I partiti e il fantasma del voto | Quel big bang che si prepara - Live Sicilia

I partiti e il fantasma del voto | Quel big bang che si prepara

La politica avvolta da un senso di precarietà. Nervi tesi nei partiti. Aspettando il destino del governo Conte.

Prima delle Europee avevamo scritto che dopo il voto c’era da aspettarsi un big bang della politica. E seppure quell’esplosione deflagrante ancora non c’è stata, i segnali di un magma in ebollizione non mancano, anzi. Partiti e coalizioni sono attraversati da fibrillazioni palpabili, in alcuni casi con conseguenze notevoli. Come accade al Pd siciliano. Che dopo aver atteso il voto per Bruxelles, è passato al redde rationem sul controverso congresso regionale. La Commissione nazionale di garanzia ha annullato l’elezione di Davide Faraone e il partito è entrato nella fase del commissariamento, affidato al pugliese Losacco. Un vero e proprio terremoto, per quanto annunciato. Il Pd non certo nuovo a sperimentare tormenti interni. Ma la ferita che si è aperta con la defenestrazione di Faraone è profonda. Il senatore renziano ha addirittura parlato dell’eventualità della nascita di una nuova formazione politica. Ma su questo terreno nessuno lo ha seguito. Anzi, va detto che al netto della strettissima cerchia dei fedelissimi e degli orfiniani, gli altri “renziani” sono rimasti abbastanza freddi di fronte agli sfoghi del segretario deposto. Pur lanciando una raccolta di forme contro ogni ipotesi di avvicinamento ai grillini. C’è un fantasma di voto anticipato nell’aria e nessuno sembra volersi esporre più di tanto.

Ed è proprio questo spettro della possibile caduta del governo nazionale ad agitare lo scenario e a renderne in generale quanto mai precario l’equilibrio. Anche nel centrodestra, dove il big bang non c’è stato ma il nervosismo continua a serpeggiare. Nello Musumeci ha avviato la sua campagna mediatica per accreditarsi come leader nazionale cavalcando la questione meridionale. Ma nel frattempo la nascita di un gruppo di fuoriusciti da altri partiti all’Ars ha indispettito i suoi alleati. E non è piaciuta alla Lega, della quale il governatore ambisce a essere ‘interlocutore privilegiato e che invece ha preso le distanze anche in modo abbastanza aspro con il colonnello salviniano Stefano Candiani. Quanto a Forza Italia, dopo le lotte intestine, ultimamente sono emersi anche segnali di insofferenza verso il governo: si è fatta notare la protesta sulla Sanità contro l’assessore Razza messa su da Stefania Prestigiacomo e dal partito siracusano. E così all’Ars si continua a soffrire e no solo non si è visto il famoso rimpasto ma nemmeno si è riusciti a sostituire il compianto Sebastiano Tusa.

Nervi a fior di pelle anche a casa dei grillini. Dove la grande purga dei dissidenti continua. Gli ultimi epurati sono Ugo Forello, candidato sindaco a Palermo per i 5 Stelle all’ultimo giro, e Giulia Argiroffi. Il Movimento continua a logorarsi nella difficile convivenza al governo con la Lega, e chissà che gli ammiccamenti di parte del Pd respinti da Di Maio non comincino a fare breccia in una parte dei grillini più insofferente all’appiattimento su Salvini.

Insomna, il big bang non è ancora arrivato ma la pentola è in ebollizione. Il futuro del governo Conte è la principale incognita che condiziona il quadro. E la sensazione che non ci sia il tempo per attrezzarsi a piani di medio-lungo periodo accomuna tutti i partiti in una generalizzata precarietà.


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