Barbagallo: "Articolo 4 decida |le furbizie non mi appartengono" - Live Sicilia

Barbagallo: “Articolo 4 decida |le furbizie non mi appartengono”

Il sindaco di Trecastagni, non eletto alle europee perché "tradito" dal Pd, non le manda a dire. Ecco cosa ne pensa di Articolo 4, Bianco, Crocetta, Fausto Raciti, e delle sconfitte del Pd in provincia di Catania.

Partito democratico
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CATANIA- Giovanni Barbagallo, sindaco di Trecastagni, uomo di “partito” del Pd, colonna portante dei democratici alle falde dell’Etna, è stato il candidato per il quale, ufficialmente, si erano impegnati tutti. A conti fatti, se gli esponenti di punta catanesi e regionali non avessero mentito, Barbagallo avrebbe rischiato di superare la Chinnici, e invece, “tradito” dal segretario regionale e da quello catanese, come ama sottolineare è stato condannato a superare, con le proprie forze e con quelle di pochi amici, le 50mila preferenze. Adesso si concentra sul futuro, prima, però, bisogna rileggere ciò che è accaduto.

Che ruolo ha Articolo 4 in questa fase?
Il contributo di ARTICOLO 4 sul piano elettorale è stato significativo. Il problema è canalizzare questo apporto su contenuti, sulle cose da fare e sui problemi da risolvere. Io sono per le posizioni chiare: gli opportunismi e le furbizie non mi appartengono. Se loro condividono il programma del Partito democratico sono ben accetti, se devono portare avanti una posizione esterna finalizzata alla valorizzazione del loro movimento, credo che il Pd deve fare una riflessione.

Lei non è stato eletto perché c’era Michela Giuffrida?
Io non sono stato eletto perché c’è un partito che non riconosce la serietà e la coerenza dei propri quadri dirigenti. Michela Giuffrida poteva prendere i 90mila voti che ha preso, ma era alla mia portata un risultato superiore a quello della Giuffrida, bastava che i deputati del Pd, che sono 17, in parte mi avessero sostenuto. Come è stato ad Articolo 4 con la Giuffrida, io, esclusi alcuni consiglieri di Bianco, non avevo nessuno che mi sosteneva. Il problema sono i rapporti di forza, la mia elezione non poteva scaturire con il quadro di sostegno che avevo.

Quindi lei è stato boicottato dal partito?
Io dal partito non ho avuto nulla. Mi avevano detto che ero il candidato del partito e alla fine sono diventato il candidato di una corrente. Se lo avessi saputo all’inizio non mi sarei candidato. Io confidavo che il Pd avrebbe fatto eleggere l’unico deputato uscente al di sopra delle correnti. Speravo che i deputati di Cuperlo e Renzi convergevano sul mio nome.

Chi l’ha delusa?
Mi ha deluso il segretario regionale e quello provinciale di Catania. La mia candidatura l’aveva chiesta il partito.

Come risolverà questa vicenda?
Io continuerò ad essere un uomo del Pd, forse altri non lo sono mai stati.

A livello locale che aria tira nel Pd?
A Catania stiamo andando malissimo, abbiamo perso al ballottaggio di Acireale, abbiamo fatto una brutta figura a Motta, ci vorrebbe una riflessione seria, soprattutto sui dirigenti di questo partito.

Lei cosa propone?
Un accordo su un’idea di regione diversa. O il Pd è in grado di indicare 4-5 opportunità e su queste costruire la convergenza, oppure il Pd perde una grande occasione.

Crocetta come sta governando?
Ha fatto bene sulla legalità, deve fare un salto di qualità sulle politiche dello sviluppo.

Per passare dalle parole ai fatti cosa bisogna fare?
Io non sono per mettere in crisi Crocetta, ma per rafforzare l’unico presidente che è stato proposto dal Pd. al di là dei limiti che ci possono essere nell’azione di governo, noi dobbiamo fare quadrato e trovare una sintesi per non far fare una brutta figura al governo di centrosinistra che abbiamo scelto noi. Tutte queste manovre, crisi, minacce di dimissioni o di elezioni anticipate, mi sembrano pretesti per alzare il prezzo. Mi sembra che sia più coraggioso spendersi per questa regione a sostegno del presidente del Partito democratico.

Il Megafono?
Anche questa è una posizione che io mi auguro venga chiarita presto. Noi possiamo avere movimenti che stanno fuori dal Partito democratico, ma non organismi che spuntano quando conviene. Ci vuole un partito che abbia una fisionomia chiara.

A Catania come va Bianco?
Sta cominciando ad operare, nei primi mesi ha affrontato e risolto le emergenze, non ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi in 10 mesi. Con Bianco Catania va verso la giusta direzione e penso che nei prossimi anni ci sarà un rilancio positivo.

Cosa propone al Pd etneo?
Il gruppo dirigenziale si deve interrogare sul flop alle amministrative mentre il risultato delle europee è stato influenzato dal contributo di Articolo 4. In Sicilia non c’è stato un effetto Renzi. Se guardiamo i dati in maniera oggettiva abbiamo raccolto 10 punti in meno. Si può costruire una stagione, ma non il futuro se non c’è la classe dirigente.

Il Pd ha fatto da treno per dare un passaggio a chi è stato eletto?
Il Pd ha fatto l’errore che già aveva fatto in passato: ha consentito di essere eletti a candidati che non simpatizzano per il Pd. La mia non è una reazione post elezioni, sono appagato di quello che ho fatto, in politica si può vincere o perdere, io amo fare il sindaco di Trecastagni.


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