La campagna solitaria | di Rosario Crocetta - Live Sicilia

La campagna solitaria | di Rosario Crocetta

Crocetta, Bianco e Leanza ieri a Catania

Ieri sera D'Alema era a Catania con i democratici. Crocetta intanto cenava con Leanza dopo un bagno di folla. Le strade del governatore e del Pd sembrano sempre più distinte e distanti. E il voto di domenica e lunedì può trasformarsi nelle primarie di coalizione in vista di un possibile, anche se fin qui negato, rimpasto di governo

Il quadretto è emblematico e arriva da Catania. Dove un big del Partito democratico, anzi un superbig come Massimo D’Alema, approda per dar man forte in campagna elettorale. L’ex premier in serata arriva al circolo di San Leone e incontra un parterre di pochi intimi. Intanto, il presidente della Regione era altrove. Allo Sheraton, prima, per un bagno di folla tra il popolo di Articolo 4, il movimento di Lino Leanza. Con loro anche Enzo Bianco, a cui la platea, numerosa, ha assicurato il suo sostegno. Dopo lo Sheraton, per Crocetta tappa alla segreteria del Megafono e poi cena in un ristorante sul lungomare con Leanza e i suoi, a irrobustire un asse sempre più solido tra crocettiani e Articolo 4. Il Pd? Non pervenuto. I democratici in campagna elettorale camminano su un’altra strada. E tra loro molti non guardano di buon occhio il superattivismo del governatore, che si sta muovendo, e tantissimo, da capopartito. Spingendo al massimo per il suo Megafono. In pochi giorni Crocetta ha toccato Ragusa, Comiso, Siracusa, Messina. Attirando su di sé le critiche del deputato del Pdl Giorgio Assenza (“Crocetta non può fare il supporter elettorale”, dice) ma anche diversi mugugni dal Partito democratico. Che in diversi centri corre contro il Megafono, in un derby sentitissimo che in questi giorni ha provocato uno stillicidio di polemiche. Crocetta e Lumia minimizzano, ma il caso non è archiviato.

Insomma, l’appuntamento del 9 e 10 è con elezioni amministrative, certo, dai profili locali, senz’altro. Eppure, il test elettorale di domenica prossima assume alla vigilia sempre più i contorni di un importante test politico regionale, soprattutto all’interno della maggioranza di governo, per la quale il voto potrebbe trasformarsi in una sorta di primarie, anche in vista di un possibile rimpasto. Rimpasto che ieri, ancora una volta, Rosario Crocetta ha escluso, rispondendo alle richieste dell’Udc. “L’Udc ha già tre assessori; non capisco cosa vorrebbe di più”, ha detto il presidente della Regione, aggirando però la questione posta dal partito centrista. Che con Lillo Firetto non ha chiesto più posti in giunta, ma ha semmai rilanciato il tema del governo politico, che trova molti consensi anche dentro il Partito democratico e in altre anime della maggioranza. Il “governo politico di alto profilo” evocato da Firetto combacia, insomma, con i desiderata di molti pezzi della coalizione che all’Ars sostiene il governatore. Ed è per questo che il voto di domenica e lunedì, malgrado la natura locale della sfida, servirà ai partiti della coalizione anche per pesarsi e sedersi al tavolo della trattativa in una posizione più comoda.

Perché malgrado le frenate di Crocetta e l’immancabile sostegno alle sue posizioni arrivato dal “suo” Megafono, la possibilità che dopo il voto si apra la partita per il rimpasto, o almeno un mini-rimpasto, oggi sembra concreta. E non solo perché la stagione estiva è tradizionalmente ideale per questo genere di pratiche. L’impressione è che oggi il governatore abbia perso qualcosa della spinta propulsiva dei primi mesi. Il clima di luna di miele è sfumato, i nodi stanno cominciando a venire al pettine, e il governo è letteralmente assediato da una raffica di emergenze che quotidianamente bussano alla porta di Palazzo d’Orleans. Il cammino della Finanziaria all’Ars ha dimostrato come la giunta non sia del tutto al riparo dalle bizze della sua maggioranza e come su più di una questione i progetti di Crocetta, Bianchi & C. si siano infranti sul muro eretto dai deputati. Che, a partire dal Pd, hanno pubblicamente lamentato uno scarso coinvolgimento nei processi decisionali. Anche se in difficoltà, però, Crocetta fin qui ha dato l’impressione di tenere. Il governatore non cerca la polemica con gli alleati ma non tarda mai a rispondere a tono quando attaccato. E non sembra soffrire più di tanto gli attacchi di fuoco amico dal Pd, rimarcando sempre i suoi buoni rapporti con la segreteria romana del partito.

Attorno ai separati in casa Pd e Crocetta si muovono gli altri attori della maggioranza. Tra questi l’Udc, ridimensionata dall’ultimo test elettorale e dalla fuoriuscita di Leanza e degli altri deputati che lo hanno seguito, ha scelto come miglior difesa l’attacco, chiedendo apertamente il rimpasto. Nella risposta di Crocetta, che sembra sottintendere che lo scudo crociato sia sovrastimato in giunta, si intravede la possibile strada da percorrere dopo le elezioni. Come a dire: attenti, che se rimpasto sarà, i primi a perdere un assessore sarete voi. Se ne riparlerà dopo il voto, che ridefinirà i rapporti di forza interni alla maggioranza.

twitter @salvotoscano1


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