Due strade per Crocetta - Live Sicilia

Due strade per Crocetta

L'elezione del presidente dell'Ars sarà il primo bivio importante per la coalizione di Crocetta. Due le opzioni: mantenere un dialogo con tutte le forze politiche o cercare un rapporto privilegiato con lombardiani e Grande Sud. Ai nomi già sentiti si aggiunge anche l'ipotesi clamorosa di una conferma di Cascio. Sullo sfondo i patti romani per le elezioni politiche che potrebbero portare tra qualche mese a un allargamento della coalizione

Le scelte del presidente
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PALERMO- Francesco Cascio potrebbe succedere a se stesso alla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana. E non è fantapolitica. Il nome del presidente uscente di Sala d’Ercole è uno dei papabili nei più segreti conciliaboli in corso in vista del primo appuntamento della nuova Assemblea, che sarà anche il primo test per la ricerca di una maggioranza che le urne non hanno consegnato alla coalizione vincitrice. Un appuntamento che sarà anche un primo bivio per capire quale strada imboccherà la coalizione di Rosario Crocetta sul fronte dei rapporti con gli altri partiti.

L’ipotesi A è quella che il neogovernatore aveva prospettato in campagna elettorale e che ha ribadito dopo la vittoria. Nessun patto stabile con altri partiti, ma un governo di minoranza che cerca in Aula il consenso sui singoli provvedimenti. Uno scenario possibile se all’Ars non si innescherà un clima di guerriglia, ma prevarrà il senso di responsabilità e di collaborazione nell’interesse dei siciliani. Il Movimento 5 Stelle ha già fatto capire di essere disponibile a un confronto senza barricate e preclusioni. Ma anche nel Pdl si levano voci come quella di Francesco Cascio, che a Live Sicilia ha spiegato il suo orientamento verso un’apertura al confronto con Crocetta. Apertura che qualcuno ha collegato, sottovoce, proprio al tentativodi Cascio di restare al suo posto.

Uno scenario, quello del dialogo “ecumenico”, che piace soprattutto a quanti vogliono ridimensionare il potere di trattativa del blocco sicilianista di Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè, disinnescando il presunto “patto della crocchè”. E non è un caso che a caldeggiare questo genere di scenario ci sia stato, tra i primi, il leader confindustriale Ivan Lo Bello, che Lombardo considera il nemico numero uno.

Diversi nella coalizione crocettiana gradirebbero una soluzione di questo tipo. Nell’Udc, ad esempio, lo squadrone dell’ex Mpa non gode di grandi simpatie e lo stesso vale per almeno un paio di correnti del Pd. E anche la Confindustria di Antonello Montante, ritenuto non lontano da Rosario Crocetta, dopo i veleni del caso Venturi dovrebbe non essere entusiasta di un riavvicinamento alla stanza dei bottoni da parte di Lombardo. Tanto che lo stesso Montante non ha perso tempo a lanciare un appello ai partiti “a lavorare tutti insieme”.

È in questa prospettiva che potrebbe maturare l’ipotesi di una conferma di Francesco Cascio sullo scranno più alto di Sala d’Ercole. Lasciare all’opposizione la presidenza dell’Ars sarebbe un segnale di apertura al dialogo buon viatico per una legislatura di collaborazione in pieno spirito montiano. Al momento dell’ipotesi si parla, anche se bisognerà capire se nel Pdl il nome di Cascio, anche dopo le bordate al partito e ai dirigenti, riscontrerà un gradimento tale da assicurare in Aula i voti degli alfaniani. Tra i quali Cascio si è conquistato diverse antipatie.

C’è poi il secondo scenario, quello del patto di ferro con la pattuglia sicilianista di Miccichè e Lombardo. Un percorso che avrebbe tra i suoi sostenitori, ovviamente, l’anima del Pd che nella precedente legilsatura è stata più vicina a Lombardo, ossia la corrente di Antonello Cracolici. Che potrebbe essere un candidato alla poltrona di presidente dell’Ars, da eleggere anche grazie ai voti di Grande Sud e Mpa. Obiettivo complicato, in realtà. Perché con un presidente della Regione del Pd, logica di coalizione vorrebbe che la presidenza dell’Assemblea andasse all’Udc. Che potrebbe schierare due nomi: il messinese Giovanni Ardizzone e Lino Leanza, che ha spinto la lista centrista a Catania fino a un risultato quasi insperato. L’ex numero due dell’Mpa avrebbe il profilo di uomo del dialogo e l’esperienza per guidare l’Aula, ma anche le quotazioni di Ardizzone sono molto alte. Se invece prevalesse la strada che punta a cementare il patto con Grande Sud e Partito dei siciliani, l’alternativa a Cracolici è rappresentata dall’autonomista Nicola D’Agostino e dall’arancione Michele Cimino.

Le decisioni definitive non si prenderanno a Palermo, ma a Roma. Perché l’eventuale intesa con Grande Sud e Partito dei siciliani si inquadrerebbe in un accordo romano, che sarebbe già stato chiuso prima delle elezioni da Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. L’accordo prevede il transito in blocco della coalizione guidata da Miccichè alle Regionali nella Lista per l’Italia di sapore montiano a cui lavora il leader dell’Udc. È questo il contesto più ampio nel quale inquadrare la vicenda siciliana.

Quando finiani, miccicheiani e lombardiani confluiranno in un unico soggetto insieme all’Udc, lo scenario siciliano cambierà. Soprattutto se questo rassemblement centrista, come ormai pare scritto, si alleerà dopo le elezioni con il Pd per governare l’Italia. A quel punto, è difficile immaginare che l’Ars non si assesterà di conseguenza. Ma saremo già all’estate, stagione ideale per un bel rimpasto di governo.


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