Ad Agrigento Alfano si allea con l'Mpa|Prove generali per la Regione? - Live Sicilia

Ad Agrigento Alfano si allea con l’Mpa|Prove generali per la Regione?

Fli ed Mpa si apparentano con Totò Pennica, il candidato di Pdl e Grande Sud, contro Zambuto dell'Udc. Un altro passo di riavvicinamento tra il governatore e i berluscones. Che potrebbero ritrovarsi alleati alle prossime regionali, se il Pd preferirà, come pare, l'Udc al "Nuovo polo".

Gli scenari
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L’accordo è locale ma suona come una prova generale per le prossime regionali. E, forse non a caso, va in scena ad Agrigento, dove Mpa e Fli hanno deciso di apparentarsi con il candidato sostenuto da Grande Sud e Pdl, Totò Pennica, che al ballottaggio sfida l’uscente Marco Zambuto dell’Udc. Mpa e Pdl, i nemici giurati degli ultimi due anni alla Regione, insieme, anzi, a braccetto. Proprio come era accaduto al primo turno a Misterbianco, con la sapiente regia di Lino Leanza, dove si erano persino visti insieme sul palco Raffaele Lombardo e Giuseppe Castiglione.

Il patto di Agrigento, la città di Angelino Alfano, assume una valenza significativa alla luce del momento politico regionale che ha visto negli ultimi giorni un’accelerazione verso la disgregazione della attuale maggioranza che sostiene la giunta Lombardo. Michele Cimino, colonnello miccicheiano, tra i principali artefici dell’intesa in salsa girgentana, la pone così: “Agrigento può essere un grande laboratorio politico, dove la candidatura di Totò Pennica sta unendo il meglio della società civile e della politica rispetto al fallimento dell’amministrazione passata. Mi auguro che si riaffermi un’etica della politica anche in consiglio che eviti gli andamenti altalenanti degli ultimi anni”. Grande Sud, insomma, fa il pontiere. E dopo il riavvicinamento ai “cugini” del Pdl, portato avanti nei mesi scorsi da Gianfranco Miccichè a Palermo, ora l’ala da sempre più dialogante con l’Mpa, rappresentata appunto dall’ex assessore di Lombardo Cimino, prova a fare da mastice per ricostruire un ampio centrodestra. O meglio, come si ama dire da queste parti, la “casa dei moderati”. Oggi ad Agrigento, domani chissà.

Il divorzio tra Lombardo e il Pd, infatti, è sempre più nell’aria, dettato da logiche non solo palermitane ma soprattutto romane, e il club del neonato Nuovo polo (Mpa e Fli più Api e Mps) non vuole restare alla finestra e col cerino in mano per giunta. Tanto più alla luce dei tanti segnali di avvicinamento al Pd e al centrosinistra lanciati dall’Udc siciliana. Insomma, quello che si sta muovendo, e che verosimilmente accelererà dopo i ballottaggi per aprire la lunga campagna elettorale che porterà a ottobre, è un rimescolamento generale delle coalizioni. Che potrebbe vedere tutti insieme da una parte i partiti che da più di due anni si dicono peste e corna a vicenda, cioè Mpa e Fli da una parte e Pdl dall’altra. Un quadro che è ancora tutt’altro che deciso (e che si scontra con l’ostacolo di inimicizie politiche sedimentate), ma che oggi, sottovoce, nessuno si sente da escludere. Dall’altra parte, un centrosinistra ringalluzzito dall’exploit palermitano, che si ricompatterebbe con un eventuale allontanamento dei democratici da Lombardo, si potrebbe riorganizzare, magari con un allargamento al centro che punti non più sull’Mpa ma sull’Udc del nuovo corso di Gianpiero D’Alia. Al quale qualcuno tra i democrats sarebbe persino pronto a proporre la candidatura di Palazzo d’Orleans. Sempre che alla fine Piero Grasso non si convinca.


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