Leanza: "Errori sui precari |Ora approvare il bilancio" - Live Sicilia

Leanza: “Errori sui precari |Ora approvare il bilancio”

Il leader di Articolo 4 critica il governo nazionale e bacchetta l'Udc. Ma ne ha anche per la gestione del governo regionale: "A cosa sono serviti i viaggi della speranza a Roma? Approviamo subito il bilancio e le proroghe: da questi due passaggi dipenderà il nostro rapporto col governo".

L'intervista
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PALERMO – Lino Leanza, leader di Articolo 4, sbotta. E parla di “inutili viaggi della speranza a Roma” che non hanno portato a nulla, criticando il governo regionale e quello nazionale nella gestione della vicenda precari. E prendendo di mira l’Udc, suo ex partito, che esprime “il ministro e i due assessori competenti”. Leanza, da sempre in prima linea su questo tema, invita tutti, governo e Ars, a rimboccarsi le maniche e approvare entro fine anno il bilancio e le proroghe, per scongiurare l’eventualità che 20 mila persone finiscano per strada. Altrimenti, dice senza mezzi termini, Articolo 4 è pronta a sganciarsi dalla maggioranza.

Onorevole Leanza, i sindacati sono in allarme e hanno proclamato una protesta regionale. Sono davvero a rischio i 20 mila precari siciliani o come ha assicurato il governo la situazione è sotto controllo?
“Rispetto a prima cos’è cambiato? È questa la domanda che una persona normale si deve fare. E la risposta è: nulla. Nel 2010 venne fatta una deroga, e allora non c’erano ministri siciliani, e sono state fatte le proroghe per legge. Oggi, invece non c’è stata nessuna deroga, nessuna apertura alla Sicilia”.

I margini per le proroghe ci sono, a suo modo di vedere?
“Ovviamente delle stabilizzazioni quasi non si parla più, perché non so come si potrà praticamente fare sulla base di queste norme. Mi auguro che almeno si possano dare i tre anni di proroga. E anche per questo bisogna comunque inventarsi qualche cosa. A questo punto almeno cerchiamo di garantire le proroghe e dopodiché speriamo che cambino gli interlocutori e che questi capiscano che la Sicilia ha bisogno solo di alcune deroghe e di una buona mano d’aiuto per fare un atto di giustizia”.

Lei sta lamentando scarsa attenzione del governo nazionale verso la Sicilia. Ma si poteva fare diversamente?
“Guardi, leggo adesso, non so se è vero, che nella legge di stabilità hanno dato 115 milioni agli Lsu della Calabria, prorogandoli al 2014. Tanto per fare un esempio. Noi abbiamo perso il primo treno della legge sulla pubblica amministrazione e il secondo treno della legge di stabilità: non penso che la politica nazionale ci abbia voluto molto bene”.

Ma la politica nazionale, come la chiama lei, è fatta anche da siciliani, no?
“Al Senato all’inizio i parlamentari siciliani avevano fatto una battaglia, che poi è andata scemando. A un certo punto hanno perso di vista la Sicilia, lavandosene le mani. Non ho capito a cosa sono serviti i viaggi della speranza di sette, otto, nove fra dirigenti, assessori regionali e altro a Roma”.

Cosa ha sbagliato la Regione?
“Secondo me se un errore commesso da Crocetta è quello di aver creduto che la Regione poteva farcela con l’aiuto dello Stato. Col cerino in mano adesso ci resta la Regione, bisogna fare una grande lotta, una grande protesta, perché il tema entri nell’agenda del governo nazionale”.

Qual è l’obiettivo per l’immediato?
“Intanto fare tutto il possibile per le proroghe. Oggi litigano tutti, anche all’interno dello stesso partito. Quindi, primum vivere. Applichiamo la circolare ministeriale e scriviamo il meno possibile in questa norma. E poi capiamo cosa si può stabilizzare e non umiliamo più i lavoratori. Dopo tutto questo, mi auguro con tutto il cuore che la soluzione si trovi nei prossimi anni”.

Ma servirebbero normative diverse, perché a detta dei sindaci sulla base di queste norme le stabilizzazioni sono una chimera.
“La lotta bisognava farla a Roma. Il governo ha creduto a Roma e non ha avuto risposte”.

Sta accusando il ministro D’Alia?
“Guardi, io dico questo: viaggi, rassicurazioni, incontri con i sindacati… Non penso che a Roma, sette-otto persone capivano tutti il contrario di quello che gli veniva detto. C’è qualcosa che non ha funzionato in questo rapporto”.

La Sicilia però ha perso del tempo. E dal 2010 a oggi avrebbe potuto far qualcosa, no?
“Il governo nazionale dice che dopo le proroghe non s’è fatto nulla. Vorrei ricordare che nel 2011 diverse migliaia di precari, 4.500 per l’esattezza, sono stati stabilizzati, in tanti Comuni”.

Ancora il governo nazionale…
“C’è un’anomalia: in questa vicenda ci sono due assessori e un ministro che fanno parte dello stesso partito. E questo non si può non notarlo. Ad ogni modo, il governo Crocetta venga in Aula il prima possibile a dirci quello che c’è da fare. Tutti insieme dobbiamo trovare la soluzione perché il 31 dicembre tutto può succedere tranne che 20 mila persone utili e importanti per la pubblica amministrazione restino a casa”.

A questo punto è necessario approvare il bilancio entro il 31 dicembre?
“Questa emergenza ci deve indurre tutti quanti ad approvare subito il bilancio e risolvere questa emergenza come altre. Qui si è persa una grande occasione. Si fa finalmente una legge nazionale per uscire dal precariato, c’è un ministro che conosce bene la vicenda siciliana, e alla fine si partorisce il topolino, e la proroga passa già come un grande miracolo. Ci sono forze politiche super rappresentate nel governo, io penso che oggi devono dar conto di quello che è stato fatto. Intanto, però, approviamo legge di stabilità, proroga per i precari, decreto Monti e riforma delle province. Rimbocchiamoci tutti le maniche”.

Questa vicenda può avere dei risvolti nei rapporti politici all’interno della maggioranza?
“Noi di Articolo 4 guarderemo a questo ddl sui precari e alla legge di stabilità, che deve essere di rigore e di sviluppo, come una verifica nei nostri rapporti col governo. O arrivano i risultati o siamo pronti alla lotta. Su questi temi non facciamo sconti a nessuno”.


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