La banda degli spaccaossa| Falsi incidenti, 36 condanne - Live Sicilia

La banda degli spaccaossa| Falsi incidenti, 36 condanne

La vittima complice esce dalla stalla con le ossa rotte

Falsi incidenti, fratture vere. la gente si faceva spezzare le ossa dentro una stalla

PALERMO – Tutti condannati, tranne uno, al processo sulla banda di spaccaossa. La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Annalisa Tesoriere che ha accolto la ricostruzione del procuratore aggiunto Sergio Demontis e dei sostituti Giulia Beux e Giacomo Brandini. Sono caduti alcuni capi di imputazione per singoli finti incidenti stradali e le pene sono state meno pesanti di quelle chieste dall’accusa. Questo perché il giudice ha anche escluso numerose contestazioni di falso ideologico per induzione (ad essere tatti in inganno secondo l’accusa erano stati i medici e gli investigatori che stilavano i referti sui falsi incidenti) e i reati di calunnia sono stati riqualificati nelle meno gravi auto calunnie. Altre ipotesi sono venite meno per difetto di querela. L’unico assolto è Giovanni Norfo, difeso dall’avvocato Daniele Gimbruno.

Al civico 74 di via Leonardo da Vinci, sede della Ellerre di Luca Reina, si occupavano di gestire le pratiche burocratiche, di seguire la parte amministrativa ed economica dei finti incidenti. Il lavoro sporco, a cominciare dal reclutamento delle persone disposte a farsi spezzare gambe e braccia, sarebbe stato di competenza di Salvatore Andrea Cintura. Nella sua agenzia di scommesse di via Pietro Scaglione transitavano persone disperate e dunque facili prede.

Reina e Cintura sono due dei trentasei imputati. Reina ha fatto delle ammissioni. È vero che ha organizzato dei finti incidenti e non da solo. Casi singoli, però, di certo non le iniziative di una banda. Di avviso opposto la Procura che, infatti, gli contestava il reato di associazione a delinquere.

Quello ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo di Monreale era un vorticoso giro di denaro con un minimo comune denominatore: i soldi pagati dalle compagnie di assicurazioni finivano su conti correnti che nulla avevano a che fare con le vittime degli incidenti.

Il lavoro non mancava. “Mi stressano, tutta la famiglia Cintura mi chiama, Salvo, Domenico, Marcello… mi stressano proprio…”, diceva Antonino Buscemi che reclutava la gente disposta farsi spezzare le ossa. Tanto lavoro, tanti soldi: “…niente ora hanno per ora a uno… che gli hanno rotto, piede, femore e polso ed è una pratica da duecentomila euro e siccome era scappato questo, si era andato a chiudere al manicomio, perché era impazzito… no già è operato e finito, hai capito? Aspettano solo che entrano i soldi, siccome sono duecentomila euro, si spaventano che scappa. Capito? E lo fanno dormire la e gli danno a bere, a mangiare… centomila, però sono tre i soci, trentamila l’uno…”.

Si davano appuntamento alla “stalla” (LE FOTO) un locale sudicio che si trova in via Mango, rione Borgo Nuovo, accanto a una villa seicentesca. Era la stalla degli orrori, una delle basi operative della banda, dove venivano spezzate le ossa alle vittime-complici dei falsi incidenti a colpi di mazza o grosse pietre. Così Domenico Cintura spiegava a un parente “… siamo andati a fare… a rompere a uno… lo abbiamo rotto alla stalla”.

Ecco i nomi degli imputati e le rispettive pene: Salvatore Andrea Cintura (11 anni e due mesi), Luca Reina (10 anni e 10 mesi), Alessio Cappello (5 anni e 10 mesi), Domenico Cintura (5 anni e 10 mesi, per quest’ultimo difeso dagli avvocati Antonio Turisi e Daniele Giambruno; oltre ai falsi per induzione e le autocalunnie è caduta l’accusa di tentata rapina a una sala giochi; la pena è stato così più bassa di quanto i  pm avevano richiesto), Giovanni Napoli (4 anni e 10 mesi, a fronte di una richiesta di 8 anni, era difeso dall’avvocato Teresa Re), Alessandro Bova (4 anni e 8 mesi), Antonio Buscemi (5 anni e 6 mesi), Giuseppe Orfeo (5 anni e 6 mesi), Giuseppe Cintura (3 anni), Giovanni Viviano (3 anni e 10 mesi), Claudio Baglione (3 anni e 6 mesi), Giuseppe Monti (3 anni), Vito Virzì (3 anni), Manlio Lo Piccolo (10 mesi), Vincenzo Renna Cristofaro (2 anni e 10 mesi), Concetta Di Carlo (8 mesi), Silvestro Lo Sasso (2 anni e 10 mesi), Francesco Tosco (2 anni e 6 mesi), Salvatore Chiodo (2 anni e 10 mesi), Letterio Maranzano (1 anno e 4 mesi), Giuseppe Bondini (10 mesi), Cristian Neri (2 anni), Francesco Mutolo (1 anno e 6 mesi), Giuseppe Gallo (1 anno e 6 mesi), Giovanni Armanno (1 anno e 8 mesi), Angelo Lo Pinto (10 mesi), Davide Giammona (10 mesi), Giovanni Calì (10 mesi), Francesco Dragotto (2 anni e 10 mesi), Leonarda Amato (1 anno), Rita Arceri (1 anno), Franco Arnone (10 mesi), Domenico Celesia (10 mesi), Davide Mendola (1 anno e 20 giorni), Giovanni Zinna (1 anno), Salvatore Fasullo (1 anno e 2 mesi). Risarcite anche le compagnie di assicurazione truffate che si erano costituiti parte civile.

Successivamente anche la polizia e la guardia di finanza avrebbero fatto emergere l’esistenza di altre associazioni criminali che operavano nella stesa maniera: incidenti finti, fratture vere.


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