Chinnici: guerriero di libertà |Di Matteo scuote le coscienze - Live Sicilia

Chinnici: guerriero di libertà |Di Matteo scuote le coscienze

Il pm Nino Di Matteo

Il pm della Dda di Palermo ha partecipato all'incontro organizzato dal Movimento 5 Stelle per ricordare il giudice ucciso dalla mafia. "Rocco Chinnici - dichiara - è morto perchè credeva nella Costituzione e nelle leggi credo che tutti dovremmo fare la nostra parte rispettando quelle regole".

AL CORTILE PLATAMONE
di
4 min di lettura

CATANIA – “Rocco Chinnici era un guerriero di libertà”. Parole quelle di Giovanni Coppola che incalzano nei timpani degli ospiti e dei partecipanti all’incontro la Via dell’Antimafia organizzata dal Movimento 5 Stelle di Catania. Il tempo della memoria per un eroe ucciso trucidamente dalla Mafia non si può fermare a Palermo, questa città, quella dei 100 morti ammazzati, ogni anno non può e non deve dimenticare un uomo come il Giudice Chinnici. Il pensiero dei relatori è comune e si muove su questa direttrice: lo strumento del ricordo deve pervadere le coscienze per portarle al “risveglio”. Seduto Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Dda di Palermo. Nel 1996 fece riaprire lui a Caltanissetta l’indagine sull’attentato a Chinnici tredici anni prima. Condanne definitive all’ergastolo pendono sulla testa degli autori di quel delitto. La prima autobomba ad esplodere a Palermo, il primo giudice ad essere ucciso in questo modo.

da Sin. Giarrusso, Di Matteo e Salvi

“Rocco Chinici è una figura significativa non solo per noi magistrati – ha detto il procuratore Giovanni Salvi – ma per tutta la società. Il suo sacrificio ci deve far ricordare sempre che senza uomini come lui Catania nel 2013 non quella che è oggi. Perchè non dobbiamo mai dimenticare che anche se ancora c’è tantissimo da fare nella lotta alla mafia molte battaglie contro Cosa Nostra sono state vinte, e non solo contro la mafia militare ma anche contro quella intrecciata agli interessi economici e politici. E poi dimenticate che questa non è una guerra solo di repressione ma anche culturale che necessità dell’aiuto di tutti – ha ricordato Salvi – Chinnici fu uno dei primi a capire questo, fu infatti uno dei primi magistrati ad andare nelle scuole a parlare di lotta alla criminalità. Il Giudice Rocco Chinnici aveva il fuito del grande investigatore, possedeva l’intuizione, qualità che lo hanno portato a istituire il pool antimafia. Una svolta organizzativa che ha rivoluzionato rendendo più incisive le indagine su Cosa Nostra”.

Senza paura Chinnici arrivò a Palermo consapevole dei rischi in cui incorreva ricoprendo il ruolo che era stato assegnato a Cesare Terranova, ucciso proprio pochi giorni prima di sedersi sulla sua nuova poltrona. Questo particolare lo ricorda Il Senatore Mario Michele Giarrusso, membro della Commissione Antimafia e Giustizia, e anch’egli relatore all’incontro. Il portavoce dei 5 Stelle illustra anche la grande iniziativa portata avanti dal Movimento. E’ stata infatti organizzata una petizione per intitolare una strada di Catania a Rocco Chinnici. “Non pensavamo di raccoglierei così tante firme – ha dichiarato il Senatore e, poi, rivolgendosi al Sindaco Enzo Bianco seduto in prima fila – al termine dell’incontro le consegneremo la petizione affinchè Rocco Chinnici possa essere commemorato nel modo più meritevole anche in questa città”.

Quando Nino Di Matteo prende la parola la sala si muove in un moto perpetuo di concentrazione. Gli uomini della scorta non perdono un movimento del magistrato palermitano che ha bisogno di schiarirsi la voce in alcuni passaggi del suo ricordo a Rocco Chinnici. “Nel 1983 ero uno studente di Giurisprudenza – ha detto scusandosi se parlava di se per un momento il magistrato palermitano – ed avevo 21 anni e quello che accadde scosse la mia storia e quella sensazione mi ha accompagnato fino al 1996 quando a Caltanissetta riaprimmo il caso sull’attento a Rocco Chinnici”. La prima strage di matrice terroristica della Mafia, i prossimi sarebbero stati i giudici “allievi” Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Giovanni Chinnici

In prima fila accanto al sindaco Bianco e al comandante dei Carabinieri Alessandro Casarsa il figlio del giudice ucciso dalla Mafia Giovanni Chinnici. Di Matteo fa parlare il cuore: “E’ importante – dichiara a LiveSiciliaCatania – che ancora dopo trent’anni si ricordi la figura di Rocco Chinnici grande esempio dell’antimafia siciliana, ma non lo dobbiamo ricordare solo perchè fu il padre fondatore del pool antimafia, ma soprattutto perchè è uno dei primi esempi di magistrato che ha capito come la repressione è fondamentale ma non è sufficiente nella lotta alla mafia. Bisogna portare il vento dell’antimafia nelle scuole, nelle fabbriche, parlare con la gente, fare capire quanto sia pericoloso il fenomeno mafioso. La cultura dell’antimafia – conclude – deve partire dal basso”.

E’ un giorno di commemorazione quello di oggi, ma da Palazzo Platamone vuole partire anche un vento di speranza per spezzare anche alcuni sistemi e meccanismi che rifocillano mafie e modi di pensare mafiosi. Quella cultura che parte dal basso, forse deve partire anche dal rispetto delle regole e nell’applicazione di esse. Le istituzioni sono esempio: Rocco Chinnici ha lavorato arrivando a morire a pochi passi dalla sua casa. Chi oggi occupa posti di potere dovrebbe guardare emulando gesti importanti pensando al supremo scopo della posizione che riveste l’interesse pubblico. Forse le parole di Di Matteo porteranno quell’utopia definita “riveglio delle coscienze”.  “Rocco Chinnici come altri magistrati, altri carabinieri, altri poliziotti è morto perchè credeva nella Costituzione e nelle leggi credo che tutti dovremmo fare la nostra parte rispettando quelle regole”.

 

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI