Dalla Scogliera alla Playa |Il volto del degrado ambientale - Live Sicilia

Dalla Scogliera alla Playa |Il volto del degrado ambientale

Iannitti: “Rischio per la salute dei cittadini, il Comune assuma le proprie responsabilità”.

CATANIA – “La nostra è una città sul mare, non una città di mare”: frase paradossale raccolta in luoghi e momenti diversi per spiegare il singolare rapporto tra Catania e la sua costa, da anni e fino ad oggi una delle principali vittime del degrado che, con varie intensità e felici eccezioni, attraversa l’intera area metropolitana. Dalla Scogliera alla Plaia, luoghi classici del turismo balneare etneo, LiveSicilia ha osservato diverse delle più vistose situazioni di disagio ambientale, dialogando con alcuni cittadini incapaci di rassegnarsi. Sulle rocce e nelle acque di Cannizzaro, l’Area Marina di Reperimento “Grotte di Acicastello” (nota come “Le Grottazze”) presenta condizioni quantomeno ambigue.

 

Cumuli di rifiuti abbandonati e servizi igienici vandalizzati

Cumuli di rifiuti abbandonati e servizi igienici vandalizzati

Sebbene periodici interventi di scerbamento suggeriscano un accresciuto interesse istituzionale per il sito, l’abitudine di abbandonarvi rifiuti d’ogni genere non accenna a diminuire. Di abitudine si parla, perché osservazioni svolte in differenti momenti dell’anno evidenziano la tendenza a scaricare lo stesso tipo di spazzatura negli identici luoghi. Così alcune zone dell’area sono adibite ai bisogni fisiologici umani ed animali, in altre si abbandonano bottiglie vuote, altrove sono state ritrovate anche siringhe usate. Sugli scogli l’immondizia più comune proviene dai pescatori: lenze, scatole per le esche, piombini. Ovunque i mozziconi di sigaretta. Tutto ciò è destinato a finire in mare, e quasi sempre a restarci; l’azione di alcuni volontari capaci di dedicarsi alla pulizia del fondale rimane una nicchia nella subacquea cittadina, mancando un vero coordinamento.Appena oltre, allo “Scoglio del gabbiano”, una piccola comunità di bagnanti usa rilassarsi in tutte le stagioni sulle rocce e anche in acqua: sono soprattutto persone di mezza età.

Nulla d’insolito su questo litorale, sebbene il fondale poco distante accolga ormai

Le big bags abbandonate sul fondale

Le big bags abbandonate sul fondale

dal 2014 una condotta fognaria incompleta attorniata da centinaia di “big bags”, i sacchi in materiale sintetico utilizzati in ambiente industriale. “E’ appurato che i sacchi non contengono materiale tossico; l’impatto ambientale non è da sottovalutare ma va contestualizzato nel complesso insieme di disservizi che interessano l’intera città, comprese appunto le acque costiere”, ci ha detto dalla Guardia Costiera il Capitano di Corvetta Fabrizio Colombo. Niente rifiuti tossici, ma il deterioramento di materiali plastici tutt’altro che biodegradabili, tra i quali scarse specie animali tentano di sopravvivere. Si osservano aggirarsi pochissimi pesci, insieme a rare stelle marine, mentre attecchiscono i vermocani, parassiti che negli ultimi anni sono decisamente aumentati. Lo scarico -vicinissimo alla costa- è in piena attività, con un flusso costante di liquame in uscita; chiazze brunastre possono essere osservate anche in superficie nei giorni di mare più calmo. Non è nemmeno da sottovalutare lo stravolgimento che la posa delle big bags ha arrecato al fondale, creando una sorta di scogliera artificiale in mezzo alla quale spuntano travi metalliche e blocchi di cemento.

Spiagge abbandonate all'inciviltà

Spiagge abbandonate all'inciviltà

Sul versante sabbioso le condizioni non migliorano. “Alla Plaia la gente fa il bagno in condizioni inaccettabili per la salute”, afferma Matteo Iannitti di Catania Bene Comune, riferendosi agli scarichi fognari che, anche qui, contaminano i torrenti che sboccano sulla spiaggia. “Qui si raccolgono le acque di scarico dell’aeroporto, di un centro commerciale e di alcuni quartieri”, precisa Marcello Failla della Sinistra Italiana. Di fronte a noi il corso del torrente Fontanarossa ha un aspetto inequivocabile. “Anche in piazza Europa”, prosegue poi Iannitti, “il Comune ha inaugurato un solarium sapendo che sotto si trova uno scarico fognario aperto; peraltro i cartelli col divieto di balneazione sono stati rimossi, a parte uno.

Una situazione analoga interessa i lidi fino a S.G. Li Cuti”. Le soluzioni esistono e sono note alle istituzioni: “Alla Scogliera gli scarichi dovrebbero essere convogliate verso il depuratore di Pantano d’Arci, alla Plaia verso i torrenti più a sud”, espone Failla, “e questo dovrebbe farlo il Comune. Ma avendo delegato a terzi la gestione, i risultati si potranno avere solo a Settembre, a fine stagione balneare. Al momento si attende ancora la gara d’appalto!”. E’ al Comune che si rivolgono le associazioni, perché si realizzi che questa forma di silenziosa convivenza con l’inquinamento acquatico e terrestre non può considerarsi normale. Alla magistratura saranno poi inoltrati i documenti comprovanti tale stato di cose, nella speranza di fermare i responsabili.

La contro-risposta è finora la stessa: in tanti (solitamente legati agli interessi delle strutture balneari) continuano ad affermare che negli scarichi affluirebbero soltanto acque chiare. Ma intanto anche alla Plaia alcune specie animali iniziano ad essere influenzate da queste condizioni ambientali: Giolì Vindigni, esponente del comitato No PUA e attivista del WWF, ha fatto notare come le tartarughe marine, che solitamente scelgono le spiagge etnee per deporre le uova, quest’anno le abbiano invece evitate.

I vecchi edifici di cemento eretti sulla playa

I vecchi edifici di cemento realizzati sulla playa

Eternit, isolanti, detriti di ogni genere, sono del resto disseminati a tappeto attorno alle strutture fatiscenti che intervallano gli stabilimenti balneari. A queste si mescolano edifici d’interesse storico, quali i molti bunker risalenti alla seconda guerra mondiale, ma anche ben precedenti. La tutela archeologica, a quanto pare, non esiste: “La Soprintendenza ai Beni Culturali ha considerato, all’interno del Piano Urbanistico Attuativo, strutture quali antiche masserie del ‘700-‘800 ed un acquedotto greco-romano: in generale non sono state giudicate d’interesse storico”, racconta Vindigni. Una vicenda che ricorda il sito archeologico bizantino sulla collina di Primosole, che sarebbe stato distrutto dall’edificazione degli impianti della Sicula Trasporti.

”Quest’area dovrebbe essere adibita a parco”, insiste l’attivista, ”la città non ha più verde e non possiamo pensare di consumare il poco rimasto. La posizione degli amministratori è inaccettabile”. Una necessaria risposta da parte amministrativa potrà condurre il discorso su una strada costruttiva; nella mattinata si sarebbero anche visti tecnici comunali effettuare prelievi delle acque nei pressi del lido Belvedere. Il che potrebbe preludere ad un’analisi seria, ma su questo la fiducia è ben poca

 


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