Mafia, operazione "Fiori Bianchi" |Colpo al clan Santapaola: 77 arresti - Live Sicilia

Mafia, operazione “Fiori Bianchi” |Colpo al clan Santapaola: 77 arresti

Operazione dalla Dda di Catania guidata da Giovanni Salvi, con i pm Gennaro, Zuccaro, Fanara e Santonocito che ha decapitato il clan Santapaola sulla scorta delle dichiarazioni fornite da Santo La Causa. Coinvolto un agente di polizia penitenziaria, che faceva da cerniera per i boss tra l'esterno e l'interno del carcere. Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri con a capo il comandante provinciale Giuseppe La Gala. Tra gli arrestati Giorgio Cannizzaro, Francesco Ferrera e Santo Battaglia. Ed il numero di "S" in edicola ricostruisce i passaggi chiave delle testimonianze rese dal collaboratore di giustizia Santo La Causa. LE REAZIONI AGLI ARRESTI.

Santo La Causa

CATANIA – Santo La Causa continua a parlare con i magistrati e le sue dichiarazioni aprono squarci sugli equilibri di Cosa Nostra etnea e sugli affari dei Santapaola degli ultimi trent’anni. Questa mattina i carabinieri di Catania hanno eseguito un’ordinanza nei confronti di 77 persone, di cui 74 ritenuti affiliati al Clan Santapaola Ercolano, e 34 di questi già detenuti in carcere. Il provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Dda etnea ha permesso di far luce su un sodalizio criminale fondato soprattutto sul racket delle estorsioni. Tutti gli arrestati, infatti, sono accusati di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti, questi ultimi due reati aggravati dall’avere agevolato la cosca Santapaola. Tre destinatari della misura sono ancora ricercati.

Il dato più allarmante di questa operazione denominata “Fiori Bianchi 2” è la collusione tra Cosa Nostra e l’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Seminara, assistente capo in servizio nella casa circondariale di “Catania-Bicocca”. Secondo gli inquirenti il poliziotto aveva per gli affiliati detenuti il ruolo di fornitore e informatore. Portava cellulari, radio, orologi, champagne ed altri prodotti e inoltre dava tutti i ragguagli in merito agli arresti di appartenenti alla famiglia Santapaola.

Tra i nomi di spicco dell’ordinanza Santo Battaglia, ritenuto il capo storico del “gruppo” operante al Villaggio Sant’Agata, ormai ergastolano. Battaglia – secondo quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia – non ha mai staccato i legami con la cosca tanto da percepire un mensile di 1500 euro. Giorgio Cannizzaro, arrestato a Roma, è l’uomo che secondo gli investigatori faceva da tramite con i grossi imprenditori, legati alla mafia siciliana e alla camorra, insieme a Francesco Ferrera, figlio del defunto Natale Ferrera.

Oltre due anni di indagini da parte della Direzione distrettuale antimafia di Catania e dei militari del comando provinciale hanno messo in luce gli affari criminali che i gruppi criminali svolgevano in diversi quartieri di Catania  (Monte Po, Villaggio Sant’Agata, Lineri, Picanello, Stazione, San Cristoforo, San Giovani Galermo, Librino, Civita e Cibali) e in alcuni comuni della provincia (Paternò, Belpasso, Mascalucia, Santa Venerina, Acireale, Fiumefreddo e Riposto). Il controllo del territorio avveniva secondo il racket del pizzo a diversi imprenditori e commercianti. Sono state scoperte oltre venti estorsioni, infatti, imposte dal 1993 con un giro d’affari tra i 2000 e i 6000 euro annui per ogni esercizio taglieggiato. Gli investigatori sono riusciti a ricostruire le dinamiche dello spaccio di stupefacenti da cui provenivano i maggiori proventi del Clan. Individuata anche una concessionaria che era stata intestata a tre prestanome in maniera fittizia allo scopo di eludere la legge sulle misure di prevenzione per i sequestri di mafia.

