Morì in palestra| In tre rinviati a giudizio - Live Sicilia

Morì in palestra| In tre rinviati a giudizio

Giuseppe Lena, morto a 20 anni in palestra

Si tratta di Giuseppe Chiarello, palermitano di 40 anni, Roberto Lanza, messinese di 27 anni e Giuseppe Di Paola, titolare 59enne della "New center Body System" di via Stazzone, nella zona di via Oreto, imputati nel processo per omicidio colposo di Giuseppe Lena. Il giovane perse la vita dopo una lezione di arti marziali.

PALERMO – Due di loro si stavano allenando in palestra con Giuseppe, il terzo è invece il proprietario della struttura dove è avvenuta la tragedia. Tutti e tre oggi sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo dal gup Giangaspare Camerini. Si tratta di Giuseppe Chiarello, palermitano di 40 anni, Roberto Lanza, messinese di 27 anni e Giuseppe Di Paola, titolare 59enne della “New center Body System” di via Stazzone, nella zona di via Oreto.

Giuseppe Lena, giovanissimo studente in medicina originario di Cammarata, arrivò in condizioni disperate in ospedale la sera del 10 dicembre di due anni fa. Inizialmente i testimoni parlarono di una caduta accidentale, ma i genitori del ragazzo non hanno mai creduto a questa versione, smentita anche dall’autopsia effettuata dal professore Paolo Procaccianti che aveva evidenziato un forte trauma cranico. La cartella clinica parlava di “danno ipossico-ischemico emorragico causato da un corpo contundente” . Morì tre giorni dopo e i suoi organi – per sua stessa volontà – furono donati. 

Si era iscritto da un mese in quella palestra, voleva imparare le basi delle arti marziali, ma Di Paola, il proprietario della palestra, non sarebbe stato in possesso delle autorizzazioni che permettono la pratica della disciplina Mma, ovvero l’affiliazione al Coni/Figmma, prevista per questa disciplina sportiva. Né sarebbero stati presenti istruttori specializzati.

Oggi all’udienza erano presenti i genitori di Giuseppe, Tonina Di Grigoli, avvocato, e Francesco Lena. Tra le lacrime la famiglia del ragazzo ha nuovamente chiesto giustizia all’uscita del Tribunale di Palermo, dove già all’inizio di ottobre ha ribadito di pretendere la verità. “Ascoltare tante falsità su quello che sarebbe successo a nostro figlio è terribile – dice il papà del giovane – ma abbiamo fiducia nella giustizia, vogliamo credere che la verità su quanto accaduto in palestra verrà a galla. Abbiamo il cuore spezzato, cerchiamo ogni giorno la forza per non scoraggiarci, ma non è semplice. Giuseppe amava la vita, voleva viverla per fare del bene agli altri, ma i suoi sogni sono stati spenti troppo presto”. La prossima udienza è prevista per il 18 dicembre.

 

 


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