Province, nomine a rischio | per i fedelissimi-commissari - Live Sicilia

Province, nomine a rischio | per i fedelissimi-commissari

Le norme "anticorruzione" e il recente decreto Renzi sui funzionari in pensione mettono in discussione la designazione delle nuove guide dei Liberi consorzi. E del resto già in un caso, quello di Antonio Ingroia, l'Autorità garante aveva "bacchettato" la Regione.

PALERMO – Norme anticorruzione, decreto Renzi, rapporti fiduciari. Sulle nomine dei nuovi commissari delle Province si allungano già le ombre dell’illegittimità. Il presidente della Regione ha scelto in molti casi dei “fedelissimi”. Ma proprio questo fatto potrebbe rendere quelle designazioni “rischiose”. In particolare, ma per motivi diversi, quelle di Dario Cartabellotta e Ignazio Tozzo a Ragusa e Trapani, e quelle di Giulio Guagliano e Alessandra Di Liberto a Caltanissetta e Agrigento.

Nei primi due casi, quelli cioè riguardanti i dirigenti generali della Regione, è proprio il ruolo di capodipartimento a rendere le nomine soggette al rischio “illegittimità”. Il decreto legislativo 39 del 2013, meglio conosciuto come il “decreto anticorruzione”, infatti, disciplina i motivi di incompatibilità e inconferibilità delle nomine nella pubblica amministrazione. In particolare, l’articolo 11 si occupa dei casi di “incompatibilita’ tra incarichi amministrativi di vertice e di amministratore di ente pubblico e cariche di componenti degli organi di indirizzo nelle amministrazioni statali, regionali e locali”. Uno dei commi di questo articolo spiega chiaramente che gli “incarichi amministrativi di vertice” (per intenderci, quelli di dirigente generale e segretario generale) sono incompatibili con la “con la carica di componente della giunta o del consiglio di una provincia”. Le Province, nel frattempo, in Sicilia sono diventati liberi consorzi. Ma il commissario assume in sé proprio le funzioni di componente sia della giunta che del consiglio. È, quindi, l’organo di indirizzo politico dell’ente. Che, spiega sempre il dl “anticorruzione”, può essere formato da persone individuate “in via elettiva o di nomina”. Il fatto, quindi, che i commissari siano “nominati” piuttosto che eletti, non cambierebbe molto le cose.

E del resto, la norma in questione poggia anche sul buon senso. I dirigenti generali, infatti, sono i dirigenti responsabili “di tutti gli atti che impegnano la Regione verso l’esterno”. Pagamenti, concessioni, autorizzazioni dei singoli rami di amministrazione, passano dalla firma del dirigente generale. Così, il dubbio è legittimo: se il commissario della Consorzio di Ragusa è anche il direttore del dipartimento Pesca, come si comporterebbe nel caso in cui l’ente locale dovesse far valere i propri diritti nei confronti di quel ramo dell’amministrazione? Insomma, il commissario avanzerebbe le proprie rimostranze al dirigente generale, cioè sempre alla stessa persona? Lo stesso, ovviamente, avverrebbe nel caso in cui il commissario della Provincia di Trapani Ignazio Tozzo dovesse “dialogare” col dipartimento dell’Osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Sanità. Insomma, il dirigente dovrebbe “discutere” con se stesso.

A dirla tutto, su Cartabellotta aleggia lo spettro della “doppia illegittimità”. Sempre il decreto anticorruzione prevede che “a coloro che nei due anni precedenti siano stati componenti della giunta o del consiglio della regione che conferisce l’incarico”, non possano essere conferiti “gli incarichi amministrativi di vertice della regione”. Insomma, anche la nomina di Cartabellotta a dirigente generale della pesca arrivata qualche mese fa (e per un periodo anche ad interim al Lavoro) si scontrerebbe con i principi sanciti dal decreto. A questa, si aggiungerebbe, ma sulla base dell’altro articolo, appunto, la possibile inconferibilità della nomina di commissario.

Ma i dubbi sul possibile conflitto di interessi legato a queste ultime nomine, affiorano anche dalla scelta di Giulio Guagliano e Alesandra Di Liberto. Il primo è il capo di gabinetto del presidente della Regione. La seconda pure. Ma dell’assessore all’Energia, che è sempre Rosario Crocetta. In attesa dell’insediamento (non ancora formalizzato) di Vania Contrafatto, infatti, l’interim dell’assessorato all’Energia è in mano al governatore. Che durante questo breve “interregno” ha scelto il capo di gabinetto: Alessandra Di Liberto, appunto. E anche qui, ecco il dubbio: quali interessi cureranno questi commmissari? Quelli della Provincia in cui sono stai inviati (Caltanissetta e Agrigento) o quelli della Regione, con la quale hanno stipulato (nella figura di Crocetta, appunto) dei contratti di natura fiduciaria, come sono quelli di guida degli uffici di staff. Potrebbe mai, insomma, quel commissario tradire “la fiducia” del presidente?

E infine, ecco la questione riguardante i pensionati. In occasione della legge di proroga dei commissariamenti, infatti, passò la “linea Cracolici”. Un emendamento che, tra le pieghe dell’articolo, faceva riferimento al rispetto di tutte le norme in vigore. Tra queste, si fece espressamente riferimento nella seduta d’Aula in cui si approvò il testo, anche il “decreto Renzi” che vieta l’attribuzione di incarichi a funzionari in pensione. È il caso di Giuseppe Romano, al vertice del Consorzio di Catania. “Lo farà a titolo gratuito”, ha spiegato Crocetta. Ma anche in questo caso, la giustificazione potrebbe non bastare. E del resto, già in passato sulle nomine dei commissari si era già espressa l’Autorità anticorruzione, bocciando quella di Antonio Ingroia alla Provincia di Trapani.


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