Mafia, droga e usura: blitz con 24 arresti a Siracusa

Mafia, droga e usura VIDEO|Blitz con 24 arresti a Siracusa

L'inchiesta è coordinata dalla Dda di Catania
OPERAZIONE DEI CARABINIERI
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SIRACUSA – Dal carcere di Milano il boss siracusano Antonio Aparo aveva ricostruito il suo clan, inviando lettere al reggente da lui indicato Massimo Calafiore e ai vari incaricati per gestire un giro di usura ma anche un traffico di sostanze stupefacenti nei comuni di Siracusa, Florida e Solarino. I carabinieri hanno eseguito 24 provvedimenti cautelari (19 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) disarticolando un gruppo che avrebbe favorito il clan Aparo di cui facevano parte anche Giuseppe Calafiore, Salvatore Giangravè e Angelo Vassallo. Ad intimidire commercianti erano Mario Liotta (recentemente deceduto) e il figlio Francesco.

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L’indagine è scattata nel settembre del 2017 dopo alcuni incendi a Floridia ad esercizi commerciali: i militari hanno scoperto che incendi e danneggiamenti (almeno quindici gli atti incendiari attribuibili all’associazione, sia a danno di autovetture che di esercizi commerciali) facevano parte del modus operandi del gruppo che concedeva prestiti a tassi del 240 per cento l’anno. Ad occuparsi della contabilità, con nominativi, ammontare delle rate e pagamenti era Giuseppe Calafiore aiutato dalla madre Antonia Valenti e dalla compagna Clarissa Burgio, inizialmente vittima di usura. Le vittime accreditavano ai loro strozzini le rate pattuite mediante bonifici bancari o trasferimenti monetari su Postepay, oltre che con il trattenimento di assegni dati in garanzia per l’ammontare del prestito. In caso di inadempimento, i Calafiore si impossessavano di autovetture, beni immobili e esercizi commerciali delle vittime.

Parte dei proventi dell’usura erano utilizzati per acquistare cocaina, hashish e marijuana, fornite dai catanesi, Salvatore Mazzaglia e Victor Andrea Mangano, soggetti legati al clan etneo dei Santapaola-Ercolano, gruppo di Nicolosi – Mascalucia. La sostanza stupefacente veniva rivenduta nella piazza di spaccio di via Fava a Floridia. Emblematiche alcune motivazioni scatenanti di attentati incendiari: l’incendio dell’autovettura dei proprietari di un bar a Solarino, per non aver praticato uno sconto su una torta acquistata da Massimo Calafiore per il compleanno del figlio; o l’incendio di un pub di Floridia dopo che Giuseppe Calafiore aveva giudicato troppo caro un tagliere di formaggi e non aveva potuto ricevere le ostriche e champagne, da lui richieste, ma non disponibili.

Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata all’usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Eseguito un provvedimento di custodia in carcere nei confronti di Antonio Aparo, 62 anni, già ristretto nel carcere di Opera (Milano); Massimo Calafiore, 52 anni; Giuseppe Calafiore, 52 anni,; Salvatore Giangravè, 57 anni, operatore ecologico; Angelo Vassallo, 57, operatore ecologico; Massimo Privitera, 47; Francesco Liotta, 31; Salvatore Mazzaglia, detto “Nino”, 63, già ristretto nel carcere di Catania Bicocca; Victor Andrea Junior Mangano, 29; Paolo Nastasi, 42; Antonio Amato, detto “cappellino”, 34, operaio; Maurizio Assenza, 56, autista; Sebastiano Carmelo Assenza, 26; Jacopo De Simone, 27; Angelo Aglieco, 19; Joseph Valenti, 28, operaio; Antonio Privitera, 24; Giuseppe Crispino, 42, già ristretto nel carcere di Terni. Sono stati posti agli agli arresti domiciliari: Antonia Valenti, 74, pensionata; Clarissa Burgio, 38, impiegata; Andrea Occhipinti, 31, operaio; Domenico Russo, 56, veterinario. Due persone destinatarie di misura cautelare sono al momento irreperibili.


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