Berlusconi sogna Alfano | Ma Alfano non piace a Orlando - Live Sicilia

Berlusconi sogna Alfano | Ma Alfano non piace a Orlando

Il Cavaliere si riavvicina al leader di Alternativa popolare, mentre a sinistra l'avvicinamento tra Alfano e il Pd smonta il progetto di Orlando.

VERSO LE REGIONALI
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PALERMO – Non c’è pausa possibile per gli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra in Sicilia. Qualcuno (leggi: Micciché) aveva sperato in “un armistizio”, giusto il tempo di far passare il Ferragosto e riprendere un po’ di fiato, ma la partita è ancora troppo incerta e gli interessi in ballo troppo grandi. E poi oggi, sia su un fronte che sull’altro, hanno parlato i big, sparigliando le carte sul tavolo: Silvio Berlusconi, il cui parere era atteso da giorni per orientare il partito sull’Isola, e, Leoluca Orlando, quest’ultimo per interposta persona attraverso il suo fedelissimo braccio destro Fabio Giambrone. Il nodo da sciogliere è sempre lo stesso e sta rubando più tempo di quanto fosse possibile concedersi: dove andrà Angelino Alfano? E una volta che il ministro degli Esteri avrà scelto l’area in cui giocare, come cambieranno i possibili apparentamenti? Nel conto, c’è da misurare anche il malcontento dei rappresentanti di Alternativa popolare in Sicilia, che di andare con il centrosinistra, come sembra voler fare il loro leader, non sono affatto convinti.

Il sogno di Berlusconi. “Ad Alfano e Meloni faccio solo un appello, che mi pare essenziale. Pensiamo al bene della Sicilia e al futuro dei siciliani. Io per la Sicilia ho un sogno – ha detto Berlusconi in un’intervista al Mattino – che si componga un centrodestra coerente e inclusivo”. Il Cavaliere, quindi, conferma la strategia di Gianfranco Micciché, coordinatore azzurro sull’Isola: Alfano deve fare parte della coalizione di centrodestra e per questo obiettivo si deve lavorare. Ma senza perdere pezzi per questo. L’appello alla leader di Fratelli d’Italia, infatti, è di restare insieme, nonostante Giorgia Meloni abbia da tempo cominciato la sua campagna elettorale appoggiando il candidato Nello Musumeci, tanto da affiancarlo anche nel suo primo tour in giro per la Sicilia. D’altronde, Berlusconi di nomi non parla, ma accenna a una più generica “possibilità di scegliere fra più candidati di altissimo livello”.

Ma la Meloni non ci sta comunque, l’accostamento del suo nome a quello del ministro degli Esteri non le piace e rigetta immediatamente l’invito a stare con Alfano e il suo partito: “Sono d’accordo sul fatto che occorra costruire un centrodestra capace di rappresentare lo scontento e il cambiamento – ha detto – ma considero impossibile farlo insieme a chi governa la Sicilia insieme a Crocetta e l’Italia insieme a Renzi”.

Un passo avanti e due indietro, dunque, nel centrodestra siciliano. “Ormai il quadro è chiaro e ci sono tutte le condizioni per giungere ad una candidatura unitaria nel centrodestra siciliano. Non c’era alcun nodo da sciogliere poiché Alfano è e rimane con la sinistra. i due nomi più accreditati, nel centrodestra, per la candidatura a presidente della regione, sono quelli di Musumeci e Armao. Gli altri nomi sarebbero stati solo dei burattini per una riedizione del vecchio centrodestra”, dice Vincenzo Figuccia, parlamentare regionale di Forza Italia che da settimane lavora in antitesi al coordinatore Micciché per riunire il centrodestra, senza Alfano, attorno al candidato Musumeci. Un atteggiamento che non è piaciuto a molti altri rappresentanti di Forza Italia dell’Isola che hanno interpretato questo atteggiamento come il chiaro segnale di un prossimo addio di Figuccia al gruppo. Sabrina Figuccia, d’altronde, sorella del deputato da poco insediata al Consiglio comunale, è stata eletta nella lista di Forza Italia ma ha scelto poi di non iscriversi al gruppo consiliare in polemica con il collega Giulio Tantillo.

Alfano, da parte sua, non ha ancora scelto da che parte stare. Il terreno su cui si muove è scivoloso, a rischio c’è soprattutto il consenso sull’Isola. Dal suo entourage confermano che l’intenzione è quella di proseguire il cammino con il centrosinistra; un’esigenza che è prepotente a Roma ma che dovrebbe passare anche dalle prossime Regionali siciliane del 5 novembre. “Abbiamo valutato molto positivamente sia le parole di Micciché quando ha detto che in Sicilia c’è spazio per il Ppe italiano, sia la disponibilità al dialogo del Pd. Noi presenteremo il nostro programma e il nostro candidato, vedremo chi vuol venire con noi per realizzare questa alleanza”, ha detto Giuseppe Castiglione, coordinatore regionale di Ap.

Lo stop di Orlando. Alfano che si sposta a sinistra, però, dimostra di avere già gravi conseguenze sulla costruzione di un “modello Palermo” per le prossime regionali. Mentre il Partito democratico, con il segretario regionale Fausto Raciti, infatti, apre ai moderati – “venite a scrivere il programma con noi” – Orlando, attraverso “il suo uomo per le liste”, Fabio Giambrone, frena gli entusiasmi con un sostanziale “non si può fare”. Verrebbe a mancare, dicono, la dose di “civismo politico”: “Guardando alle prossime elezioni regionali – scrive Giambrone in una nota – è evidente che lo stesso ‘campo largo’ non possa non essere in chiara e credibile discontinuità, programmatica e di comportamenti, rispetto ai disastri e alla irresponsabilità che la Regione ha prodotto in questi anni a danno dei siciliani e delle siciliane”.

Nulla di fatto anche a sinistra, quindi. La proposta di Raciti era piaciuta però a Sicilia Futura di Cardinale: “Apprezziamo l’iniziativa di Raciti intesa a consolidare l’alleanza di centrosinistra attraverso un accordo programmatico con Alternativa popolare sulla scorta di quanto già sperimentato con successo a Palermo nelle scorse amministrative. In questa direzione ci stiamo spendendo con convinzione e impegno recuperando anche l’area Pisapia-Tabacci, che ha già offerto la propria disponibilità con concrete a apprezzabili proposte al tavolo programmatico presieduto da Leoluca Orlando”, ha fatto sapere Totò Cardinale.

Chi resta in campo, dunque? Crocetta. Il governatore, parlando al Manifesto, oggi ha tolto ogni dubbio sulla possibilità di un suo passo indietro: “In Sicilia è in atto un tentativo di forte restaurazione della vecchia classe politica, mascherato dal finto civismo di Leoluca Orlando. Non posso non candidarmi”.


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