I capi dei gruppi criminali. I collaboratori di giustizia hanno permesso anche di ricostruire una sorta di organigramma della cosca, e ogni gruppo che controllava un quartiere aveva un capo di riferimento. I presunti boss finiti in manette nel corso del blitz di questa mattina sono Natale Armando Angemi per il rione popolare di Catania della “Civita”, Mirko Pompeo Casesa per la zona di Mascalucia – Nicolosi, Antonino Castorina per l’area che comprende Santa Venerina – Zafferana Etnea, Salvatore Fazio per il quartiere “Cibali”, Benedetto La Motta per Riposto, Angelo Mirabile per il Villaggio Sant’Agata, Andrea Luca Nizza  per Librino, Antonino Patanè per l’area acese, Sebastiano Patanè per Fiumefreddo di Sicilia, Lorenzo Pavone per Picanello e Giuseppe Santonocito per il comprensorio di Belpasso-San Pietro Clarenza.

Il blitz di questa mattina, che ha visto l’ausilio di oltre 300 militari con il supporto del nucleo elicotteri, è il terzo atto di un filone investigativo nato a seguito dell’operazione che portò ad interrompere l’otto ottobre del 2009 un summit mafioso nelle campagne di Belpasso a cui partecipavano 9 elementi di vertice di “Cosa Nostra” tra cui il collaboratore di giustizia Santo La Causa, reggente del clan dal 2006 al 2009. La Causa, solo venti giorni fa, attraverso le sue rivelazioni ha permesso ai Carabinieri del Comando Provinciale, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, ad eseguire sette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti mafiosi, ritenuti responsabili di quattro efferati omicidi commessi a Catania nel 1995, nel 1999 e nel 2009.

Per poter arrivare agli arresti è stato fondamentale per gli investigatori il riscontro anche delle vittime di estorsione, i militari con pazienza e persuasione sono riusciti a conquistare la fiducia dei commercianti e degli imprenditori che hanno confermato il quadro indiziario. “Nell’ambito dell’inchiesta – ha, infatti, sottolineato il procuratore capo Giovanni Salvi –  abbiamo avuto ben 18 imprenditori che hanno deciso di collaborare. E questo non è un dato che nasce dal nulla, ma dal lavoro molto duro dei carabinieri, e ha radici anche nella collaborazione di soggetti rilevanti in Cosa nostra”. “E’ un risultato utile – ha spiegato il magistrato – per fare capire ai cittadini che è possibile avere dei risultati positivi. Io spero che si riescano ancora a rafforzare i tempi del nostro intervento, perché è altrettanto importante che farlo bene”.

Un momento della conferenza stampa

Un momento della conferenza stampa

Le estorsioni scoperte. Durante le indagini, alcune tra le venti estorsioni scoperte hanno visto, in un quadro di rispetto della sicurezza delle vittime, l’intervento diretto dei militari. In alcuni casi gli arresti sono avvenuti in flagranza di reato. I Carabinieri con servizi di appostamento, pedinamento e osservazione, e con l’ausilio di telecamere, hanno sorpreso alcuni degli indagati mentre intascavano il pizzo. Il 3 giugno 2010, è stato arrestato Giovanni Luca Davide Messina che riceveva il pagamento di una “tangente” da 400 euro in un noto ristorante di Belpasso. Un brutto natale fu quello del 2010 per Salvatore Politini che il 20 dicembre fu arrestato da un militare vestito da Santa Clause davanti a un negozio di Misterbianco dove aveva appena riscosso 460 euro.

Per estorsione il 28 gennaio 2013 è stato arrestato, sempre in flagranza, Davide Enrico Finocchiario. Il colpo più importante è quello messo a segno il 31 gennaio con il fermo di Salvatore Aiasecca, Angelo Mirabile, Salvatore Gerardo Marro, Salvatore Licciardello, Davide Seminara e Orazio Papale, del quartiere catanese del “Villaggio Sant’Agata”. L’8 e l’11 marzo, grazie alla denuncia di una vittima, i carabinieri hannno arrestato Domenico Filippo Assinnata, Salvatore Assinnata, Salvatore Chisari, Giuseppe Fioretto, Rosario Indelicato, Giovanni Messina, Lorenzo Pavone, Pietro Puglisi e Salvatore Scuderi, tutti ritenuti affiliati alle cosche “santapaoliane” di Paternò e del quartiere catanese di Picanello.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI