Epurazioni interne e guerre tra clan |Ergastolo per Sciuto e Ragonese - Live Sicilia

Epurazioni interne e guerre tra clan |Ergastolo per Sciuto e Ragonese

La sentenza di primo grado della Corte d'Assise di Catania. Biagio Sciuto è stato condannato per l'omicidio di Sebastiano Fichera, mentre Girolamo Ragonese per il delitto di Raimondo Maugeri. Il racconto della lettura della sentenza.

Il processo Revenge 3
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CATANIA – Condanna all’ergastolo per Biagio Sciuto e Girolamo Ragonese. Il verdetto della Corte d’Assise di Catania è arrivato ieri sera alle 22 dopo oltre dieci ore di camera di consiglio. I giudici hanno accolto per i due imputati le richieste di pena avanzate dai pm Lina Trovato e Pasquale Pacifico. Biagio Sciuto è stato indicato come il mandante dell’omicidio di Sebastiano Fichera, ammazzato nel 2008, mentre Girolamo Ragonese è stato accusato di essere il “killer” che ha sparato il colpo mortale contro Raimondo Maugeri, che nel 2009 era il reggente del Villaggio Sant’Agata per la cosca Santapaola. Non sono mancate le reazioni dei tanti parenti durante la lettura del dispositivo da parte del presidente Rosario Cuteri: lacrime, singhiozzi e scene di rabbia nell’aula Serafino Famà.

La sentenza della Corte d’Assise di Catania chiude il processo di primo grado scaturito dall’inchiesta Revenge 3 (il troncone in abbreviato si è già concluso con diverse condanne in appello). L’indagine aveva mandato alla sbarra presunti mandanti e sicari di diversi omicidi di mafia, consumati dal 2001 al 2009. Una pagina sanguinaria della storia di Catania: il clan Cappello Carateddi capeggiato da Sebastiano Lo Giudice aveva dichiarato guerra ai Santapaola. Raimondo Maugeri è stato il primo bersaglio, dopo di lui le pallottole dovevano colpire altri boss e uomini d’onore di Cosa nostra. Non a caso Lina Trovato, nella sua requisitoria, ha parlato di Iano Lo Giudice come “dell’Isis della mafia”. La scia di morte fu fermata dall’imponente azione di polizia giudiziaria che azzerò i vertici del clan Cappello.

L’uccisione di Raimondo Maugeri sarebbe stata decisa durante un incontro a cui parteciparono Lo Giudice, Orazio Privitera e i Martiddina di Piano Tavola che erano transitati dai Santapaola ai Cappello. A quel briefing operativo era presente anche Gaetano Musumeci. A sparare – secondo il racconto dell’ex killer dei Cappello – è stato lo spietato Girolamo Ragonese, detto “il biondo”. L’avvocato Strano Tagliareni nella sua arringa ha evidenziato le discresie delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gaetano D’Aquino e Gaetano Musumeci. Il pm Lina Trovato nelle repliche ha evidenziato come il racconto ha delle sfumature diverse perchè differenti erano i ruoli rivestiti dai collaboratori all’interno dell’organizzazione criminale: “D’Aquino è un reggente – ha chiarito – mentre Musumeci è un soldato e un killer”. Su questo omicidio inoltre ci sono le rivelazioni dei pentiti del clan Santapaola che sono coincidenti – ha evidenziato ancora la magistrata – a quanto detto dagli ex affiliati al clan Cappello. “E come se questo delitto fosse stato registrato da più telecamere” – ha detto Lina Trovato rivolgendosi alla Corte.

L’omicidio di Sebastiano Fichera sarebbe maturato invece in un contesto di epurazione interna al clan Sciuto Tigna. Ianuzzo sarebbe stato ammazzato per ordine di Biagio Sciuto: “U picciriddu” sarebbe diventato un personaggio scomodo alla “famiglia”, che non avrebbe spartito gli introiti della droga con la cosca. Il monte probatorio della Procura si è basato soprattutto sul vasto numero di intercettazioni captate dalle cimici piazzate sulla lapide di Sebastiano Fichera. Ad un certo punto la vedova afferma – riferendosi a Sciuto – che “ci vorrebbe la sedia elettrica”. Una di queste intercettazioni – secondo l’interpretazione dell’avvocato Arduino La Porta – smonterebbe il movente identificato dalla Procura. Sciuto – ha ribadito il difensore – non voleva avere niente a che fare con chi trafficava stupefacenti e lo aveva detto chiaramente alla moglie della vittima.

L’udienza di ieri si è aperta con le repliche di accusa e difesa. Ma prima che la Corte d’Assise si ritirasse in camera di consiglio non è mancato il colpo di scena: Biagio Sciuto ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee. “Sono una vittima dei collaboratori, D’Aquino è un bugiardo – ha incalzato l’imputato – e sta dicendo su di me cose false. E poi volevo dire che c’è un collaboratore che accusa Fichera di aver partecipato alla Strage di Catenanuova ed ho con me gli atti di queste affermazioni. Quindi si vuole coprire qualcosa”. Biagio Sciuto ha affidato i verbali ai giudici insieme a una missiva scritta di suo pugno dove si è professato innocente dalle accuse della Procura. Il pm Pacifico in merito alle rivelazioni di Passalacqua (questo il nome del pentito gestito dalla magistratura di Caltanissetta) ha precisato che “il collaboratore in un secondo momento ha ritrattato le sue affermazioni, accusando un’altra persona del clan Cappello”.

La Corte d’Assise non è stata clemente con i collaboratori di giustizia: 30 anni è la pena inflitta a Gaetano Musumeci accusato di una serie di omicidi: Salvatore Tucci del 2010, Salvatore Gueli nel 2007, l’uccisione, registrata da una telecamera di videosorveglianza, di Orazio Daniele Milazzo, Giacomo Spalletta (ucciso per vendicare la morte di Fichera), Raimondo Maugeri e il delitto di Luca Mario Grillo, del 2001. 16 anni e 9 mesi per Natale Cavallaro per i delitti Tucci e Gueli. 14 anni di carcere per Vincenzo Fiorentino accusato di due delitti del 2001: Orazio Di Pietro e Mario D’Angelo. Condanna a 8 anni e 3 mesi per Gaetano D’Aquino, uno dei testi chiave del processo. E’ stato il collaboratore di giustizia a parlare di un incontro risolutore tra gli “Sciuto” e i “Carateddi” dopo l’uccisione di Sebastiano Fichera, durante il quale lo stesso Sciuto si sarebbe “intestato la paternità del delitto” e avrebbe motivato la decisione come atto di ”epurazione interna al gruppo”.


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