l’incompatibilità di un sodalizio del genere a Palermo? Perché il babau di Grammichele può andare bene a Palazzo d’Orleans, però non va giù a Sala delle Lapidi?

Secondo normale procedimento analitico, se Raffaele Lombardo è indigesto e lo scopri, fai cadere il governo un secondo dopo. Se è alleato, scegli insieme a lui il candidato sindaco. Invece i democratici hanno fatto di peggio e di più. Con sommo sprezzo della dignità dei loro elettori hanno trasformato le elezioni di Palermo in una questione interna. E’ la somma ingiuria di una politica inutile: prendere un dibattito che riguarda il futuro di centinaia di migliaia di anime, afflitte da anni di invereconda amministrazione, e svilirlo in una sfida all’Ok Corral per il potere, in una guerricciola interna, con la follia persistente di chi ritiene ancora che gli equilibri politici di un organismo in necrosi valgano di più del destino di una città. Solo per questo il Pd andrebbe sciolto e rifatto. Per il disprezzo che ha mostrato nei confronti del bene comune.

E poi c’è l’altra storia. Come può un partito con quelle tradizioni, basato (a parole) sull’intransigenza delle vicende morali, stare con Raffaele Lombardo? Le trame giudiziarie che gettano un’ombra pesante sui gesti e sui pensieri del governatore c’entrano fino a un certo punto. C’entra di più la tela di una vecchia politica clientelare. E’ di rilievo, nel paradosso, il sostegno a un uomo che fu definito dal segretario del Pd “l’altra faccia di Cuffaro”. Eppure proprio con Lombardo il Pd si è seduto a tavola e ha spartito la torta guasta. Oggi quello e altri nodi vengono al pettine. Non c’è più un partito. Ci sono califfati che si contendono con la faccia feroce la tunica di un consenso sempre più logoro. Che Giuseppe Lupo vada o resti poco importa. Il Pd siciliano sarà egualmente ricordato come una colossale occasione perduta.


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