PALERMO – L’ipotesi di reato è “associazione a delinquere di stampo mafioso”, la stessa che si contesta ai boss di casa nostra. Solo che stavolta in carcere finiscono tredici nigeriani che hanno dato vita a Palermo ad un gruppo con regole e gerarchie simili a quelle della mafia.
L’operazione della squadra mobile, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è stata denominata “No Fly Zone”, colpisce un gruppo di matrice cultista che fa capo alla confraternita “Eiye”, ramificata su tutto il territorio nazionale. I palermitani erano in contatto con analoghi gruppi a Catania, Cagliari, Torino e Padova.
A supportare il provvedimento di fermo ci sono anche le intercettazioni, le dichiarazioni di due nigeriani pentiti e i racconti di una testimone. L’indagine è partita dalla denuncia di una ragazza nigeriana vittima di tratta e di sfruttamento della prostituzione.
La casa del sesso a pagamento dove era costretta a vendere il proprio corpo è stata localizzata all’interno del quartiere storico di Ballarò. Non solo prostituzione, ma anche spaccio di droga. L’operato del gruppo si imponeva con la violenza. Previsto un rito di ingresso per gli affiliati, il “battesimo di un nuovo Bird”, nel corso del quale le lacrime del nuovo adepto vengono mescolate al suo sangue. Uno dei summit è stato intercettato in diretta dagli investigatori guidati dal capo della Mobile Rodolfo Ruperti. Quindi la decisione del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Salvatore De Luca e dei sostituti Gaspare Spedale e Giulia Beux di procedere con il fermo. Già tre ani fa fu scoperto che a Palermo erano attivi i membri della Black Axe – l’ascia nera, altra pericolosa organizzazione- arrestati, processati e condannati.
