Camorra, scommesse |calcistiche per i boss - Live Sicilia

Camorra, scommesse |calcistiche per i boss

Trentotto persone arrestate, tutte affiliate al clan dei Casalesi: i carabinieri del Ros hanno operato tra Napoli e Caserta. Le accuse sono di concorso esterno in associazione di tipo mafioso e associazione per delinquere finalizzata all'esercizio abusivi di scommesse.

AFFILIATI AL CLAN DEI CASALESI
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NAPOLI – Scommesse clandestine sulle partite di calcio per finanziare i boss in carcere al 41-bis e le loro famiglie. Sono 38 le persone affiliate al clan dei Casalesi che sono state arrestate dai carabinieri del Ros, nelle province di Napoli e Caserta. Le accuse sono di concorso esterno in associazione di tipo mafioso ed associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse. Le ordinanze sono state disposte dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea: 15 persone sono in carcere, sei agli arresti domiciliari e per 17 vi è divieto di dimora nella regione Campania. Documentata anche la manipolazione della visualizzazione di alcuni eventi sportivi, sulle piattaforme informatiche illegali, per orientare in modo fraudolento le vincite, ai danni di ignari scommettitori. Sequestrati anche beni per un valore di oltre 3 milioni di euro.

Coinvolta la fazione dei Venosa, che si serviva di ben quattro informatici, specialisti del web, ingegneri della truffa telematica. Di almeno 100 mila euro al mese, secondo gli inquirenti, il ricavo ottenuto dal clan che destinava i soldi al sostegno dei familiari del bossi detenuti al 41bis. Un business che rappresenta il “salto di qualità” dei casalesi, per il quale si erano consociati con il clan Mallardo di Giugliano (Napoli), svelato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Venosa. Tra gli arrestati anche esponenti delle fazioni Iovine e Zagaria dei casalesi. Gli ignari giocatori puntavano su server paralleli e venivano truffati con l’alterazione dei risultati delle gare di calcio. Una manipolazione che avveniva soprattutto su eventi sportivi in Ecuador: gli scommettitori si fidavano dei risultati forniti dal terminale, se controllare la loro veridicità. In altri casi si assicurava una vincita anche non dovuta: si puntava anche sulle gare del Napoli, ma in questa circostanza la “passione” prendeva il sopravvento anche sugli interessi criminali. E la perdita diventava vincita.


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