Casa di riposo lager |Processo rinviato in autunno - Live Sicilia

Casa di riposo lager |Processo rinviato in autunno

Un impedimento procedurale non ha permesso l'avvio del procedimento.

BRONTE – Si sarebbe dovuta celebrare stamattina la prima udienza del processo che vede imputati il presidente e quattro dipendenti della Casa di riposo “Istituto San Vincenzo de’ Paoli – Padre Marcantonio” di Bronte. L’inizio del processo, che si celebra davanti alla seconda sezione monocratica del Tribunale di Catania, è stato invece rinviato al prossimo 12 novembre a causa di un impedimento procedurale (era presente in udienza un giudice onorario invece di un togato). Pesanti le accuse a carico di padre Luigi Minio, dal 2013 alla guida della Fondazione, di suo nipote padre Renato Minio e di altri tre dipendenti, Vincenzo Greco, Vincenzo Lembo e Rita Riolo.

Maltrattamenti ai danni di persone indifese e abbandono di persone incapaci. Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania, coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro e dal sostituto Rosaria Molè, che è stata avviata in seguito a esposti e nei cui atti sono confluite indagini dei carabinieri della compagnia di Randazzo e del Nas, i cinque sono infatti accusati di aver sottoposto “a continui maltrattamenti gli anziani ospiti, rendendo loro la vita particolarmente penosa e dolorosa, aggredendoli verbalmente con ingiurie e minacce, non assicurando loro adeguati e sufficienti pasti, costringendo alcune ospiti disabili autosufficienti ed incapaci di intendere e volere a consumare i pasti in una stanzetta ripostiglio ubicata sul secondo piano della struttura isolate rispetto agli altri ospiti, usando nei confronti degli anziani violenza fisica consistita in spintoni, schiaffi e pugni. Fatti accertati in Bronte, dal mese di agosto 2013 sino ad oggi con condotta perdurante”.

Ad essere contestata anche l’assenza “di condizioni minime per l’assistenza agli anziani ricoverati, di condizioni igieniche sufficienti e di personale qualificato ed in numero adeguato in grado di assistere continuativamente gli ospiti della struttura (ad esempio un solo operatore per 61 ospiti nelle ore notturne), in assenza di figure professionali prescritte dalla normativa vigente (ad esempio, terapista della riabilitazione) e di adeguata e continuativa assistenza medica, nonché abbandonavano gli anziani ospiti come risultante dal verbale di ispezione dei NAS di Catania del 13.01.2014 e di quelli sottoposti a visita medica da parte dell’ASP del distretto di Bronte, da cui emergeva che su un totale di 62 ospiti ben 30 (pari al 46%) risultavano totalmente non autosufficienti, tutte persone incapaci per vecchiaia e malattia di provvedere a loro stesse e di cui le persone indagate avevano la cura e custodia. Con fatti accertati dal 13 gennaio 2014 con condotta perdurante.”

A carico di padre Luigi Minio anche l’accusa di omessa comunicazione all’autorità di Pubblica Sicurezza delle generalità delle persone alloggiate nella struttura. Sessantadue le parti offese individuate dalla Procura, mentre tre sono gli anziani che, attraverso i propri amministratori di sostegno, si sono costituiti parte civile.

Di contro il collegio difensivo, costituito dagli avvocati Samantha Lazzaro, Mariella Mirenda, Carmelo Peluso, Renato Radice, Mario Schilirò, ad oggi ha sempre puntato l’attenzione sui passaggi che hanno condotto dalla vecchia alla nuova amministrazione della Fondazione, lamentando che le persone offese, alcune delle quali ormai decedute, non sono mai state sentite, basandosi inoltre le accuse su lettere anonime giunte, insieme a diverse ispezioni, subito dopo l’arrivo dell’attuale presidente e ricordando che nulla delle accuse contestate era emerso dalle telecamere posizionate di nascosto nell’ospizio dai militari.

 


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