Cardinale, il creatore di partiti |Da Mannino a Renzi in prima fila - Live Sicilia

Cardinale, il creatore di partiti |Da Mannino a Renzi in prima fila

Ritratti da Palazzo. Prima puntata – L'ex ministro è pronto a battezzare con Guerini la nuova creatura centrista. Dalla Dc alla rottamazione, passando per Mastella, storia di un evergreen della politica siciliana.

Non varca la soglia di un Parlamento, almeno da onorevole, dal 2008. Eppure, Salvatore Cardinale, Totò per gli amici, sta ancora lì, a dar carte nella politica siciliana. Che ha attraversato in lungo e largo per decenni, rinascendo a più riprese sempre orgogliosamente democristiano. Orgoglio che Totò Cardinale da Mussomeli porta oggi in dote a Matteo Renzi, sotto le cui insegne è passato da tempo in forza del “patto dei ricci” siglato in un ristorante palermitano tra una portata di pesce e un’altra col luogotenente renziano nell’Isola, quel Davide Faraone punto di riferimento delle sue truppe. Che all’Ars sono sempre più robuste, ora che al suo Pdr (acronimo che è poi l’evoluzione del precedente Drs, dove le costanti “d” e “r” stanno per democratici e riformisti) si sono aggiunti i deputati di Sicilia democratica, movimento orfano di Lino Leanza. Un plotone di parlamentari regionali, per lo più eletti nelle liste che si opponevano a Crocetta, zompati chi prima e chi dopo, ma tutti con notevole rapidità, sul carro del vincitore.

Transfughi direbbe qualcuno. “Mercenari”, si spinse a dire tempo fa il leader dell’Udc Gianpiero D’Alia, scatenando la prevedibile polemica. Dalla quale Cardinale, con la sua democristianissima dialettica, certo non sfugge. Ma che non è la sua disciplina preferita. Perché il politico di Mussomeli è uomo di pace. Mediatore, infaticabile tessitore di trame, dispensatore di consigli, per un bel pezzo Rosario Crocetta ha ricorso ai suoi suggerimenti, prima che qualcosa si rompesse tra i due, complice l’avvicinamento di Cardinale al nemico numero uno di Saro, appunto Faraone.

E dire che vicinanza geografica tra Gela e Mussomeli a parte, era difficile immaginare due politici più lontani di Crocetta e Cardinale. Il comunista fin troppo loquace innamorato della retorica della “rivoluzione” e il democristiano navigato e sagace, che soppesa ogni parola prima di darla alle stampe. Eppure tra i due, nel primo scorcio di legislatura, il legame è stato robusto. In qualche modo anche questo in perfetta continuità con la precedente legislatura, quando Cardinale era stato, con il tandem Beppe Lumia-Antonello Cracolici, il promotore del patto dello scandalo tra Partito democratico e Raffaele Lombardo. All’epoca, il politico di Mussomeli vestiva i panni del padre nobile della corrente postdemocristiana del Pd. “Innovazioni” si chiamava. La corrente non c’è più, i suoi pezzi da novanta, Francantonio Genovese e Nino Papania, sono usciti di scena, persino dei peones s’è persa traccia. Ma Totò Cardinale no, lui è rimasto. E d’altro canto, la fine di una corrente è acqua fresca per uno che è sopravvissuto, e alla grande, alla fine della Dc.

Nello scudo crociato, Cardinale era vicino a Lillo Mannino, sinistra del partito. Dopo lo spiaggiamento della Balena bianca, e la diaspora dei suoi, Totò diede vita prima al Ccd con Pierferdinando Casini, poi con Clemente Mastella all’Udeur, appendice di estremisti centristi nel variopinto centrosinistra prodiano. Perché Cardinale i partiti non li cambia, li fonda. In quegli anni, premier Massimo D’Alema, divenne ministro delle Telecomunicazioni, carica che ricoprì per un triennio, durante il quale in Sicilia i call center fiorirono come i peschi in aprile. Tra i fondatori della Margherita, partecipò alla nascita del Partito democratico, del quale fa parte tutt’ora. Nel 2008 lo statuto del partito bloccò la sua ricandidatura. Nessun problema, per un Cardinale che esce da Montecitorio ne entra, con le liste bloccate, un’altra, la giovane figlia Daniela (“donna Cardinale” c’era scritto nello specchietto della lista fino alla sera prima, poi il colpo di scena), che alla Camera si rivela uno dei deputati dem più presenti.

Ma fuori da Montecitorio, Cardinale ha continuato a fare politica da protagonista, dividendosi tra Roma e il suo buen retiro di Mussomeli, dove si diletta a cucinare anguille e conigli. Proprio su mandato della segreteria romana del Pd (all’epoca bersaniano), tiene sempre a ricordare, Cardinale si spende in Sicilia per allargare il centrosinistra a quei pezzi di mondo cattolico e laico di centro poco inclini a rimanere in un centrodestra in caduta libera. Nascono così i Democratici riformisti, contenitore che raccoglie all’Ars pezzi di vecchio centrodestra e che si siede al tavolo della maggioranza ottenendo un posto in giunta, che al momento è appannaggio di Maurizio Croce.

Il plotoncino democratico-riformista, rinforzato dallo sposalizio con gli eredi politici di Leanza, oggi marcia sotto le insegne renziane e dovrebbe servire alle prossime elezioni a sfondare al centro per aiutare il Pd a raggiungere il fatidico premio di maggioranza previsto dall’Italicum, impresa che stando agli ultimi sondaggi appare comunque proibitiva.

Ma Cardinale non si scoraggia. “L’importante è fare buone liste”, spiega sempre ai suoi interlocutori. E per metterle su, la sua specialità è da tempo quella di “allargare i confini”. Lo faceva già ai tempi dell’Udeur, che accoglieva fuoriusciti forzisti. E nel 2007, agli albori del Pd, l’ex ministro vaticinava ad I love Sicilia “Porte aperte per le anime riformiste e liberali, siamo convinti che in tanti in Sicilia, delusi dalla Cdl, vorranno far parte del nostro partito”.

Il suo iperattivismo gli ha procurato anche qualche dissapore. Fausto Raciti dopo le amministrative (in cui il candidato dell’ex ministro perse in casa a Mussomeli) sparò a zero sul suo Pdr, che aveva corso contro il Pd qua e là. Cardinale, che quando Raciti entrava all’asilo sedeva già a Montecitorio dopo essere stato sindaco di Mussomeli e segretario Dc a Caltanissetta, in quell’occasione rispose senza scomporsi più di tanto: “A Raciti dico con la massima tranquillità che quest’ossessione sul fatto che noi poi vogliamo posti in lista alle Politiche va superata. Nell’Italicum ci sono le preferenze, se noi siamo residuali come dicono sicuramente i candidati del Pd non hanno niente da temere”.

Ora, a benedire la sua nuova federazione centrista è atteso nientemeno che il numero due di Renzi, Lorenzo Guerini. Il battesimo è fissato per il 25 settembre. E dopo Ccd, Udeur, Marherita e Pd, sarà questo il quinto partito di cui Totò Cardinale potrà dirsi fondatore.

 (1 – Segue)


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