La tragedia di via Bagolino| Gli sfollati: "Senza casa né speranze" - Live Sicilia

La tragedia di via Bagolino| Gli sfollati: “Senza casa né speranze”

Il dolore, la polvere e le lacrime di quella notte sono ancora nitidi nella mente di chi vive in albergo dopo il dramma di quella notte. Tre famiglie alloggiano in hotel, per loro una proroga di 15 giorni a partire da oggi, altre tre hanno occupato un asilo: "Che potevamo fare? Non crediamo più a nessuno". Nel frattempo, in via Bagolino, prosegue l'intervento di smassamento.

IL CROLLO DEL 17 DICEMBRE
di
3 min di lettura

PALERMO – A tre mesi dalla tragedia ci sono quattro bambini e un portatore di handicap tra coloro che per altri quindici giorni potranno vivere in albergo, lontano da quel cumulo di macerie che va va diminuendo pian piano. Il dolore e l’incertezza però, non tendono a scemare: la loro è una convivenza con domande senza risposte, difficoltà economiche, e la continua ricerca di una casa il cui affitto appare insostenibile. Sono la preoccupazione e l’ansia per un domani indefinito a prendere il sopravvento. I due nuclei familiari Arusa, (composti da due anziani e una coppia di coniugi con figli) e la famiglia Formisano-Bellitteri (moglie marito e due bambini) abitavano al civico 47 di via Bagolino: la loro palazzina si è sbriciolata su se stessa insieme a quella che sorgeva accanto, sotto le quali macerie sono morte quattro persone.

Ad alloggiare all’hotel Archirafi, insieme a loro, c’erano fino a metà gennaio altre tre famiglie che hanno deciso di occupare una silo abbandonato che si trova nella zona del crollo, in via Rallo. “Hanno tentato di farci sgomberare – dice Francesca Pecoraro, che abitava al piano terra insieme ai figli di 12 e 21 anni e al marito – ma noi non possiamo andarcene da qui. La gente della zona ha fatto una colletta e ha comprato per noi i beni di prima necessità, noi non avremmo saputo come fare, perché non abbiamo alcun reddito, io sono invalida al 50 per cento e l’unica cosa su cui potevo contare era quell’appartamento di mia madre. Inoltre, la struttura è formata da un unico piano e finalmente non ho più paura che tutto possa crollarmi addosso”. I momenti terribili di quella notta tra il 17 e il 18 dicembre sono ancora nitidissimi nella mente di chi ha vissuto coi propri occhi il dramma:

“Avevo parlato proprio quel pomeriggio con i signori Accardi – racconta uno degli sfollati – a volte sogno ancora quel dialogo. Lo “zio Ignazio”, come lo chiamavamo tutti, mi aveva chiesto come andasse con il lavoro, sapeva che per me non era un periodo semplice. Ma non avrei mai immaginato che sarebbe andata ancora peggio”. “Già, non abbiamo più niente – dice la signora Bellitteri, che vive ancora in albergo – e le uniche cose che siamo riusciti a recuperare sono stati alcuni vestiti. Non possedevamo niente di valore prima, figuriamoci adesso. Non abbiamo più lacrime da piangere, che il Comune ci aiuti”. Il marito ha un autolavaggio, ma le entrate economiche scarseggiano:

“Col maltempo non si lavora molto – spiega – e il pensiero di affittare una casa resta un sogno. L’Amministrazione ci ha fatto tante promesse, ma fino ad adesso ci è stata garantita soltanto la permanenza per altri quindici giorni in albergo. In pratica – dice – viene soltanto prolungata l’agonia dopo la quale non avremo dove andare a sbattere la testa”. Chiedono risposte gli sfollati di via Bagolino: “Perché non ci aiutano a sostenere un canone d’affitto? Avevano parlato di un bonus economico, di una integrazione. Anche la proroga di quindici giorni sembra essere stata concessa per miracolo: abbiamo dovuto chiamare più volte prima di avere una risposta”. Nel frattempo, nella strada della morte continua l’intervento di rimozione delle macerie.

I detriti vengono trasportati in una discarica di Ciminna, i reperti vengono invece analizzati dai periti designati dalla Procura che indaga sulla vicenda. Un primo esame avrebbe già fatto venire a galla la presenza di un grossa quantità di cemento in numerose porzioni della struttura in cui doveva invece esserci del legno. Si tratterebbe di travi sostituite nel tempo e che avrebbero inevitabilmente appesantito l’edificio, fino a provocarne il cedimento che, il 17 dicembre, ha fatto crollare le due palazzine sotto gli occhi dei vigili del fuoco.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI