Crocetta spacca i partiti, | ma rischia all'Ars - Live Sicilia

Crocetta spacca i partiti, | ma rischia all’Ars

Le scelte del governatore creano scompiglio tra gli alleati. Domani D'Alia incontrerà il presidente e il gruppo del Pd, attraversato da profonde tensioni, si riunirà col segretario Raciti. Fibrillazioni anche dentro Articolo 4 e nei Drs. In questo clima arriva a Sala d'Ercole la manovra-bis.

PALERMO – Ci risiamo. Il copione del presidente “spaccapartiti” torna in scena. Dopo Raffaele Lombardo, che di quella strategia fece il leitmotiv della seconda fase della sua presidenza, tocca a Rosario Crocetta. Che con la sua mossa a sorpresa sui manager della Sanità ha sparigliato, creando un terremoto nella maggioranza.

Le scosse più forti hanno coinvolto certo l’Udc, primo bersaglio del governatore, che oggi ha nei fatti licenziato l’assessore Patrizia Valenti. Che ha subito ricevuto cori di solidarietà dal suo partito. La rottura è dietro l’angolo? Domani potrebbe essere il giorno giusto per capirlo. I centristi riuniranno il gruppo parlamentare alle 15. Prima però, alle 13, a Palazzo d’Orleans, Gianpiero D’Alia, il segretario Giovanni Pistorio e il capogruppo Lillo Firetto incontreranno il governatore. Sarà l’occasione per ricucire o per rompere definitivamente. Malgrado le dichiarazioni ufficiali vadano nel verso opposto, l’impressione è che una certa voglia di rottura ci sia da entrambe le parti.

Ma i boatos di Palazzo raccontano che su questo, le opinioni nel gruppo dello scudocrociato sarebbero variegate. Con i centristi divisi tra un’ala dura, pronta al divorzio, e una più propensa al dialogo. Voci che circolano fuori dal partito: dal di dentro, invece, si professa granitica unità. Ma la divisione è stata evidente all’interno della delegazione dei centristi in giunta, con la Valenti che ha disertato la riunione e Dario Cartabellotta ed Ester Bonafede che invece vi hanno preso parte.

Crepe profonde nel Partito democratico. Se da Davide Faraone sembra arrivare una sponda romana a Crocetta, il segretario Fausto Raciti, sostenuto sia da Faraone sia dai crocettiani alle primarie, ha optato per la linea durissima, in sostanziale continuità con il suo predecessore Giuseppe Lupo. La nomina dei manager non concordata con i partiti ma con “il cerchio magico” del presidente, ha attaccato Raciti, non è piaciuta alla segreteria del partito. Che domani mattina alle 11 riunirà all’Ars il gruppo parlamentare, parteciperà anche il segretario, per affrontare la questione dei rapporti con il governo. E trovare una exit strategy che porti a un chiarimento e allo sblocco della pratica del rimpasto.

Di mezzo c’è sempre la spada di Damocle della lista delle Europee dove non ha trovato posto la candidatura di Beppe Lumia. Nel Pd raccontano che Faraone abbia cercato di “salvare” il senatore termitano, favorevole a una sua presenza in lista. Ora solo Roma potrebbe sovvertire la decisione della direzione nazionale, concedendo la deroga a Lumia, ma sconfessando i vertici regionali del partito, in primis il neosegretario. Ma ovviamente gli effetti della nuova e improvvisa sintonia tra Crocetta e Faraone sono già evidenti nell’Isola. E anche in questo caso, sembra giocare un ruolo di primo piano la “vicenda manager”: ““Davide Faraone – ha detto ad esempio il parlamentare Mario Alloro, vicino a Mirello Crisafulli – deve decidere se fare il dirigente nazionale del Partito Democratico o il capocorrente pronto ad accordi di bassa cucina, magari stretti sulla nomina di un manager amico. Le recenti dichiarazionidi Faraone a proposito delle scelte del presidente Crocetta – aggiunge Alloro – non rispecchiano in alcun modo la posizione del Pd siciliano assunta quasi ad unanimità dagli organismi del partito. Un partito che finora si è sempre comportato lealmente nei confronti del governo regionale – conclude Alloro – e che adesso credo debba essere consultato in merito al percorso intrapreso dal presidente Crocetta, coinvolgendo i circoli, la base e i suoi organismi dirigenti”.

Ma le fibrillazioni nella maggioranza non si limitano a Pd e Udc. Nei Drs c’è ancora un “caso Forzese”. Il deputato catanese che fortissimamente vuole entrare in giunta oggi era a Palazzo d’Orleans ad applaudire il presidente col quale si è intrattenuto per qualche minuto, prima di incontrare i compagni del gruppo parlamentare. Un gruppo dal quale, però, Forzese potrebbe uscire. E anche in questo caso le vicende degli ultimi giorni sembrano giocare un ruolo essenziale: le trattative sul rimpasto infatti avrebbero portato in giunta, come espressione dei Drs, Maurizio Croce e non Antonio Fiumefreddo, assai gradito proprio a Forzese, al contrario del resto del gruppo. L’ex presidente della commissione Affari istituzionali, così, oggi ha accolto con soddisfazione l’idea della nascita di un “governo del presidente”. “Ritengo che si debba dare un mandato pieno al governatore affinché alle fibrillazioni dei partiti si prediliga la formazione di un ‘governo del Presidente’ con la presenza di uomini e donne dal profilo altissimo ed intangibile”.

E qualche perplessità attraversa anche Articolo 4. Anzi, persino la voce di qualche possibile defezione. Tanto che stasera Lino Leanza si vedrà con il gruppo parlamentare per fare il punto sulla situazione. Le ultimissime mosse del presidente non avrebbero troppo convinto il leader di Articolo 4. Ma anche all’interno del suo gruppo non mancano i malumori. C’è un problema di natura generale, innanzitutto: mentre il presidente, anche nella recente nomina dei manager, ha comunque salvaguardato qualche direttore generale gradito all’Udc, nessuna forma di “riconoscimento” è stata riservata al gruppo che nel frattempo ha messo insieme la bellezza di dieci deputati all’Ars. E in questo quadro, le recenti nomine rischiano di gettare ulteriore benzina sul fuoco. I deputati Paolo Ruggirello e Pippo Currenti sarebbero tra i più scontenti. Il primo, che non avrebbe gradito la conferma di De Nicola a Trapani (ma Ruggirello smentisce questa ricostruzione: “Ho anche fatto le mie congratulazione al nuovo direttore generale”), avrebbe sussurrato a qualche collega di essere pronto a lasciare il gruppo.

Tutte tensioni che non potranno che trasformare Sala d’Ercole in un vero e proprio Vietnam. In commissione inizierà l’analisi su una complicatissima Finanziaria bis, e in questo contesto, il presidente della Commissione, Nino Dina (Udc) ha già preso posizione al fianco di Patrizia Valenti dopo la “defenestrazione” operata da Crocetta. E in quei giorni bisognerà anche lavorare al mega-mutuo che era già stato fortemente criticato in un’Aula che qualche giorno fa sembrava un po’ più compatta di adesso. Già, adesso i “frammenti” dei partiti rischiano di trasformarsi in schegge impazzite. Rendendo difficile, molto difficile la vita al vecchio e al nuovo governo Crocetta.


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