"Iddu arrivò a Trapani in Mercedes" | La droga e il latitante: tre arresti - Live Sicilia

“Iddu arrivò a Trapani in Mercedes” | La droga e il latitante: tre arresti

Matteo Messina Denaro

Ai domiciliari l'ex avvocato Antonio Messina. Una traccia di Matteo Messina Denaro. VIDEO

PALERMO – Indagavano su un traffico internazionale di droga e hanno registrato l’ultimo mistero su Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros, del Comando provinciale di Trapani e i finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno arrestato tre persone. L’ordinanza è firmata del Gip Guglielmo Nicastro che ha accolto la richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Paolo Guido, e dei sostituti Francesca Dessì, Gianluca De Leo e Pierangelo Padova della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano.

Ai domiciliari, ma solo per ragioni di età, finisce l’ex avvocato Antonio Messina, 73 anni, che viveva ormai a Bologna Custodia cautelare in carcere per Giacomo Tamburello, 59 anni, e Nicolò Mistretta, di 64. Sono tutti originari di Campobello di Mazara e pluripregiudicati per traffico di droga. Dal 2013 al 2018 avrebbero importato grosse quantità di hashish lungo la rotta Marocco-Spagna-Italia.

Tre le forniture monitorate dai finanzieri. Oltre 240 di droga chili furono sequestrati a Carate Brianza ed erano destinati alle piazze milanesi dello spaccio. Una “partita” di 180 chili era stata ceduta a clienti di origine calabrese. Infine un carico di di sessanta chili fu sequestrato nel 2015 in Toscana.

Gli investigatori hanno intercettato Messina, anziano massone, mentre parlava con Giuseppe Fidanzati, solo indagato nell’inchiesta. Si tratta di uno dei figli di Gaetano Fidanzati, boss dell’Acquasanta, oggi deceduto, che aveva fatto di Milano la sua seconda città e la base operativa dei traffici di droga. Anche il figlio Giuseppe ha fatto i soldi con la droga. Nel 2013 ha finito di scontare una condanna a ventuno anni di carcere.

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I due facevano riferimento ad un “ragazzo” di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, il nipote del cuore del latitante, a cui erano state fatte “le scarpe”. Era stato arrestato perché costretto ad esporsi vista l’assenza di Matteo Messina Denaro. Mentre parlavano i carabinieri del Ros registravano. Fidanzati si diceva sicuro che qualora “don Matteo” fosse stato presente non gli sarebbe accaduto quell’incidente di percorso.

C’è di più perché Fidanzati ricordava di un incontro avvenuto alla stazione di Trapani con “iddu”. Si riferiva al latitante o al nipote? “Iddu” si era fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da “Mimmu”. I militari del Ros lo identificano in Domenico Scimonelli, che fino al suo arresto nel 2015 era l’insospettabile titolare di un supermercato. Poi si è scoperto che faceva il pizzinaro del latitante ed è stato anche condannato all’ergastolo per omicidio. Scimonelli aveva davvero una Mercedes.

Messina è un personaggio noto alle cronache giudiziarie. Fu condannato per traffico di droga negli anni Novanta. Assieme a lui erano imputati l’ex sindaco del Comune di Castelvetrano Antonio Vaccarino, e gli uomini d’onore Nunzio Spezia e Franco Luppino. Messina, radiato dall’ordine professionale, fu indicato come mandante dai collaboratori di giustizia Rosario Spatola e Vincenzo Calcara per l’omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Per il delitto sono stati condannati Totò Riina e Mariano Agate, mentre Messina fu scagionato.


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