"Persi 100 milioni in 4 anni" | I dati sconfortanti di Almaviva - Live Sicilia

“Persi 100 milioni in 4 anni” | I dati sconfortanti di Almaviva

L'amministratore delegato di Almaviva Contact Andrea Antonelli alla Commissione Lavoro del Senato.

oggi incontro al Mise
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PALERMO – Nel giorno del nuovo appuntamento al Ministero per lo Sviluppo economico sulla vertenza Almaviva, dopo l’annuncio qualche settimana fa della chiusura dei siti di Roma e Napoli e del trasferimento collettivo di quasi 400 lavoratori da Palermo a Rende, l’amministratore delegato di Almaviva Contact, Andrea Antonelli, è stato ascoltato oggi in Senato dalla Commissione Lavoro. “Al mese di settembre 2016, la Società Almaviva Contact deve registrare ricavi ridotti del 50% negli ultimi quattro anni, pari a 100 milioni di euro, mantenendo una forza lavoro di circa nove mila risorse sostanzialmente invariata, a fronte di uno scenario di mercato in continuo deterioramento, in presenza di una crisi del settore che ha comportato la chiusura di almeno quindici aziende negli ultimi diciotto mesi”.

Per resistere alla crisi del settore, Almaviva è dovuta ricorrere più volte al sostegno “del resto del Gruppo (tutte le altre società, in Italia e all’Estero, sono in utile) e degli azionisti (aumento di capitale per oltre 47 milioni di euro)”. “Oggi, l’incremento costante delle perdite, la loro dimensione, nonché i doveri degli amministratori, non permettono più questa possibilità”, spiega Antonelli. È con queste notizie che Almaviva si presenterà all’incontro di oggi al Mise. Una precisa presa di posizione “rispetto a un settore allo stremo, a un contesto di mercato sempre più caratterizzato da crisi generali come conseguenza di leggi sulla delocalizzazione non rispettate e gare pubbliche e appalti privati assegnati con tariffe spesso sotto il costo del lavoro minimo dei contratti nazionali, è necessario agire immediatamente”.

“È il momento di decidere – chiude la nota di Almaviva – se seguitare ad attardarsi su politiche conservative senza speranza e logiche di stampo assistenziale (continuo ricorso agli ammortizzatori evocato dal sindacato come illusoria ricetta universale) o mettere in campo indirizzi di politica industriale, anche dolorosi se è necessario, che sappiano misurarsi con la presa d’atto di un mercato totalmente fuori equilibrio. Elementi di netta discontinuità che affrontino con carattere strutturale la profonda crisi del settore. L’unica alternativa è prevedere modelli e percorsi nuovi in grado di costruire soluzioni stabili per il futuro, che chiamano la responsabilità di imprese, organizzazioni sindacali e istituzioni”.


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