Le nomine, le società, il passato | Al governo manca una direzione - Live Sicilia

Le nomine, le società, il passato | Al governo manca una direzione

Perché Musumeci è finito all'ultimo posto nella classifica di gradimento dei governatori? Iniziamo da qui

LE SPINE DEL GOVERNATORE
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Nei giorni scorsi abbiamo elencato le dieci “spine” di Musumeci: i motivi per i quali, secondo noi, il governatore siciliano si è piazzato all’ultimo posto nella graduatoria sui presidenti di Regione italiani stilata dal Sole 24 ore. Con questo articolo, iniziamo un viaggio tra queste “cause”. Provando a scendere nel dettaglio. A cominciare da qui: il governo è così in basso perché non ha ancora indicato una direzione chiara. Manca di una vera identità.

Il problema non è la comunicazione. Ma la direzione. Non è la pubblicità, ma l’assenza di una idea chiara di governo ad avere prodotto, ad esempio, la “freddezza” se non l’insoddisfazione dei siciliani nei confronti della giunta Musumeci, fotografata pochi giorni fa dal Sole 24 ore.

La mancanza di una identità precisa, insomma, è una delle “dieci spine” del governo regionale, che abbiamo elencato pochi giorni fa. Manca un’idea forte di governo, manca, insomma, una caratterizzazione della giunta che consenta di distinguerla e persino, in qualche caso, di giudicarla.

E così, quello che viene definito come il periodo di “semina” che produrrà un ottimo raccolto, al momento sembra solo una lunga “gelata” in attesa che arrivi l’estate. Congelati, in effetti, a guardar bene, sono circa 140 milioni del bilancio regionale in attesa di un accordo con lo Stato (altra “spina”, quella dei rapporti con Roma, come si è già scritto). E congelate, per lungo tempo, sono state le nomine di questo governo. Cioè la scelta di uomini e donne in posti-chiave, che è uno dei modi più immediati per far comprendere dove si vuole andare.

In principio, invece, fu il momento degli amministratori “temporanei”: fedelissimi degli uomini in giunta, piazzati al vertice delle aziende e delle società regionali per far maturare i termini dello spoils system. In molti casi, però, si è andati avanti per mesi con dirigenti transitori, in mancanza di un accordo sulle nuove, vere guide, se non addirittura senza una guida con pieni poteri (è stato il caso di Riscossione Sicilia e Cas, a cui accenneremo a breve). Lo stesso discorso vale per la Sanità: per buona parte di questa “nuova era” si è andati avanti con i “vecchi” commissari di Crocetta. Le “procedure”, per carità. Ma alla fine i nomi dei nuovi, in molti casi, altro non sono che quelli di prima, confermati seppur in caselle differenti. Ad aggiungere un elemento alla mancanza di chiarezza sulla “direzione” del governo Musumeci: qual è il rapporto col passato? Può un governatore che ha fondato un movimento politico declinato al futuro, affidarsi a nomi che hanno caratterizzato le ere politiche precedenti?

La cifra, però, oggi appare proprio questa. Mentre insomma si sogna che un giorno possa diventare bellissima, ecco ripescati in Asp, ospedali, società partecipate regionali, gli uomini di un periodo che lo stesso Musumeci, giustamente, ha definito una “palude”. E del resto, questo era già evidente dalla formazione della stessa giunta. Ma se era una palude, quel periodo, lo era a causa degli uomini, non certo degli eventi atmosferici. A non piacere ai siciliani, insomma, è probabilmente anche il tuffo nel passato di un presidente che si definisce “fuori moda”, forse anche con un lieve compiacimento per la propria diversità. E in parte ci può stare: troppo freschi gli strepiti, le urla, gli strafalcioni, la demagogia a tratti oscena del lustro precedente. Ma non è affidandosi al passato che fu di Lombardo e Cuffaro (e persino di Crocetta), così come si fa rispolverando treni storici, biciclette e cavalli di razza, che si indica il futuro. E la gente di Sicilia – infettata anch’essa dal morbo del populismo spinto e dell’odio pavloviano – oggi, però, forse ha bisogno anche di questo: di capire come sarà. Di sperare che possa essere in qualche modo “diversa” dal passato. Ma ancora il governo Musumeci non ha indicato quale sia la direzione e il capolinea.

Lo dimostrano altre piccole – si fa per dire – vicende. La guerra tra Regione e Stato sulla gestione e sulla manutenzione strade siciliane ha fatto emergere una delle contraddizioni dell’esecutivo. Mentre si litiga con Anas un giorno sì e l’altro pure, si delibera la nascita di un ente che dovrà accogliere la stessa Anas per la gestione di tutte le autostrade siciliane. Anche qui, però, ecco lo “stallo”: l’ente che doveva nascere a marzo, non è ancora nato. In attesa di conoscere la relazione di un esperto sulla situazione economica del Cas, spiegano dalla Regione. Una “scusa” che somiglia all’analisi costi-benefici per la Tav. Intanto, infatti, i vertici del Consorzio autostrade sono stati rinnovati e i rapporti con Anas restano gelidi. Qual è quindi la direzione?

E cosa fare, ad esempio, di Riscossione Sicilia? Fu anche l’opposizione guidata allora da Nello Musumeci a “spingere”, nei giorni caldissimi delle tensioni tra l’Ars e l’amministratore di allora, per una legge che conducesse alla liquidazione di Riscossione Sicilia e al “trasferimento” di personale e competenze all’Agenzia delle entrate. Il destino qui sembrava chiaro, ma anche in questo caso tutto si è complicato, tutto si è fermato, con un’altra proroga che non fa chiarezza, mentre al vertice della società, invece di un liquidatore, è stato inviato, per forza di cose, un intero consiglio di amministrazione. Discorso simile su Esa: il presidente aveva apertamente chiesto, con tanto di battagliero video contro la “partitocrazia” presente all’Ars, lo scioglimento dell’ente. Proposta poi sparita. Si è semplicemente cambiato il vertice, anche qui, e dimenticato tutto. La liquidazione dell’ente non si trova più in nessuna finanziaria, né nel tanto strombazzato collegato. Sparita. Mentre ancora in “stand-by” è la trasformazione di Seus in Areus e non esiste un piano di riordino delle società partecipate che danno lavoro a settemila persone. Piccole storie, se vogliamo, che disegnano una storia più ampia. Quella di un governo che non ha una direzione. Che non riesce a caratterizzarsi perché non riesce a imboccare una strada e seguirla fino in fondo. E questo puoi comunicarlo benissimo o malissimo. Ma non cambierebbe molto.

> LEGGI ANCHE: Le dieci spine del governatore


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