Nel Pd si va alla resa dei conti - Live Sicilia

Nel Pd si va alla resa dei conti

Neanche il tempo di festeggiare e nel Pd siciliano si rimettono i guantoni. La sconfitta della candidata di Crocetta indebolisce il governatore. Che invita tutti all'unità. I suoi avversari non vogliono fare sconti. Ma tra gli alleati c'è chi non vuole più saperne di beghe

PALERMO – Non ha aspettato nemmeno l’ora di pranzo Fausto Raciti. Il segretario del Pd, esponente dell’area messa alla porta da Rosario Crocetta alla nascita del suo nuovo governo, si è subito fatto sotto per presentare il conto al governatore, uno degli sconfitti di questa tornata elettorale. “Con questo voto è finito il crocettismo come schema politico, è finita l’idea che dal governo si organizzi il consenso, che dal governo si tratti coi singoli parlamentari per guidare la Regione”, ha detto Raciti, invitando Crocetta a trarre le conseguenze del voto. Quali? Si vedrà, intanto i “cuperliani” non escludono niente, nemmeno la sfiducia. Punto e a capo, insomma. Nemmeno lo stratosferico successo firmato da Matteo Renzi è servito per riportare la pace nel dilaniato Partito democratico isolano. Nel quale, invece, spirano venti da redde rationem.

Rosario Crocetta è rimasto in silenzio fino alle 16,30. Il governatore si era speso moltissimo per la “sua” Michela Stancheris, mobilitando la macchina della Regione, tra grand commis e altri pezzi di Palazzo. Tutto vano. L’assessore al Turismo è finita addirittura quinta, battuta anche dall professore “anti-Crocetta” Giovanni Fiandaca. Uno smacco, che aveva avuto come presagio i fischi colonna sonora degli ultimi comizi del governatore.

Solo a metà pomeriggio il governatore ha rotto il silenzio: “Queste elezioni le ha vinte il Pd e Renzi, non certamente le sue correnti. Anzi: i tre eletti nella circoscrizione Sicilia-Sardegna sono espressione soprattutto di un voto d’opinione, e solo in parte di apparato. Ora spero che il Pd sappia ritrovare l’unità, per essere un elemento fonte di stabilità e di governo della Sicilia in una situazione drammatica”.

Toni bassi, insomma. resta il fatto che Crocetta a queste elezioni è voluto andare alla conta. Gli è andata male. Adesso i suoi avversari presentano il conto. Tentando però di mascherare un dato generale, che vede non solo quella del governatore, ma tutte le correnti sconfitte alle urne. Anzi, si può dire che sia proprio questo il dato che emerge con più chiarezza dal risultato del Pd: la bocciatura delle liti e dei litiganti. A spuntarla sono stati proprio i candidati rimasti fuori dalla rissa, cioè il sardo Soru, estraneo alle beghe sicule, la capolista Chinnici che si è ben guardata dal farsi mettere in mezzo, mantenendo un profilo alto e trasversale, e Michela Giuffrida, candidata di Lino Leanza, indiscutibile vincitore di questa tornata elettorale. Gli altri, gli alfieri delle correnti, restano a casa. Ha fatto bene ma non ha sfondato il candidato spinto dai cracoliciani, Giovanni Fiandaca, e sono rimasti indietro gli uomini di Davide Faraone e Giuseppe Lupo, cioè Marco Zambuto e Giovanni Barbagallo.

Eppure, l’antifona non sembra essere ancora chiara dalle parti di via Bentivegna. Raciti è tornato all’attacco senza perdere un attimo. E anche Antonello Cracolici ci ha subito messo il carico, dicendo che la maggioranza del Pd “ha disconosciuto Crocetta”. Chi ha invitato tutti a chiudere la fase delle polemiche e a guardare avanti è stato Giuseppe Lupo: “Il successo del Pd in Sicilia è merito di Matteo Renzi. Adesso smettiamola con gli scontri interni e lavoriamo per riunire il partito attorno al suo progetto di cambiamento del paese”.. E analogo invito alla pace è giunto dal capogruppo Baldo Gucciardi. E se Concetta Raia chiede al governo di cambiare rotta, Fabrizio Ferrandelli già invoca una nuova leadership: “Abbiamo adesso il compito di costruire qui una nuova leadership che guardi al futuro – dice il deputato renziano -. Dobbiamo ridare fiducia ai siciliani, ai palermitani, occupandoci di cose concrete e soprattutto dobbiamo lasciarci alle spalle un passato di divisioni, risse e metodi da prima repubblica”.

Le premesse per riaprire da subito la stagione dei litigi ci sono tutte. E l’esperto Lino Leanza lo ha molto chiaro. Tanto da mettere subito le mani avanti: “Facciamo un passo indietro rispetto ai litigi e pensiamo a costruire un progetto e un programma, per dare il diritto al lavoro a tutti i siciliani. Sosterremo questo governo Crocetta a una condizione: non staremo a guardare ancora le liti continue che ci sono state, siamo pronti a fare un passo indietro togliendo il sostegno al governo regionale, se continuano le liti”.

Questa l’aria che tira a Palazzo alla vigilia della grande mobilitazione di domani degli orfani dello stipendio. E in vista di passaggi d’Aula delicatissimi da cui dipenderà il futuro prossimo della Sicilia. Anche per questo l’euforia da 40 per cento che riempie i cuori dei democratici in Italia, al di qua dello Stretto sembra avvertirsi un po’ meno.

 

 


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