"Pochi presidi e tanta fatica | E a casa... con la mascherina" - Live Sicilia

“Pochi presidi e tanta fatica | E a casa… con la mascherina”

Da Palermo arriva una testimonianza di coraggio e abnegazione. Che vale per tutti.

Coronavirus
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PALERMO- “Pochi presidi, tanta buona volontà. Vuole sapere come lavoriamo noi? Ora glielo spiego”. Tiziana Maniscalchi, direttore facente funzione al pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo, è un camice bianco di lungo corso. Chi la conosce sa quanta passione ci metta e quanto riesca a infonderla alla sua squadra. I medici, i rianimatori, gli infermieri e tutto il personale che combatte la guerra estrema contro il Coronavirus.

“Abbiamo pochi presidi, sì – racconta la dottoressa – molte cose le recuperiamo noi, con l’accortezza, con le telefonate, parlando in prima persona con le ditte private. Certo, comprendo benissimo che la situazione è drammatica, ma la sicurezza di chi lavora nella Sanità è una salvaguardia per tutti. Io ringrazio chi lavora con me. Nessuno molla. Nessuno prende una pausa. Un operatore si è fatto l’infarto mentre era con noi. La situazione è questa”.

Ed è uno scenario, quello descritto dalla dottoressa Maniscalchi, che fa giustizia dei professionisti della lamentela. Di quelli che borbottano per le restrizioni e non sanno, o non vogliono sapere, cosa c’è negli ospedali.

“Al ‘Cervello’ portano tutte le insufficienze respiratorie – spiega la dottoressa – di fatto, grazie anche al grande lavoro della direzione sanitaria, abbiamo diversificato le funzioni. Qui c’è un pronto soccorso a impronta Covid, tutti gli altri vengono trasportati a Villa Sofia. Stiamo crescendo, per saperne di più, e devo ringraziare pure tanti colleghi della Lombardia con cui sono in contatto. Siamo in rete con l’ospedale di Partinico, con i pronto soccorso cittadini, con i rianimatori, con il 118, perché lo scambio di informazioni in tempo reale è fondamentale. Abbiamo uno staff di pneumologi, coordinati dal dottor Arcoleo, dedicato solo al Coronavirus e il dottore Farinella per le malattie infettive. E’ necessario appiattire la curva dell’epidemia. Non sappiamo quanto durerà, ma ogni contagio risparmiato è uno schiaffo al virus, ecco perché l’isolamento è l’arma migliore e i provvedimenti restrittivi sono sacrosanti”.

 E poi la sera, dodici-quattordici ore dopo, la dottoressa Tiziana torna a casa: “Ma dormo tre ore. Alle sei sono di nuovo in piedi. Sto con la mascherina per precauzione. Non prendo l’ascensore. E ancora voglio dire grazie alla squadra che sta dando una prova eccezionale”.

Ed eccoli in una foto gli eroi del ‘Cervello’, come i loro colleghi, in formazione, indisponibili alla resa. Eroi, sì, perché è un appellativo che gli spetta come la nostra gratitudine. Sono loro che lottano, spesso a mani nude, sulla trincea della paura di tutti.


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